La cosa giusta

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"Signor Morris!" ripeté la domestica scuotendogli delicatamente una spalla, "Signore, si è addormentato di nuovo alla sua scrivania".

L'uomo aprì lentamente gli occhi, gli ci volle un po' per capire che si trovasse nuovamente nel mondo reale e non in un sogno. Gertrude lo guardava annoiata, con la confidenza di una domestica che aveva servito in quella casa negli ultimi trent'anni - sin da quando lui era ancora un marmocchio e non il Signor Morris.
Quella giornata lo aveva lasciato stravolto, ma, quantomeno, la cena con Marianne era andata a gonfie vele.
Non ricordava nemmeno quando si fosse spostato a ricontrollare le carte nel suo studio.
"La signora?" domandò.
"Credo che sua moglie si sia già messa a letto" replicò la domestica, "Sembrava un po' stanca. Certo che l'averla fatta bere per tutta la cena non l'aiuterà nei suoi intenti signore..."
L'uomo non poté non notare una mal celata malizia nella voce della sua vecchia governante che lo imbarazzò non poco.
"Gertrude, credi sia il caso di fare certi commenti?"
Quella accennò un sorriso e, per tutta risposta, gli voltò le spalle augurandogli una buona notte sollevando e agitando lentamente il braccio mentre si allontanava. Il modo in cui la donna aveva sottolineato le parole "buona notte" non fece altro che accrescere l'imbarazzo di lui.

Stiracchiò braccia e gambe fino a dover sospirare e finalmente trovò la forza di alzarsi. Attraversò la sala da pranzo tirata a lucido (Gertrude poteva essere difficile da trattare ma sapeva come rimettere in sesto la casa) e, ciondolando, salì per le scale.

Cercò di intrufolarsi in camera da letto in punta di piedi per non svegliare la moglie. Questa, ancora con indosso i vestiti della cena, si era addormentata sul letto, sdraiata su un fianco come a cercare di occupare tutto lo spazio possibile. Il piccolo Christopher aveva trovato un'alcova nell'angolo caldo fra un braccio e l'addome di lei.

Rimase imbambolato per qualche istante a guardarli - sembravano così sereni. Non voleva far nulla che potesse svegliarli. Decise di rimanere a osservarli dormire per un po' accostandosi ad uno dei comodini.

Si ritrovò a sorridere guardandoli. Marianne gli sembrava così giovane - quasi come se quei dieci anni per lei non fossero mai passati. Anzi, sembrava quasi fossero andati a ritroso. Ricordava ancora la prima volta che l'aveva vista. Quella ragazza ribelle che voleva sempre sembrare più vecchia - un'ondata d'aria fresca nella sua vita che stava quasi per perdersi convinto che fosse solo una bambina capricciosa invaghita di lui, il ragazzo più grande.

Il figlio perfetto della dinastia Morris, con una laurea in giurisprudenza nel suo destino, un futuro di successi già scritto e tutti i soldi della famiglia, non aveva trovato nessuna spalla su cui piangere il giorno del funerale di sua madre. E, mentre il signor Morris, suo padre, era riuscito a diventare ancora più assente, quella che gli era sempre sembrata solo una ragazzina si era trasformata nella donna che lo aveva sorretto.

Il piccolo Christopher si agitò nel sonno. Per un attimo l'uomo pensò che stesse per svegliarsi quando quello dapprima sorrise e poi accennò una delicata risata fino a rilassarsi di nuovo. In un moto di affetto egoista, decise di sottrarlo alla sua alcova per prenderlo in braccio correndo il rischio di destarlo. Il bimbo non sembrò infastidito dalla cosa e continuò a dormire per tutto il tempo. L'uomo si spostò sulla poltrona dinanzi al letto, tenendo il piccolo stretto tra le braccia contro il proprio addome.

Poteva sentirlo respirare avvolto nel suo abbraccio mentre Marianne continuava a dormire. Avvertiva lieve il battito del suo piccolo cuore. Che regalo gli aveva fatto! Era così perfetto. I suoi minuscoli pugni contro il proprio petto. Lo osservava - così piccolo e pieno di fiducia. Chiunque l'avesse visto giurava come fosse la sua copia sputata. Lui aveva sempre sostenuto il contrario. Era tutto sua madre. Per questo gli riusciva ancora più semplice amarlo. Non avrebbe mai creduto che un bambino potesse già rivelare così tanto del proprio carattere fin dalla tenera età.

"Tutto sua madre" mormorò tra sé e sé. Così raro che piangesse - non aveva mai immaginato che i bambini sorridessero più di quanto si lamentassero. Non era mai stato particolarmente attratto dall'idea di avere un figlio, ma adesso non riusciva a smettere di osservarlo. Ogni movimento, ogni smorfia o sorriso gli sembravano sorprendenti, come fossero i primi del primo bambino mai venuto al mondo. Una scoperta, qualcosa che nessuno aveva mai visto prima.
Sapeva perché amava Marianne - la sua voglia di vivere, le volte che scoppiava a ridergli in faccia senza motivo o iniziava a ballare con lui in salotto. Sempre così inappropriata e maldestra - quello che ogni principessa non dovrebbe mai essere. Ecco perché la amava.
Ma questa creaturina? Non capiva. Tutto era più viscerale. Come se non potesse farne a meno. Chi lo avrebbe mai detto che sarebbe diventato così sentimentale.

Sospirò stringendolo forte tra le braccia e nuovamente contro il suo petto. Il bimbo emise un soffuso guaito mentre l'uomo smise di avvertire il suo respiro. Dagli occhi fissi contro il tetto bianco non scese nemmeno una lacrima. Vigliaccamente non aveva voluto affrontare l'ultimo fiducioso sguardo di suo figlio. Abbandonò il piccolo corpicino sulla poltrona mentre andava a raccogliere il cuscino che lo avrebbe privato dell'altra sua gioia. Marianne.

Aveva fatto la cosa giusta. Le famiglie avevano chiesto una dimostrazione di fedeltà prima di assegnargli le responsabilità che erano state di suo padre. Quella città aveva bisogno di un re molto più di quanto avesse bisogno di un bravo padre o di un bravo marito.

Aveva fatto la cosa giusta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 10, 2016 ⏰

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