Chapter Two.
❝La realtà esiste nella mente umana e non altrove❞
—George Orwell
Quando Frigga entrò nella cella del figlio, quella mattina, non rimase sorpresa dal vederlo circondato da tomi aperti e pergamene piene di appunti.
La cosa che la stupì però, fu l'espressione totalmente assorbita e concentrata del figlio, come se stesse cercando una cosa di vitale importanza.
Si mordeva perfino il labbro inferiore, un gesto infantile cosí remoto e dimenticato che costrinse la Regina degli Dei a fermarsi e fissarlo attraverso la barriera di Seiðr.
L'Attaccabrighe era seduto al centro della stanza, a gambe incrociate, con la schiena quasi curva dalla concentrazione che impiegava nelle pagine dei libri che lo circondavano. Una posizione a dir poco strana, per il portamento nobile e altolocato del principe cadetto, che sedeva sempre con decoro.. e mai sul pavimento.
Eppure il Dio sembrava essersi buttato giù dal letto e essersi messo come meglio capitava per consultare libri su libri, incurante dell'etichetta, troppo affamato di sapere.
I polpastrelli del Fabbro di Mali erano scuriti sulle punte, colpa dell'inchiostro in cui intingeva la piuma con cui prendeva freneticamente appunti di tanto in tanto, quando trovava qualcosa di particolarmente importante per la sua ricerca.
Frigga rimase a fissarlo per molto tempo, con un dolce sorriso sulle labbra, assaporando uno dei pochi momenti che avrebbe impresso nella memoria come "ricordi di un Loki buono".
La fronte del figlio adottivo era corrugata, gli occhi vigili sulle pagine, mentre il labbro inferiore per qualche attimo tra i denti, torturato inconsapevolmente dal Dio che non si curava di ciò che lo circondava.
Frigga voleva ricordarlo così. Un ragazzo buono, dedito allo studio, capace del massimo impegno, con una cultura vastissima e con conoscenze che pochi potevano vantare di avere, e non come un distruttore di mondi, o una vergogna per gli Dei e soprattutto per suo marito, Odino.
Per lei, Dea buona e amorevole, il figlio non aveva mai rappresentato una vergogna, mai. Nemmeno quando aveva compiuto atti oltraggiosi agli occhi dell'universo, macchiandosi di crimini terribili e di tradimenti verso la propria famiglia.
Perché la verità era che la Regina amava incondizionatamente il figlio, un amore che niente avrebbe mai potuto spezzare, perché con tutti i mali, gli inganni e le menzogne, Loki era suo figlio, nelle avversità e non.
Anche se l'aveva ricevuto nudo e piangente da un Odino grondante di sangue e ferite, di ritorno da una terra in cui dimoravano terribili bestie, lei sentiva nel figlio quel legame che solo sangue del proprio sangue poteva avvertire.
Frigga era la madre di Loki. Nessun dettaglio in più. Lei era sua genitrice e lui era suo figlio e questa era una certezza che la Regina avrebbe sempre conservato con sé, nel cuore.
«madre.» la chiamò la voce intrigante del Dio.
Lei alzò lo sguardo sul viso del figlio rivolto verso di lei e gli sorrise caldamente, ammirando quei due occhi smeraldo di cui era tanto innamorata.
«figlio mio.» lo salutò lei.
Loki aggrottò le sopracciglia e serrò le labbra fino a farle diventare una linea quasi inesistente. Quando parlò la voce sembrò ghiaccio.
«non sono tuo figlio.»
La donna accennò a una breve risata, prima di superare la barriera luminosa che la divideva dal Dio e fissarlo come si fissa un bambino che non capisce.
«tesoro mio, allora perché non mi chiami semplicemente Frigga? E non mi tratti con la stessa freddezza con cui tratti Odino e Thor?» lo sfidò tranquilla, sedendosi su una sedia vicino alla barriera.
Loki abbassò il viso sul tomo posto sulle sue gambe e facendo finta di nulla continuò a leggere, trasferendo qualche dato o parola sulla pergamena lì vicino e facendo finta che la Dea non esistesse.
Frigga sorrise, intenerita dalla testardaggine del ragazzo, rimanendolo poi ad osservare mentre studiava, non trovando gioia migliore di questa.
Loki, nel frattempo, si concentrava più che poteva sulle parole del testo, cercando affannosamente qualcosa che lo aiutasse con la Maledizione e con la bambina.
Sull'ultima pergamena aveva trascritto poche frasi, estratte perlopiù da testi molto più lunghi, che non trattavano l'argomento che gli interessava, ma che ne accennavano in brevi righe.
E i suoi appunti per questo erano brevi, caotici e scoordinati.
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Mortally Close ♔ Loki Laufeyson
Fanfiction❝What do they know of darkness? What do they know of the choking blackness of the void? What do they know of isolation? Nothing. Nothing at all❞ Maëlys non sa chi é. Lei é troppe cose assieme: é un'ibrida, una mezzosangue, é una figlia maledetta e d...