Chapter Two.

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Sentii la sveglia suonare, aprii gli occhi e vidi che erano le 06:30 del mattino. Decisi di tirarmi su il più velocemente possibile per impedirmi di dormire ancora.
Andai in cucina e misi su il caffè. Nel frattempo andai in bagno a truccarmi leggermente, e mi vestii con le prime cose che mi capitavano. Avevo un aspetto pietoso, ma chi a quell'ora non lo aveva?
Feci colazione con calma, controllando l'email che il mio capo mi aveva mandato.
Uscii di casa, chiusi la porta a chiave e quando mi voltai, fui sorpresa di vedere Ethan che mi guardava con un'aria contrariata. Fui sorpresa dal fatto che riuscivo già a distinguerli perfettamente.
"Credo che tu debba smettere di uscire con Aiden." Disse tutto d'un fiato.
"Ehm, posso chiederti perché?" Chiesi lentamente.
Lui ci pensò un attimo e mi rispose con uno strano sorriso.
"Perché Aiden è fidanzato." Continuava a sorridere, e io non ne capivo il motivo.
Risposi con un lieve cenno della testa, e guardando in basso me ne andai. Uscii dal portone del palazzo, e un freddo gelido mi attraversò il corpo. Nonostante fosse solamente ottobre, faceva davvero molto freddo.
Mille pensieri mi inondarono la mente e io continuavo a non capire il comportamento di Aiden. Insomma, non c'era nulla tra noi. Ma nonostante questo, il giorno precedente non riuscii a non pensare che lui ci stesse provando con me. Allora perché ha fatto il primo passo? Mi ha invitato a cena nel suo appartamento! E se la sua ragazza fosse entrata in quel momento e mi avesse visto? Io non capivo. Forse era gay, e avevo solo frainteso, ma non mi sembrava il tipo.
Arrivai finalmente al negozio di ferramenta in cui lavoravo e la giornata continuò monotona fino alle 17:45. Era finalmente ora di chiudere e infine di ritornare a casa, ma come il giorno precedente sentii il campanello sulla porta, suonare. Mi trovai Aiden davanti, tutto sorridente. Era come un deja-vu. Mostrai un sorriso debole, e lui si avvicinò al bancone lentamente.
"Scusami se è la seconda volta che arrivo all'orario di chiusura, ma questa volta ho davvero avuto un contrattempo e-" lo bloccai.
"Non preoccuparti, non è successo nulla, dimmi solo quel che ti serve" sorrisi. Non potevo fare a meno di restare incantata davanti a lui. Era di una bellezza particolare, non ordinaria. I miei pensieri furono interrotti dalla sua voce calda.
"Uhm, no, in realtà volevo chiederti se saresti voluta uscire con me, stasera, uhm, e questa volta senza Ethan." Disse il nome del fratello con una strana espressione che non riuscii a decifrare.
"Scusami ma non credo sia una buona idea." Dissi senza guardarlo negli occhi.
"Ma dal quel che avevi detto ieri, avevo capito che sarei ti sarei potuto interessare." Disse serio.
"Ora non la penso più così, devi scusarmi Aiden, ma non credo che sia una buona idea." Dissi a bassa voce, e con tutto il coraggio riuscii a guardarlo negli occhi.
"Uhm, okay, allora adesso me ne vado" Si voltò, "Ci si vede, Alexis."
Mi si spezzò il cuore, ma come poteva fare il doppiogiochista? Come? Mi sembrava seriamente interessato, dal momento che alla cena del giorno prima mi raccontò davvero molto delle sue esperienze, viaggi, e tante cose belle che aveva trascorso fino a poco tempo prima. E io, come lui, avevo raccontato a quei gemelli molto di me.
Decisi di smettere di pensarci, nonostante non fosse semplice. Non avrei dovuto darci così tanto peso, per il semplice fatto che conoscevo quel ragazzo da solamente due giorni. Quando finalmente fui a casa andai direttamente in cucina nell'intento di mangiare qualcosa, ma con scarsi risultati. Non c'era più nulla in frigo, "fantastico", pensai. Decisi di andare a cenare fuori, non avevo proprio voglia di rimanere a digiuno. Mi rimisi il cappotto, presi i soldi, e richiusi dietro di me la porta d'entrata. Uscii dal palazzo e incominciai a dirigermi verso un qualche ristorante, ma da lì a poco, svoltai un angolo, e sentii un urlo agghiacciante provenire da un lungo vicolo. Era sicuramente la voce di un uomo, e senza pensarci due volte corsi alla ricerca di quest'ultimo. Arrivai fino in fondo al lungo "corridoio", dove erano posti i soliti bidoni della spazzatura. Vidi un uomo minuto, magrissimo con dei vecchi vestiti, disteso a terra. Era immobile, con gli occhi spalancati. Perdeva sangue. Mi girai per tornare sulla via principale, per cercare aiuto, ma venni afferrata da dietro da delle gelide mani e fui scaraventata contro una parete con tale forza da quasi rompermi un osso.
"Alexis" Sentii pronunciare il mio nome con una tale freddezza e presunzione da farlo sembrare un insulto. Era la voce di una donna. Alzai il viso e mi trovai davanti un alta signora, molto magra, con una folta chioma bruna e ondulata. Aveva degli occhi vuoti, vitrei color argento.
Sentii un dolore lancinante appena dietro la testa, e quando tastai la presunta ferita con una mano, trovai sulle dita del sangue caldo.
"C-cosa vuoi da me? Come m-mi conosci? E c-cosa hai fatto a quell'uomo?" Dissi quasi sussurrando.
Ero sicura che a momenti sarei svenuta.
"Oh, cara dolce Alexis, non importa come ti conosco, anche se credo che la tua cara mammina possa dirtelo. Non vedo Camille da parecchio tempo ormai." Disse riferendosi a mia madre. È così che si chiamava. La donna fece un gelido sorriso, e continuò a parlare, "Inoltre non ho fatto del male a nessuno di importante, era uno di quei soliti, poveri e stupidi barboni." Indicò l'uomo steso a terra, e io rabbrividii.
"Posso anche dire che è stato fin troppo semplice attirarti sin qui. Ah, cara, ringrazia quel bel giovanotto. Aiden mi ha fatto scoprire la tua posizione." Sentii bruciare il suo sguardo su di me.
"E per quanto riguarda la tua prima domanda, beh" allargò il suo sorriso, "la tua morte." Percepii dopo quelle sue parole, che il mio corpo si era irrigidito, e fui come paralizzata. Cercai insistentemente di urlare, ma dalla mia bocca usciva solamente aria.

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Spazio Autrice:
Ringrazio coloro che leggono questa storia, grazie di cuore <3
-A

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