Chapter Seven.

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La donna balzò indietro sbattendo la schiena contro il muro, ma prontamente si tirò in piedi. Aveva la pelle di un colore piu bianco delle altre volte. Sembrava più magra, era quasi scheletrica. Notai due buchini ai lati del collo, e pensieri orrendi presero forma nella mia mente.
Ero terrorizzata, sentivo il mio cuore martellellarmi nel petto insistentemente. Pensai ad una qualche possibile via di fuga, ma posai i miei occhi sui due ragazzi. Aiden era a terra, sembrava svenuto. Una grossa pozza di sangue si allargò sul pavimento sotto di lui.
Ethan era incatenato al muro, e sembrava si stesse lasciando accasciare. Aveva la testa chinata. Il suo sangue scendeva lentamente dai grossi squarci sul petto.
Infine guardai la donna che mi fissava negli occhi, come se volesse perforarmi la testa con un solo sguardo. Pronunciò a bassa voce delle parole in una lingua a me sconosciuta, sembrava una lingua antica, e un secondo dopo sentii come una presa ferrea invisibile alla gola. Mi stava strozzando. Andai indietro e mi scontrai con il muro. Non avevo più fiato, ed ero come immobilizzata. Lei fece dei passi avanti verso di me, e mi accarezzò il viso. Piegò la testa di lato, lievemente.
"Au revoir, Alexis." Prunciò quelle parole con un sorriso allargato sul suo volto. Agitò le mani in una strana maniera, e dopo qualche istante l'oscurità mi pervase.

Mi risvegliai in uno stanzino semi buio, con delle pareti grigiastre rovinate.
L'unico spiraglio di luce si vedeva arrivare dalla fessura sotto la porta. L'odore della muffa e dell'umidità aveva la meglio, tanto che quasi non si riusciva a respirare.
Ero sdraiata a terra, e con un veloce movimento mi misi seduta, con la schiena poggiata contro il muro. Posai le mie mani sul mio collo dolorante, e incomiciò a tornarmi tutto quel che era successo.
L'ansia e la paura erano le uniche sensazioni che provavo in quel momento. Il terrore che avesse potuto uccidere Aiden e Ethan, mi stava uccidendo. Sapevo che non erano morti, Aiden mi aveva spiegato come le loro ferite si rimarginano più in fretta degli umani. Mi aveva parlato anche di quanto fosse più difficile venire uccisi, rispetto ai comuni mortali. Nonostante tutto avevano perso parecchio sangue, entrambi. Ci avrebbero messo un po' prima di guarire completamente.
C'era una cosa che mi aveva confuso.
Come avevo potuto prevedere che Ethan si trovasse in quella casa abbandonata?
I miei pensieri furono interrotti dalla visione di un'ombra dietro la porta, si vedeva dalla fessura. Dopo poco un uomo sulla cinquantina, alto e ben piazzato entrò nella stanza. Se non mi fossi trovata in quella circostanza, avrei pensato davvero che fosse un bell'uomo. Peccato le intenzioni, pensai.
Mi spinsi contro la parete, come se non volessi avvicinarmi ulteriormente a lui. Aveva degli occhi vitrei, come quelli della strega. Erano di un verde spento. Mi fissavano insospettiti, e la sua bocca era corrucciata, come a voler confermare la sua espressione del tutto contrariata.
"Io sono Maximillian Friedrich, e tu dovresti essere Alexis Chacher Serment." Disse con voce rauca.
Annuii lievemente spaventata. Giocai con le mani, dall'ansia che potesse farmi qualcosa.
"Non ti farò del male, almeno, non ora." Sembrava avermi letto nel pensiero, e questo mi spaventò ancora di più.
Mi guardò attentamente, e continuò a parlare. "Prima di farti qualcosa, dobbiamo aspettare l'arrivo della Signora." Continuò tagliente.
"C-chi?" Balbettai.
"Astrée Rousseau, Alexis. Tua madre."
Lo guardai confusa, che aveva detto?
"Mia madre si chiama Camille, signore." Ribattei alzando un sopracciglio. Stranamente la paura si era affievolita e presi un po' di coraggio nel rispondere.
"Non sai la storia vero?" Mi guardò, e prese a ridere. Di una risata amara, priva di divertimento. Quell'uomo si stava facendo beffe di me, perchè diceva quell'assurdità? Sono stata cresciuta da una normale famiglia trasferitasi in Scozia dalla Francia. Ed ero certa che mia madre fosse Camille, quell'uomo voleva solo farmi confondere.
"Sei stata adottata, Alexis. Sta a te crederci o meno, ma credo che la Signora potrà spiegarti, al suo arrivo." Disse abbassando lo sguardo sulle sue mani, come annoiato da quella strana conversazione. La sua pelle era come marmorea, di un bianco talmente accecante che si riuscivano a vedere le sue vene bluastre, perfettamente.
"Chi era la donna che mi ha aggredito tutte quelle volte?" Stavo iniziando ad irritarmi, e una miriade di domande mi riempirono la testa.
"Agatha, lei lavora per tua madre. D'altronde tutti noi lo facciamo, e il suo compito era quello di portarti qui." Mi disse.
"Voleva uccidermi." Risposi seccata, come a volerlo rinfacciare.
"Mhm, a volte è un po' dura nel suo lavoro, anche se tutti noi siamo tentati a vederti morta." Si allargò un sorriso beffardo sul suo volto.
"«Noi» chi? Quanti siete?" Domandai ansiosa.
"A questo non posso rispondere, mi dispiace." Ribattè. "Anzi, no." Rispose sorridendomi ancora una volta.
Che stronzo, pensai. Il suo sorriso sparì.
"Ti ho sentito." Sputò.
Io lo ignorai, nonostante fossi inquietata da quel suo strano potere.
"Posso chiederti se Aiden e Ethan stanno bene?" Non ero sicura che volessi sentire la risposta, avrebbe potuto uccidermi con un «no», oppure farmi sentire meglio dicendomi che fossero sani e salvi.
Si mise a ridere nuovamente, e chinò leggermente la testa.
"Chi? Quei due tuoi amichetti, o meglio dire 'falliti'? Ma non farmi ridere, volevano proteggerti, con evidenti scarsi -o meglio direi, inesistenti- risultati. Credi davvero che sarebbero riusciti a farlo? Per la cronaca, si, stanno bene, non ci servono morti in più, anche so che si riveleranno un vero grattacapo nel tentativo di riprenderti." La risposta mi tranquillizzò, perchè finalmente ero sicura che loro stessero bene.
Il suo sguardo si abbassò sul mio collo.
Mi accorsi del cambio di colore dei suoi occhi. Da verdi diventarono di un rosso sangue. Dai suoi denti scesero dei lunghi ed affilati canini.
"Ma c-cosa sei?" Lo chiesi, nonostante sapessi la risposta. Ero terrorizzata.
"Non è che mi presteresti un po' del tuo sangue?" Si protese verso di me e io mi schiacciai contro il muro opposto.
Lui si avvicinò lentamente con un sorriso sbilenco.
"Non ti farà male." Continuava ad avvicinarsi.
In quell'istante sentii un fortissimo rumore. La porta era stata sfondata e da quella sbucarono Aiden e Ethan. Un sollievo immenso si fece largo nel mio petto. Vidi Aiden e Ethan toccarsi il braccio a vicenda e non credetti ai miei occhi.
Il vampiro davanti a me, guardò la porta come via di fuga, sapeva che contro di loro non avrebbe avuto scampo. Era solo.
Ethan ed Aiden erano diventati una cosa sola. Una cosa mostruosamente grande. Erano uniti, ed erano come un'enorme licantropo. I suoi occhi erano di un rosso scintillante. Ruggí e prese il vampiro per il collo e lo intrappolò alla parete. Chiusi gli occhi, sapevo cosa sarebbe successo. Il vampiro urlò, e sentivo che cercava di dimenarsi, come se volesse liberarsi dalla presa ferrea del grosso lupo.
Dopo pochi istanti smise di strillare e sentii qualcosa di pesante cadere a terra. Aprii gli occhi e vidi che la testa di Maximillian a terra con gli occhi spalancati. Era una visione orrenda, perchè si formarono delle spesse vene violacee su tutto il suo viso.
A quel punto Aiden ed Ethan erano scomposti.
Aiden mi tese la mano, e l'afferrai.
"Non abbiamo tempo, dobbiamo scappare." Disse velocemente.
Ci avviamo verso la porta, ma davanti ad essa c'era una donna. Una donna bellissima, con dei lunghi capelli biondi che le scendevano delicatamente dalle spalle. I suoi occhi erano di un azzurro brillante, e il suo volto si illuminava grazie ad un sorriso a trentadue denti.
"Cara, non dovresti presentarmi i tuoi amici?" Disse, e lì capii.
"Astrée." Sussurrai.
"Non saluti la tua mamma?" Il suo sorriso si allargò ancora di più, e mi sentii sprofondare.

***
Spazio Autrice:
Ecco a voi il nuovo capitolo. Mi scuso se ci ho messo più del solito, ma non ho avuto molto tempo a disposizione. Spero sia di vostro gradimento. Alla prossima!
-A

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 30, 2016 ⏰

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