Capitolo 13

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Di solito facevo colazione con Dan, ma da quando non c'era più le mattine sembravano molto più tristi e grigie. Mi intratteneva sempre con le sue chiacchiere e mi rallegrava: questo non avrebbe più fatto parte della mia vita. Quanto avrei dato pur di salutarlo un'ultima volta! Posai la fetta biscottata che avevo in mano. Non era l'ora di farsi prendere dalla malinconia e continuare a vivere nel passato. Era arrivato il momento di pensare al presente.

Dovevo tornare al dipartimento. Quando fui lì davanti a quella porta enorme non riuscii a muovermi. Sarei stata in grado di svolgere il mio ruolo come sempre? Sapevo che sarei stata interrogata come persona più vicina a Dan. Avrei mantenuto i nervi saldi? Indugiare non serviva. Dovevo entrare. Appena fui all'interno dell'edificio ebbi una specie di déjà-vu. Tutti mi guardavano tristemente e il silenzio che si era creato contrastava con il solito trambusto. C'era anche Roxanne che mi attendeva in fondo alla stanza con le braccia conserte. Le gambe sembravano trascinarsi appresso pesantissime catene, ma nonostante tutto riuscii a raggiungere il mio capo.

«Bentornata agente Winter. Credo che non ci sia bisogno di dirle quanto mi dispiace per ciò che le è accaduto. Tuttavia il nostro lavoro deve continuare. Spero che capisca».

«Capitano, sono pronta a riprendere il mio ruolo e ad affrontare anche tutto ciò che ne comporta».

«Lo so che lei è una donna forte, ma so anche che tutti quanti abbiamo dei limiti. Le dico questo perché capisca la mia decisione» diede uno sguardo alla sala che sembrava particolarmente interessata alla nostra conversazione «Forse sarebbe meglio se andassimo nel mio ufficio».

Ci accomodammo nel salottino che Roxanne aveva fatto disporre per quando riceveva visite importanti. Capivo sempre di più che sotto la maschera che indossava si nascondeva una donna attenta e sensibile. Probabilmente quel suo atteggiamento così freddo e cinico serviva a farsi rispettare in un mondo che non ammette debolezze.

«Agente Winter, non posso lasciarle il caso. Mi dispiace. Credo che anche lei abbia capito che è troppo coinvolta emotivamente. Tuttavia non posso nemmeno privarmi di un agente che conosce tutti i dettagli dei precedenti omicidi, che alla luce dei fatti, sembrano tutti avere un collegamento. Ho pensato che la soluzione migliore sia quella di affiancarla all'agente Ford, che dirigerà le indagini. Mi interessa sapere qual è la sua opinione a proposito».

«Sono d'accordo con lei. Non le nascondo che anch'io avrei preso la stessa decisione. Vorrei esprimerle, comunque, la mia gratitudine per avermi permesso di seguire ancora il caso. Credo che capisca quanto sia diventato importante per me arrestare il colpevole».

Uscii dall'ufficio di Roxanne alquanto sollevata. Ero riuscita ad ottenere ciò che volevo.

«Di nuovo insieme, agente Winter. A quanto pare non ti riuscirai a liberare di me così facilmente».

Dietro di me c'era Austin che mi guardava con uno sguardo malizioso.

«Non ne ho mai dubitato. Comunque non abusare del tuo ruolo, visto che sarai tu a condurre le indagini».

«Non potrei mai, anche se volessi» e poi aggiunse seriamente «Questo caso è sempre stato tuo. Sono sicuro che lo concluderai con il tuo eccezionale intuito».

«Ti ringrazio, ma è ora di metterci in azione. Da quanto ho capito il caso è stato riaperto. Mary Knox aveva ragione».

«Il capo è piuttosto su di giri. Ha avuto molte pressioni dai piani alti. Vuole chiudere la faccenda il prima possibile. Per quest'ultimo assassinio non abbiamo ancora niente fra le mani. La scena del crimine è intatta, anche se non è quella dove è avvenuto l'omicidio».

«Vuoi dirmi che il corpo è stato spostato? Di nuovo? L'assassino deve avere una motivazione ben precisa. Dobbiamo indagare anche su questo. Non possiamo tralasciare niente e nessuno».

Vidi Austin cambiare espressione come se non trovasse le parole per domandarmi qualcosa e infine disse: «Lynn, ti devo chiedere una cosa. Ma rispondimi sinceramente se non te la senti. Posso anche aspettare».

Avevo capito cosa volesse sottintendere e capivo anche il suo imbarazzo.

«Non ti preoccupare. Credo di essere pronta a deporre sulla vita privata di Dan...».

«Cerca di capire sei la persona più vicina alla vittima. Solo tu ci puoi aiutare a far luce su questo caso».

«Lo so. Sono pronta. Non c'è tempo da perdere. Ti chiedo solo se possiamo andare nella sala dell'interrogatorio. Mi sembrerà tutto più distante».

Ci accomodammo e Austin senza tanti convenevoli iniziò a sottopormi una serie di domande.

«Posso chiederti se Dan abbia avuto qualche problema che può averlo messo in pericolo?».

«Dan era la persona migliore che io abbia mai incontrato. Aveva un lavoro pulito e onesto. Non aveva vizi, era soltanto un po' impacciato...».

Le ultime parole mi si strozzarono in gola e non potei frenare qualche lacrima. Austin si fermò un attimo e mi porse un fazzoletto per asciugarmi.

«Lynn, tutto bene? Te la senti di continuare?».

«Sì, scusami. Andiamo avanti».

«Per caso Dan faceva o aveva fatto uso di droghe?».

«No, ne sono sicura. È sempre stato un salutista quasi maniacale...».

«C'è qualcuno che avrebbe tratto vantaggio dalla sua morte? Qualche collega? Uno dei suoi nemici?».

«No, non credo. Che io sappia no».

«So che Dan è nato e vissuto qui. Tutte le vittime, tranne William Carson, hanno trascorso parte della loro vita in questa città e hanno più o meno la stessa età. Sai se Dan, oltre a Kyle, avesse conosciuto qualche altra vittima?».

«Non lo so. Posso controllare se fra i suoi oggetti c'è qualcosa che ci possa essere d'aiuto».

«Mi sarebbe di grande utilità. Sappiamo che i corpi sono stati spostati in diversi luoghi. Matthew è stato ritrovato in mezzo alla campagna, Kyle sulla spiaggia e Dan nella vecchia scuola del paese. Aveva qualche legame con questo edificio?».

«Beh, sì. L'unica cosa che so è che era la scuola che aveva frequentato da ragazzo insieme a Kyle».

«Per caso hai notato se aveva cambiato umore nell'ultimo periodo? Aveva ricevuto telefonate strane?».

«Effettivamente aveva cambiato umore, ma positivamente. Dopo aver accettato la sua proposta di matrimonio era diventato meno ansioso e più disponibile. Non ha mai ricevuto chiamate strane che io mi ricordi».

«Credo che possa bastare per ora. Non dimenticarti di cercare indizi fra le cose di Dan».

«Lo farò, anche se mi costerà molto. Capisco l'importanza».

Mentre Austin andava a fare un altro sopralluogo alla vecchia scuola io preferii recarmi alla mia scrivania per riordinare tutte le carte riguardanti i precedenti delitti.

Mi resi conto che la sensazione che qualcosa non quadrasse negli atti di accusa contro Mary non era infondata. Non sapevo per quale motivo avevo dimenticato il marchio 2004, un indizio così importante. Forse proprio vederlo impresso su Dan me lo aveva fatto ricordare. Dovevo anche capire il ruolo che aveva avuto Mary in tutta questa storia: era una vittima o come William si era trovata coinvolta accidentalmente? La presenza del suo nome scritto sulla mano del giornalista mi faceva credere alla prima ipotesi. Visto il coinvolgimento di Dan la pista della droga non era più valida. Che cosa univa tutti questi delitti? Qual era il movente? Perché proprio 2004? Perché i corpi erano stati spostati? Quale mente perversa si celava dietro tutto ciò? L'unica certezza che avevo era che fosse una donna.

Io l'avevo vista.


Il segno dell'odioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora