Capitolo 1

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Nietzsche ha detto: "Quando guardi a lungo nell'abisso l'abisso ti guarda dentro." (Jason Gideon)

Era il giorno della commemorazione di un'alunna molto speciale per la Northeastern University: Lorena aveva una gran testa, era la prima del suo corso ed era riuscita a pagarsi il college grazie alle numerose borse di studio che aveva vinto, senza aggiungere un centesimo di tasca sua.
La notte precedente Costanza l'aveva passata in bianco, pensando ai mille modi in cui avrebbe potuto evitare tutte quelle tragedie.
Le vite di quei ragazzi erano state maledette dalla pazzia di Harry e nulla ormai potevano fare per fermare la Hævn, ma ancora nessuno lo sapeva.
Dopo essersi alzata dal letto, in cui si era rotolata per nove ore senza mai chiudere occhio, indossò la divisa stropicciata e usurata, si lavò la faccia con acqua gelata per cercare di eliminare quelle occhiaie nere e profonde e si guardò allo specchio rendendosi conto di quanto si sentisse spenta ed esaurita.
Saltando la colazione e rifiutando il passaggio del padre, si avviò a scuola a piedi, scossa da tremiti di paura.
Arrivò davanti al portone dell'istituto con lo sguardo perso ad inquadrare tutti quei volti cupi che si erano riuniti davanti all'armadietto arrugginito della sua cara amica che si era tolta la vita.
Si domandò quante di quelle persone avessero tenuto realmente a lei e arrivò alla conclusione che forse neanche 1/7 di quella gente era veramente dispiaciuto.
Si fece largo tra la folla e adagiò il giacinto color porpora su tutti gli altri mille fiori.
Era stata dal fioraio e aveva richiesto espressamente quella specie e quel colore perché sapeva che nel linguaggio segreto voleva dire "perdonami" e lei aveva un estremo bisogno di sapere di essere stata perdonata per riuscire ad andare avanti.
Sussultò nel momento in cui riemerse dalla sua colpevolezza a causa di un leggero ticchettio tremolante sulla sua spalla sinistra; si girò e vide Laura con un'espressione corrucciata e sconvolta.
La ragazza si avvicinò al suo orecchio e le chiese «tu eri lì vero?».
Questa semplice domanda fece accendere ancora di più il dolore dentro le sue vene e il suo sangue cominciò a tingersi sempre più di nero.
I sensi di colpa iniziarono a corroderla dall'interno occupando dapprima i suoi occhi e poi via via tutto il corpo, costringendola ad abbassare la testa senza fornire a Laura nessuna risposta.
Allora la ragazza si avvicinò di nuovo e le sussurrò «perché l'ha fatto?» e, siccome non poteva più resistere a quell'interrogatorio, si girò in fretta mescolandosi alla massa e riuscì a scappare da quel luogo carico di ricordi allegri e felici che ormai non sarebbero più tornati.

Hævn - Resta Con MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora