"This city grieves like widows clasping folded flags against their hearts,
Raindrops spill like dirt and roses on black coffins in the dark"
L' orologio segnava le sette di sera. Il tempo sembrava bloccato, galleggiava tra un concetto che scorre ma che allo stesso modo sembra congelato, e finisce per intrappolare inevitabilmente al suo interno anche le persone che vivono quell' impercettibile attimo delineato dalle polverose lancette di un triste orologio a muro.
Tra quattro pareti intrise di un pungente odore di nicotina e tabacco, lo sguardo gli cadde sulla data del giornale che teneva adagiato sulle ginocchia: 29 ottobre 3056. Per un attimo gli parve di sprofondare nella poltrona su cui era seduto ormai da ore, e che ormai aveva quasi preso la forma del suo corpo dolorante, plasmandolo e producendo un impercettibile scricchiolio ad ogni suo movimento. Sospirò. Il cambiamento del mondo che prima tutti conoscevano era avvenuto così in fretta, stravolgendo la loro quotidianità, congelando il tempo in un cristallo di vetro, e a lui sembrava di essersi addormentato pieno di emozioni contrastanti per poi risvegliarsi la mattina dopo completamente vuoto e privo di se stesso.
Loro avevano svuotato le persone, si erano impossessati dei loro ricordi più profondi, quelli più preziosi, di ogni gioia o lacrima apparsa sul viso della gente durante il corso della loro vita, tutto ciò che rimaneva dell' umanità, per farli diventare schiavi.
I Governatori erano apparsi improvvisamente, quando precisamente non lo ricordava, ma erano arrivati come un fulmine a ciel sereno, che non ci si aspetta in una giornata soleggiata e priva di nuvole, un fulmine che cade per ridurre tutto in cenere.
Prese con calma il pacchetto di sigarette riposto nel cassetto della scrivania e, accesa una sigaretta, fece pressione sui talloni per agevolare lo spostamento delle ruote della poltrona, che scricchiolando stanche la fecero rivolgere verso le ampie vetrate della stanza, incorniciate da insignificanti tende giallastre, che davano sulla Città, incoronata da cumulonembi rossicci e violacei che aspettavano solo il momento giusto per sfumarsi fino a scomparire. Tutto ciò che si presentava daventi ai suoi occhi aveva avuto un caro prezzo, la realizzazione di quella società perfetta e utopica aveva avuto un prezzo, e l' Umanità aveva un debito insaldabile, qualcosa che non si salda nè con il denaro, nè con la vita stessa, ma che si paga svuotandosi di quello che si era stati nel passato, di chi si era amato una volta e di ciò che si desiderava diventare in futuro.
Le emozioni risucchiate da ognuno di loro, passavano lente all' interno di sottili tubicini, che salivano aggrovigliandosi verso la Torre Centrale della Città, il suo nucleo vitale, per nutrire le ombre dei Governatori che risiedevano sulla punta, da cui aveva origine un flusso continuo e purpureo verso il cielo artificiale, illuminato dalla luce vitale di coloro che due piani più in basso venivano sottoposti al Lavaggio, dopo aver attraversato un arco da cui penzolava traballante l' insegna che recitava "Togli i ricordi, lava la colpa".
Un' aspettativa invitante per cancellare comodamente il tarlo che si insinua anche nell' animo umano più calmo, un' aspettativa invitante che porta via anche le macchie più difficili da far sbiadire ma che al tempo stesso faceva sbiadire tutto ciò che rende l' uomo tale.
Assorto nei suoi pensieri privi di sensazioni tangibili, venne riportato alla realtà soltanto quando la segretaria chiamò a gran voce il suo nome, sottolineando il fatto che probabilmente l' aveva già fatto in precedenza, senza però ricevere risposta.
- Signor Way, suo fratello la sta aspettando nel suo ufficio- disse con voce stridula, e si allontanò verso il corridoio, tichettando con i tacchi sulla pavimentazione di marmo.
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Dirt and Roses
FanfictionIl tempo sembrava bloccato, galleggiava tra un concetto che scorre ma che allo stesso modo sembra congelato, e finisce per intrappolare inevitabilmente al suo interno anche le persone che vivono quell' impercettibile attimo delineato dalle polverose...