3. Esiste...

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"L'inizio di quella che sembrava essere una pessima giornata" era stato pietoso: se la giornata dovrebbe essere pessima anche l'inizio dovrebbe esserlo, giusto? Ed invece Eren aveva preso un bel nove nell'interrogazione di fisica (durata più o meno quarantacinque minuti), un dieci in quella di arte e aveva fatto ben dodici canestri nell'ora di scienze motorie. Quel ragazzo era forse una macchina addestrata a prendere ottimi voti a scuola? Probabile. Fatto sta che Eren sentiva che quel pomeriggio sarebbe accaduto qualcosa, doveva per forza andare così, in fondo quella giornata aveva ancora undici ore di tempo per diventare di colpo pessima.

La classe di Eren uscì dalla scuola entrando nel grande cortile adiacente alla struttura e unendosi alla folla di ragazzi accalcata al cancello ancora chiuso. Armin affiancava Eren e, come al solito, i due se la presero con comodo dividendosi dal gruppo e parlando del più e del meno.

- Oggi sono tutti malati?- chiese di punto in bianco Eren facendo sobbalzare il biondo che rispose con un veloce "Cosa?". - Terra chiama Armin. Mikasa, Connie e Sasha si sono assentati oggi, non sapevo che fossero malati...- spiegò ancora.

- A-ah, scusa, non avevo capito!- rispose Armin imbarazzato. - Beh, in realtà solo Mikasa è malata, ha preso una brutta febbre, ma gli altri due no.-

Eren si concesse un paio di secondi per pensare ad una motivazione abbastanza valida da far sì che la coppia saltasse una giornata scolastica che avrebbe segnato una valutazione molto importante in fisica, ma poi si ricordò che Connie ci provava con Sasha da un po' e che lei stava ricambiando negli ultimi tempi. A quel punto una lampadina solitaria si accese nella sua mente sconfinata.

- Santissimo cielo! Non dirmi che hanno saltato la scuola per farlo!- sussurrò Eren portandosi una mano alla bocca.

- Pervertito, che ti salta in mente!- esclamò Armin, azione che fece voltare verso di loro una ventina di persone tra cui varie ragazze che lanciarono risatine e occhiate maliziose ad Eren. - C'era la sagra del cioccolato, Sasha ha insistito ad andarci sin dal mattino e ha costretto Connie a seguirla, niente di più!-

- Ma quello che avevo detto io era un ottimo movente, ammettilo...- disse Eren incrociando le braccia al petto.

- Certo Eren... O dovrei chiamarti Signore in Giallo!- ribatté Armin ridacchiando.

- Oh, ma smettila!- e continuarono a camminare tra risate e frecciatine.

L'ultima campanella finalmente trillò segnando l'apertura del cancello d'entrata, i ragazzi si riversarono fuori dal recinto ormai desiderosi di staccare la spina dalle ansie per le interrogazioni e per le verifiche, di mangiare qualcosa di commestibile, o di ascoltare semplicemente un po' di musica mentre prendevano la strada del ritorno. Anche i due si stavano dirigendo a casa, avrebbero fatto il solito tratto a piedi in comune ed Eren avrebbe lasciato Armin a casa dei nonni per dirigersi verso la propria, ma si fermarono di scatto quando sentirono una persona che chiamava Eren a gran voce.

Il bruno riconobbe subito quella voce. - Armin, non girarti e cammina il più velocemente possibile, vorrà di sicuro qualcosa anche questa volta.- disse mettendosi alle spalle del biondo, che era rimasto sbigottito dalla reazione dell'amico, spingendolo ad affrettare il passo.

- Ahah! PRESO!- esclamò un ragazzo afferrando Eren per una spalla facendolo voltare verso di sé. Il ragazzo si rivelò essere proprio il tipo che Eren temeva di incontrare: Jean, un ragazzo dai capelli biondo cenere rasati ai lati e gli occhi scuri che come al solito sfoggiava un sorriso beffardo sul volto.

- Evita i convenevoli come "Che si dice, amico mio?" e arriva dritto al punto.- disse Eren seccato, gli stava facendo perdere tempo prezioso per completare quel quadro. Certo, non è che lo odiasse particolarmente, anzi ci andava anche abbastanza d'accordo, ma il problema principale era che Jean gli chiedeva qualche favore sempre quando aveva altro da fare, ed Eren aveva sempre altro da fare.

Arte mortifera.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora