Potresti non trovarmi

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"Ti prego. P-perché lo fai?"

Melany singhiozzò per l'ennesima volta nello scantinato di Gennaro, le mani legate dietro lo schienale della sedia in legno, mentre si dimenava cercando quantomeno di allentare le prese delle corde robuste sui suoi polsi.

Gennaro, nel suo vano tentativo, la guardava serafico. Il coltello affilato girava fra le sue mani con destrezza e agilità non sfiorando nemmeno una volta le falangi del biondo con la lama metallica.
Il ragazzo le lanciò un ultimo sguardo per poi girare su se stesso e scoppiare in una risata isterica, mentre conficcava con forza il coltello nel legno della scrivania che affiancava le scale.

"Sai" iniziò il biondo. "Nessuna me l'aveva mai chiesto prima" estrasse nuovamente il coltello dalla superficie lignea e, ritornando a far girare l'utensile fra le sue dita, prese a camminare lentamente intorno alla ragazza. "Potrei anche dirtelo. C'è solo un problema cara Melany" Si fermò dietro le sue spalle e passò la mano libera tra i ricci della ragazza.

"Beh insomma, tu penserai che sì, lo faccio perché - perché sono pazzo, no? Sai che ti dico? Puoi continuare a pensarlo perché fondamentalmente lo sono" soffiò sul collo della ragazza per poi far girare la sedia e trovarsi il viso di lei a pochi centimetri dal suo. "Un pazzo" continuò più forte, strofinò il coltello sulla pelle libera dalle ciocche scure e esercitò una pressione leggermente più forte lasciando che un graffio si allargasse poco sopra la clavicola.

Melany tremava sotto il suo tocco rude, piangendo violentemente e urlando per il dolore mentre il sangue caldo sporcava il colletto della sua maglietta aderente.

"Ti - ti prego, lasciami andare" riuscì a spiccicare tra le urla di dolore mentre il sangue era già arrivato a bagnarle la coscia scoperta dagli shorts.

Gennaro le rivolse un altro sguardo, tagliente e di disprezzo, e continuava a solleticare la pelle della ragazza con il metallo freddo.

"E chi pagherà per quello che avete fatto? Allora? Spiegami, perché - perchè siete sempre state voi!" Sputò Genn bloccando la riccia per le spalle con una mano e alzandole il mento con due dita dell'altra.

La ragazza riuscì a rivolgergli uno sguardo interrogativo mentre le lacrime andarono a mischiarsi al colore rosso acceso del sangue caldo. "Ma - ma di c-che cosa parli? Ti prego n-non sono io che stai cercando" bofonchiò.

Un'altra risata scosse il ragazzo ancor più violentemente - il coltello quasi gli cadde dalle mani, mente un grido sordo sporcò l'aria di inquietante quiete creatasi dopo che il biondo si raddrizzò dalla posizione precedente, tornando a gongolare davanti alla ragazza legata. "No" urlò. "È qui che non capisci. Voi - è sempre stata colpa vostra e - e non far finta di non saperlo"

"Io n-non ho fatto niente. T-te lo giuro" cercò di spiegare la ragazza ma il biondo non le concesse nemmeno una risposta da parte sua; ringhiò prima di avvicinarsi lentamente al corpo esile della giovane.

Il rumore del coltello che infilzava la carne, senza impedimenti di alcun genere, Genn non l'aveva mai percepito più di tanto, non l'aveva mai assaporato più di quanto avrebbe realmente voluto - pensò per rimorso inizialmente, poi iniziò a moltiplicare i colpi in maniera indefinita, prima che non fosse stato realmente soddisfatto.
L'eccitazione arrivò a toccargli la punta delle dita, dove piccole gocce rossastre erano schizzate - gocce che erano andate a seccarsi anche sul volto e sulle ciocche bionde del ragazzo. Il ciuffo unto andò a coprirgli parzialmente gli occhi chiari mentre liberava il cadavere della vittima dalle prese delle corde.

Contrariamente alle sue aspettative, riuscì a caricare il cadavere sulle proprie spalle - seppur malamente - ed a uscire di casa per caricarlo nel cofano della sua vecchia utilitaria.

Into a dark mind.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora