Capitolo 05

1.8K 83 2
                                    



 Primi giorni


"Prima di iniziare a mangiare tutto questo cibo prezioso, donatoci dagli Dei, " iniziò il faraone alzandosi in piedi, "vorrei presentarvi un nuovo acquisto. L'ho comprata stamani per il compleanno di mio figlio Athem che quest'oggi compie 21 anni. Auguri figliolo!" disse e tutti applaudirono, me compresa e lui ringraziò tutti i presenti.

"Dicevo, siccome oggi è il suo compleanno – motivo di questo banchetto così generoso – ho comprato a mio figlio una ragazza di modo che gli facesse compagnia. Alzati pure" mi disse e io mi alzai e sentendomi gli occhi di tutti addosso, compreso quello maligno della mia vicina di posto, arrossii violentemente e mi feci vedere da tutti. Solo allora mi resi conto che quella tavola non finiva mai.

"Questa ragazza è Ottavia ha origini straniere quindi siate pazienti con lei, visto che vivrà qui con noi molto a lungo,che gli Dei siano con lei" disse, alzando lo sguardo al cielo e poi posandoli sul figlio; non avrei mai saputo interpretare quell'ultima sua affermazione.

Tutti mi salutarono con un cenno della mano e mi dissero un caloroso "Benvenuta", tutti tranne la mia vicina di posto, non capivo come mai non gli andassi a genio, neanche mi conosceva. Decisi così di ignorarla. Mi sedetti di nuovo al mio posto.

"Bene, potete iniziare a mangiare. Spero che sia tutto di vostro gradimento" disse e tutti iniziarono a mangiare, con molta eleganza. Osservai per un po' quello che facevano gli altri.

"Guarda me" mi disse Athem e, istintivamente, mi voltai verso di lui.

"Fa tutto quello che faccio io" disse e prese un arnese con tre punte.

"Questa si chiama forchetta, la usiamo per mangiare e si usa in questo modo" mi disse e mi mostrò come dovevo tenerla e come la dovevo usare e, subito dopo, lo imitai, anche se con scarso successo all'inizio. Mi sentivo come una bambina alla quale insegni per la prima volta l'educazione.

"Non preoccuparti è sempre così la prima volta" mi sussurrò Nefer, che era seduta di fronte a me.

Con un sorriso gli feci capire che avevo molto graditola sua osservazione. Intanto intorno a me, tutti continuavano con la loro normale vita: mangiavano e chiacchieravano tra loro di cose che solo loro sapevano. Io mi feci allegramente i fatti miei, decisi che così non rischiavo di farmi ulteriori nemici, come la ragazza accanto a me che ogni tanto sentivo addosso il suo sguardo immaginando che se lo avessi incrociato per pura casualità mi avrebbe fulminato con la forza del suo odio palpabile nei miei confronti.

Speravo solo che, qualsiasi cosa l'avesse fatta arrabbiare così a prima vista, non sarebbe peggiorata ulteriormente e che saremmo potute diventare amiche. Perché lì, a parte Athem che mi diceva come comportarmi e come fare, nessuno mi rivolgeva la parola e io non sapevo se fosse una cosa positiva o negativa. Cercai di non pensarci, immaginano che fosse normale al primo giorno, in una terra straniera, dove non conosci nulla e nessuno conosce te ma mi faceva comunque sentire isolata dal mondo.

Ripensai ai miei genitori che avevo perso solo pochi giorni fa e come solo pochi giorni prima stavo mangiando felice con loro. Per poco, non scoppiai a piangere di fronte a tutti, riuscii a trattenere le lacrime molto meglio di quanto mi sarei aspettata.Sapevo che prima o poi avrei dovuto fare i conti con quelle emozioni,non le avrei tenute nascoste per molto e sapevo che quello che provavo io non sarebbe importato poi così tanto. Gli occhi erano sudi me solo perchè ero la compagnia del principe, del resto non sarebbe importato nulla a nessuno.

O come la mia vicina di posto, non ero così gradita o necessaria, in fondo.


Dopo un tempo che mi parve infinito, la cena finì e la notte era calata ormai da un pezzo. Ero uscita dalla stanza da pranzo e, lì vicino, c'era un enorme balconata. Mi avvicinai di più e davanti a me vidi tutta la città avvolta nelle tenebre della notte.

La Ragazza ed Il Principe d'Egitto || #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora