CAPITOLO 14

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---Mentre scrivevo questo capitolo ho ascoltato questa canzone per me molto importante, è stata capace di farmi star bene quando forse non credevo più in niente. Quindi se vi fa piacere ascoltatela---


Arrivammo in ospedale, e gli altri erano già li, mancavamo solo noi. 


"Sempre in ritardo voi?"

Quando Jordan si comportava così significava solo una cosa: era nervoso, in ansia, quindi cercava di scaricare la tensione tramite rimproveri, quindi conoscendolo decisi di non risponderlo altrimenti sarebbe stato capace di iniziare un battibecco.

"Cristian ancora deve entrare in sala operatoria?" chiesi

"A breve passerà da qui... un infermiere ci ha comunicato che se Katia non si sveglierà entro 24h, dovranno operarla. Servirebbe una persona che riesca a stimolarla, dicono che funzioni quindi qualcuno di voi potrebbe andare a trovarla.." ci comunicò la signora Denise 

Fin'ora non ho avuto il coraggio di vederla, neanche attraverso il vetro. Fa male vedere una persona a cui vuoi bene che sta male che ha qualcosa di grave. Parlando con gli altri decisi di andare io da Katia, anche se l'unico che poteva essere di grande aiuto era Cristian, ma purtroppo lui tra pochi minuti entrerà in sala operatoria. Aspettai quindi che lui passasse da noi, era da tanto che non lo vedevo, appena passò era sveglio aveva dei taglietti sul sopracciglio, e qualche taglio abbastanza profondo sulle mani. Vederlo ridotto così fa male, ma ovviamente non sarebbe Cristian se non ci direbbe  che "non dobbiamo preoccuparci, e che andrà tutto bene" lui è fatto così, non vuole essere ringraziato, lui da alle persone ma non vuole ricevere niente. 

Appena entra in sala operatoria io decido di andare da Katia.

"Ragazzi io vado da Katia, ci vediamo dopo" 

... "Ti accompagno.." mi disse Alec

Io annuii, e ci recammo al reparto dove stava Katia. Un' infermiera mi fece entrare, mentre Alec aspettava fuori. 

Era come se camminavo a rallentatore, feci piccoli passi. Mentre lei era lì, piena di tubi e un macchinario dove controllava tutto. Una lacrima iniziò a rigare il mio viso, ma non potevo farmi vedere debole, io ero lì perchè dovevo far si che riuscisse a ritornare fra di noi, dove "stimolarla" proprio come avevano detto loro. Mi misi seduta sulla sedia accanto al letto, poggiai le mani sulle gambe e rimasi ad osservarla. Fin quando le parole iniziarono ad uscire da sole, a parlare questa volta era il mio cuore.

"Heii..strano eh? Io che di solito non faccio mai discorsi del genere ora mi ritrovo qui a parlarti. Non so se mi ascolterai..ma io parlerò lo stesso. Ci siamo conosciute fra i banchi di scuola, tra di noi c'è stata subito sintonia, nonostante abbiamo due caratteri completamente diversi, io sono più ribelle come hai sempre detto tu, ovvero mi hai sempre definita "incorreggibile" , mentre tu sei dolce, buona, pacata , sai dire le parole al momento giusto, sai farmi riflettere sulle cose altrimenti farei solo danni e me ne pentirei. Katia io non ti ho mai detto GRAZIE, ma oggi è arrivato il momento di ringraziarti per tutto, ti ringrazio perchè nonostante tu abbia problemi con la tua famiglia, ci sei sempre stata per me e Rose hai sempre messo noi prima di tutto. Nonostante la vita ti abbia fatto soffrire, tu meriti tutto il bene di questo mondo, meriti qualcuno che si occupi di te perchè dietro quella barriera che ha messo  col passar del tempo, ci sono tante fragilità. Spero che tu e Cristian avete avuto tempo per parlare, spero che lui abbia capito ciò che tu provi per lui. Amica mia, ti prego non mi abbandonare, non abbandonarci, noi siamo la tua famiglia ti vogliamo tra di noi." mentre parlavo le lacrime iniziarono a scendere... appena finii di parlare quel macchinario iniziava a far un rumore, e quel rumore non mi piaceva per niente quindi chiamai subito qualcuno, e mi fecero uscire. Iniziai a piangere più forte, fin quando Alec mi prese tra le sue braccia. C'era un via vai di medici, infermieri, non capivo cosa stesse succedendo..

L'importante  è  finire beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora