Capitolo 2

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Past Day 


Essere la nuova arrivata non è sicuramente la cosa migliore che possa capitarmi. Sapevo bene che per almeno una settimana sarei stata al centro dell'attenzione, sotto lo sguardo di tutti, nessuno escluso. La situazione era alquanto imbarazzante: su qualsiasi direzione si posassero i miei occhi, me ne ritrovavo altri cento puntati addosso. Un piccolo pesce finito in mezzo a tanti giganteschi squali. Quattro giorni fa, mia madre era venuta a scuola per iscrivermi. Era stata molto chiara a proposito del lungo soggiorno a New York. Nonna era ormai troppa anziana, per questa ragione sia io che mamma decidemmo di trasferirci in America così da starle vicino per qualsiasi evenienza. Inizialmente ero elettrizzata all'idea di viverci, ma non appena varcai le porte della Stuyvesant High School, dimenticai tutti i motivi per essere felice di questo trasferimento. Estrassi dalla tasca posteriore dei jeans il fogliettino bianco in cui vi era scritta la combinazione dell'armadietto, sperando di non dimenticare le istruzioni ricevute dalla segretaria un attimo prima. Ero talmente spaventata che mi convinsi di dimenticare persino il mio nome, come un lapsus. Dove si trova il settore F-5? Lo ripetei nella mia testa un milione di volte, credendo che così magicamente mi sarebbe spuntato davanti la zona dove si trovava il mio nuovo armadietto. Purtroppo non accadde.

« Scusa dov'è il settore F-5? » chiesi ad un ragazzo intento ad appiccicare volantini su tutta la parete.

« E' vicino il bagno dei maschi. Prosegui dritto poi prendi la seconda a destra e sei arrivata ».

Non mi diede neanche il tempo di ringraziarlo che era già sparito. Prima di continuare la ricerca, mi soffermai sul volantino: APERTE LE ISCRIZIONI PER LA SQUADRA CHEERLDEADER.

Non appena terminai di leggere il titolo, mi allontanai immediatamente. Non era roba per me: preferivo indossare i miei amati pantaloni anziché andare in giro svolazzando con una gonna attillata. 320, 327, 330, 335... 340! Finalmente.

Sì, era esattamente a pochi passi dal bagno maschile. Avrei dovuto chiedere dove fosse quello femminile, così non avrei impiegato altri dieci minuti per trovarlo. Inserita la combinazione numerica, depositai tutti i libri che non mi servivano le prime tre ore di lezione. Alla prima ora avrei avuto chimica. Sbirciando sul foglio degli orari di una ragazza al mio fianco, mi accorsi che anche lei avrebbe avuto la mia stessa lezione, perciò la seguii. Cercai di ottenere un posto alla fine dell'aula, forse così avrei evitato di essere fissata. Non avevano mai visto una ragazza nuova? L'aula era abbastanza grande da contenere ben venticinque studenti. Sul mio banco, trovai quattro provette, degli occhiali e dei guanti. La parte divertente della chimica erano proprio gli esperimenti, li preferivo onestamente alla teoria. Appena la campanella suonò, un'ondata di ragazzi riempì tutta la stanza. Ma ancora non si vedeva neanche l'ombra del professore.

« Hai sentito della nuova festa che stanno organizzando? »

« Sarà stratosferica»

« Perché non ti scrivi anche tu al club di scacchi? ».

Ascoltai le conversazioni quasi di tutti, nonché fossi impicciona, ma stavo cercando una distrazione così da non crollare. Molti mi lanciarono delle occhiate minacciose, probabilmente si erano accorti che li stavo ascoltando. « Quello è il mio posto ».

Ero così immersa nei miei pensieri e nel sentire le cose altrui, che non mi accorsi che quella domanda si riferiva a me. « Sei sorda per caso? ». Me ne rivolse una seconda.

Era una ragazza alta, bionda e con le curve al posto giusto.

« Non puoi sederti da un'altra parte? » mi uscii come un sussurro.

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