P r o l o g o

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"Alcune volte prima di saper camminare bisogna saper correre."

-Anthony Edward Stark

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Durante quella parte del giorno, nel lasso di tempo in cui manca veramente poco al tramonto ma il cielo non ha ancora iniziato a tingersi del caratteristico rosso tiepido, il bosco diventava stranamente privo di rumori. Come se anche gli uccelli e tutti gli altri suoi abitanti si bloccassero, in religioso silenzio, per aspettare l'arrivo della sera; creando una scena riconducibile a quella che tanti anni fa, veniva chiamata pace.

Ma per Tom, per Tom in quel momento non c'era abbastanza tempo per pensare agli scoiattoli e ai cervi, lui doveva correre.
Correre, con il battito cardiaco accelerato che gli rimbobava nella scatola cranica, a coprire quel bellissimo silenzio che risuonava intorno a lui.
Correre, col vento leggero che gli scompigliava i capelli e provocava una sensazione quasi di piacere quando entrava in contatto col sudore.
Correre, coi rami degli alberi più bassi che lo colpivano sul volto, ferendolo.
Correre, inciampando con le scarpe logore ad ogni intralcio nel terreno, rischiando di capitolare e finire lì la sua corsa.
Correre, fino a quando smetti di sentire il dolore alle gambe e ad ogni fibra del tuo corpo, perché l'unica cosa che importa adesso è salvarsi la pelle.

"Merda, stanno guadagnando terreno." Pensò, mentre osservava come i suoi bracconieri si stessero sempre di più avvicinando."Devo trovare il prima possibile un nascondiglio, di questo passo mi raggiungeranno in pochi minuti."
Iniziò a guardarsi intorno, in cerca di un qualcosa -qualsiasi cosa- in cui riuscisse ad entrare; una sporgenza di rocce, una grotta, persino un mucchio di foglie gli sarebbe andato bene. Continuò a vagare con lo sguardo fino a quando i suoi occhi stanchi e circondati da delle grosse occhiaie ma allo stesso tempo energici per via dell'adrenalina che gli scorreva nelle vene intravidero un'enorme quercia con delle radici talmente grandi che avevano scavato nel terreno, andando a creare una vera e propria buca sotto la pianta.
Il ragazzo non indugiò oltre è cominciò subito a zigzagare fra gli arbusti e i pini usufruendo delle ultime energie rimastegli, sperando di confondere gli uomini che gli stavano alle calcagna.
Appena fu nelle vicinanze dell'unica cosa che poteva rappresentare la salvezza fece uno scatto e privo di paura si gettò all'interno del fosso.
Cadde per circa un metro e mezzo prima di scontrarsi con la fredda e umida terra; senza emettere alcun grido di protesta per non palesare la sua presenza al di sotto del suo nuovo protettore.

Si sistemò meglio nello scomodo cunicolo sedendosi e facendo scontrare la sua maglietta bagnata fradicia contro la parete terrosa.
"Fantastico, adesso sono sudato, sporco e stanco, tombola."
Allungò una mano -quella sinistra, su cui troneggiava una goccia nera come la pece. Il suo simbolo, il suo marchio- verso la tasca laterale dei pantaloncini corti mimetici e ne estrasse fuori un coltello a serramanico, probabilmente sgrafignato a qualche agente durante la sua fuga.
Doveva rimanere allerta.
Si mise subito in ascolto di quello che succedeva all'esterno, non osando però muoversi di un solo millimetro dalla posizione in cui si trovava.

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Erano trascorse quelle che a Tom sembravano ere geologiche prima che, dopo una serata passata ad ascoltare i rumori del bosco, si decise finalmente a chiudere gli occhi e riposarsi, per smaltire la stanchezza accumulata negli ultimi tempi; dove l'unica cosa a guidarlo era stato l'istinto di sopravvivenza.

Così, a notte fonda il fuggitivo, un ragazzo dagli occhi cioccolato, si abbandonò fra le braccia di Morfeo, stremato e nella speranza che un giorno sarebbe riuscito a trovare la pace.

No angels √Spideypool AU™Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora