Prologo

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Salì l'ultimo gradino del ingresso con la scatola ancora tra le braccia e camminai piano fino ad arrivare davanti all'ascensore, misi giù la scatola contenente le mie cose e lo richiamai giù

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Salì l'ultimo gradino del ingresso con la scatola ancora tra le braccia e camminai piano fino ad arrivare davanti all'ascensore, misi giù la scatola contenente le mie cose e lo richiamai giù.

Picchiettai con le dita sopra la superficie fredda che lo componeva, avevo fretta.
Erano già le nove ed io ancora non avevo finito di sistemare l'appartamento.
Non che fosse un problema, se avessi avuto tempo, ma l'indomani sarei dovuta andare al mio primo colloquio di lavoro. Quindi non volevo rischiare di arrivare tardi. Che figura avrei fatto? Già in ritardo al colloquio? Non avrei di certo ispirato la fiducia del mio capo.

Qualche mese fa avevo sentito che uno dei più prestigiosi studi legali stava cercando delle praticanti capaci e diligenti. Non avevo ancora finito l'università, ma mi ero subito appuntata il nome e l'indirizzo dello studio.

Una volta finito l'ultimo esame avevo chiamato per avere conferma, per sapere se erano ancora alla ricerca di una praticante.
Alla risposta affermativa avevo preso appuntamento con il responsabile delle assunzioni per domani.
Al telefono avevo parlato con una certa Agatha Rooden. Una volta arrivata, non avrei dovuto fare altro che chiedere di lei.

Mi ero trasferita da Sydney a New York, proprio per iniziare a lavorare qui.
Con i risparmi che mi ero tenuta da parte ero riuscita ad affittare un appartamento poco lontano dal centro. Un buon posto, tranquillo e lontano dalla confusione della città.

Sorrisi soddisfatta quando vidi le porte dell'ascensore aprirsi. Presi la scatola tra le braccia ed entrai, schiacciando il bottone per il quarto piano.
Odiavo andare in ascensore, se fosse stato per me avrei preso le scale, ma la pesantezza di questa scatola non mi aveva permesso di farmi tutte quelle rampe dal piano terra al quarto.

Un suono sordo e le porte si aprirono permettendomi di uscire da quella trappola mortale.
C'era un motivo particolare se odiavo andare in ascensore. Non avevo la paura dei spazzi chiusi, ma mi procurava un senso d'angoscia la possibilità di rimanere rinchiusa lì dentro, al buio, per chissà quanto tempo. Mi faceva sentire in ansia.

Appoggiai la scatola a terra e cercai le chiavi dell'appartamento, presi il mazzo di chiavi infilandola nella serratura, mi abbassai per riprendere la scatola ed entrai chiudendomi la porta alle spalle con un calcio. L'appartamento era piccolo ma carino.

Ero arrivata questa mattina presto, partita direttamente con le scatole. Il tempo per sistemare ancora non l'avevo trovato ma avevo avuto modo di arrangiare il minimo indispensabile. Per fortuna dentro c'erano già mobili ed elettrodomestici vari.

Posai la scatola sul ripiano della cucina e buttai le chiavi sulla penisola.
Sentì il cellulare suonare, mi girai in cerca di quel aggeggio, ma non lo trovai. Seguì il suono della suoneria fino ad arrivare nella stanza da letto; era sotto il giubbotto estivo.

Lo tenevo attorno a me, anche se non era più estate, solo perché non avevo avuto il tempo di metterlo via.
Ma essendo già iniziato l'autunno le cose estive dovevano essere messe via per tirare fuori i vestiti più pesanti e caldi. Era già arrivata la stagione delle foglie colorate e delle piogge abbondanti.

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