Capitolo 2

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Quella maledetta sveglia iniziò a suonare, un giorno la butterò dalla finestra, cazzo. Era essa a ricordarmi che dovevo alzarmi, affrontare una nuova giornata. Ecco perché la odiavo.Mi avviai verso il bagno, fissando il mio riflesso allo specchio. Orribile, ero orribile. Le enormi occhiaie sotto gli occhi non sarei riuscita a naconderle nemmeno con un chilo di trucco. Mi lavai velocemente, mi vestii e raggiunsi mia nonna in cucina.

N:-Tesoro, ho preparato la colazione-. sorrise, finsi un sorriso afferrando la cartella.

D:-Sono già in ritardo, ci vediamo dopo-.le diedi un bacio sulla guancia e uscii di casa. Il vento mi tagliava la faccia, più di quanto già non lo fosse. Mi incamminai verso l'inferno, comunemente chiamato 'High School'. Sperai di non incontrare lui . Una volta arrivata, spalancai le porte per entrare. La confusione che c'era prima cessò, dando inizio a dei sussurri. Io avanzavo verso il mio armadietto, cercando di non fare caso alle voci alle mie spalle.

???:-Guarda quanto è brutta-.

??:-Oh, potrebbe avere la decenza di non venire in questo stato-.

?:-è una balena-.

Questo sussurravano, purtroppo li sentivo. Qualcuno mi cinse i fianchi da dietro, facendomi ghiacciare. Era lui...

J:- Piccola, eccomi qui. Ti sono mancato? -.chiese ironico. Non mi voltai. Spinse il mio corpo in avanti, facendomi battere la testa contro il mio armadietto. Gemetti dal dolore.

J:-Rispondimi quando ti parlo!-. Esclamò, tutti gli studenti se ne andarono per lasciarci da soli. Mi tirò i capelli indietro, avvicinando le labbra al mio orecchio.

J:-Queste ferite ti donano, dovrei procurartene di più!-. disse ridacchiando. Mi sentii morire in quel momento. Mi gettò per terra come se fossi un oggetto inutile. Mi lanciò un calcio sullo stomaco, facendomi accasciare per terra. Le lacrime minacciavano di uscire, ma speravo di trattenerle. Ero a pancia in su, con gli occhi chiusi e il fiatone. Sentii la suola della sua scarpa premere sul mio stomaco, pestandomi come un moscerino. Strinsi i denti per non gridare.

J:-Sei così divertente Daisy, Ti lasci picchiare da chiunque, senza proferire parola.-.ghignò. Tossii.Si abbassò alla mia altezza.

J:-Ci si vede, tesoro.-.conclude, girò i tacchi e se ne andò, lasciandomi qui, sola, in mezzo al corridoio.Lui non è umano.

JUSTIN

La campanella suonò, era ora di andare in mensa. Odiavo il cibo della mensa, ma eravamo costretti a mangiarlo. Sbuffai dirigendomi lì, insieme ai miei migliori amici. Quando entrammo, ci sedemmo su un tavolo libero. I miei occhi cercavano lei, Daisy.

Mi sfogavo sempre su di lei, ma lei non opponeva resistenza.Poggiai i piedi sul tavolo, alzandomi su esso. Sorrisi mentalmente per la mia idea.

j:- Daisy Miller E una sfigata! Daisy MIller E una sfigata!-.Urlai, dopo pochi secondi si creò un coro. Daisy arrossì per la vergogna. Le tirai una mela, Ryan una banana e tutti iniziarono a lanciarle il cibo. Tutto ciò che facevo io veniva ripetuto, ero un esempio da seguire.

Daisy, cercava di schivare i colpi, ma la sua chioma mora si sporcò di pasta al sugo, per non parlare dei suoi abiti ormai macchiati. Scoppiai a ridere quando scappò via, probabilmente in bagno.

DAISY

Ho sempre pensato che Bieber avesse delle rotelle fuori posto, ma ora i miei pensieri hanno avuto conferma. È pazzo, nessuno farebbe ciò che fa lui. Quale ragazzo sano di mente picchierebbe una ragazza? Adesso sono seduta sul pavimento del bagno, con la porta chiusa. Le lacrime, mischiate con il nero del mascara, cadevano per terra sporcando il pavimento. Perché tutto ciò che facevo era sbagliato? Sono davvero così diversa?

Poggiai la fronte sulle ginocchia.

C:-Hai visto com'è scappata via? È stata ridicola!-. rise Chanel

quindi intuii che anche le altre due oche erano presenti. Cercai di silenziare il mio respiro, non volevo essere scoperta.

??:- quando mai Daisy Miller non é redicola?Quella ragazza è la sfiga in persona!-.Alzo gli occhi cercando di non piangere, era un metodo che spesso funzionava, ma in casi come questi sembrava impossibile reprimere le lacrime.

Le sentii ridere, ma dopo qualche secondo non sentii più volare una mosca. Forse avevo via libera. Mi alzai in piedi, con il dorso della mano tolsi le lacrime dal mio viso, anche se apparivo sempre un mostro. Aprii la porta e guardai a destra e sinistra. Via libera!

Quando pensavo che non ci fosse nessuno, Chanel mise una mano sul mio petto, spingendomi dentro il bagno. Oh, no.

il buio dei suoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora