Capitolo 3

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Continuo a pensarci. Quel bacio era stato bellissimo, non posso negarlo, ma resta il fatto che la odio. Insomma, ora entro in casa, mangio qualcosa e faccio una bella partita a Uncharted 4 così smetterò di pensarci. Chi se ne frega se Taylor è repressa o no, mi ha trattato troppo male. Non posso perdonarla con un bacio anche se é stato decisamente eccitante. Ma io non posso perdonarla, è da un anno che progetto di vendicarmi. Cazzo! Sono un fottuto genio. Posso sfruttare quest'opportunitá per far passare a lei, almeno in parte, quello che ha fatto passare a me. In quel momento mi arriva un messaggio su Whatsapp da un numero sconosciuto:


Ehi, sono io, Taylor, mi dispiace per quello che è successo, vorrei vederti per parlarne. Fammi sapere.

Uhm... Perfetto.

Vediamoci stasera alle 22, Melbourne Street.

Appena mando il messaggio ho un senso di ansia e una fitta strana dallo stomaco in giù. Non ci faccio caso più di tanto e inizio la mia partita a Uncharted 4. Il pomeriggio passa velocemente. La sera mi preparo con una felpa stile giocatore di football, uno skinny jeans, le Converse e esco di casa. Arrivo al luogo dell'appuntamento 5 minuti prima. Alle 22 precise arriva lei, con il cappuccio della felpa in testa, come se non volesse farsi riconoscere. Ma poi realizzo che lei lo porta spesso. Lei si avvicina e mi saluta, ricambio il saluto e un pò fredda le chiedo "Beh, quindi cosa vuoi dirmi?" lei si toglie il cappuccio "Che mi è piaciuto molto il bacio e da come avrai capito, non sono etero, proprio per niente" la guardo dritta nei suoi occhi scuri "Questo l'ho capito, ma allora perché mi hai sempre presa in giro per il fatto che mi piacciono le donne?" mi guarda con aria smarrita "Non so, non mi accettavo e odiavo il fatto che tu ti accettassi...". A quel punto mi fa quasi pena, avrà già sofferto molto. Mentre sono nei miei pensieri, lei mi bacia di nuovo, stavolta con più passione del pomeriggio. Mi sbatte al muro e inizia a far passeggiare le sue mani sotto la mia felpa. La sua lingua esplora ogni angolo della mia bocca. Apro la cerniera della sua felpa, le metto le mani sui fianchi e la stringo di più a me. Lei fa lo stesso a me e poi fa scendere le mani ancora più giù. Mi mordicchia piano la lingua. Poi ci stacchiamo e io le chiedo "Ma adesso ti accetti?" e lei "Non lo so ancora". Mi dà un altro bacio veloce a stampo, si rimette il cappuccio e mi dice "Devo andare adesso". Perché se ne è andata così adesso? Ho detto qualcosa di male? Ufff, che strana questa ragazza. Rimango seduta un pò di tempo lì a pensare, mi infilo le cuffiette e seleziono I kissed a girl di Katy Perry. Questa canzone mi aiuta a pensare, in fondo da un lato è adatta a Taylor. Quando finisce la canzone mi alzo e, sempre con le cuffiette nelle orecchie, mi avvio verso casa. Decido di fare il giro lungo e passare per il parco. Forse anche perché so che Taylor è lì. Nah, io non voglio vedere lei. Prendo la stradina sul retro del parco e entro da un'altra entrata e non da quella principale. C'è puzza di fumo perché questa entrata è meno frequentata e quindi gli adolescenti vengono spesso a fumare qui. Dall'entrata, una stradina porta alle "panchine nascoste". Sono 4 o 5 panchine posizionate in un ordine ben preciso, e sono chiamate così perché sono nascoste, appunto, da alberi e cespugli. Ci ripenso, e al posto di tornarmene a casa mi dirigo verso una di quelle panchine. Mi avvicino alla prima e... Beh è occupata da una coppietta. E anche se sono di spalle mi pare di riconoscerli. Vaffanculo.

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