Capitolo 1

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Finalmente, dopo ore di viaggio, avevamo varcato la soglia della nuova città che ci avrebbe ospitato e mentre la vettura decelerava la sua corsa, io potevo ammirare il bellissimo luogo in cui la natura predominava.

Aria fresca che si infrangeva sul mio candido volto e che faceva sorgere un sincero ed estasiato sorriso di benessere. Era difficile colpirmi positivamente, ma quella cittadina aveva un non so che di speciale, come se fossi tornata in un luogo in cui avevo gia vissuto, una sensazione di benessere che però contrastava quella di curiosità e inquietudine che in parte mi donava, sensazioni che decisi di metter via, conscia del fatto che fossero scaturite solo dalla scoperta di un nuovo posto e dall'ansia delle persone che da li a breve avrei incontrato.

Il pensiero andava ai miei coetanei e alla speranza di riuscire a conquistare qualche amicizia. Seppur non fossi una ragazza molto espansiva e dedita alla mondanità, l'idea di uscire e distrarmi dal mio passato, non era per niente male.

Giungemmo dinanzi ad un imponente cancello in ferro battuto che si aprì al nostro preciso arrivo e mentre l'auto scorreva lungo il vialetto di breccio, feci capolino con la testa al di fuori del finestrino, rimanendo a bocca aperta per lo stupore derivato dalla bellezza di quella tenuta. Era immensa, elegante, incredibilmente antica, un artefatto che non vedevo l'ora di studiare in ogni minimo dettaglio e magari chissà, il mio prossimo racconto avrebbe parlato proprio della magia di quel posto.

Fremente come non mai, a stento attesi che la vettura si fermò e scesi di corsa per raggiungere l'enorme portone in legno intagliato, su cui erano incise strane scritte, sicuramente in latino, ma la mia attenzione fu catturata dalle colonne laterali che sorreggevano l'immensa veranda. Mi accostai ad una di esse e ne accarezzai ogni minimo dettaglio, tenendo fedelmente il mio taccuino e la mia penna con l'altra mano.

Ero solita portare questi oggetti in qualsiasi posto andassi e, a differenza dei miei coetanei, prediligevo i vecchi metodi di scrittura a quelli più moderni come i computer e gli smartphone.

Mio padre mi raggiunse subito dopo, anche lui intento ad ammirare il contesto nel quale avremmo passato i prossimi mesi. La sua era deformazione professionale, amava studiare ogni dettaglio presente in luoghi e oggetti antichi e questo per lui era il lavoro che aspettava da una vita.

Entrambi, appena ci presentarono l'affare, ci chiedemmo che cosa ci facesse una villa del genere in un contesto umile come la cittadina Chasseurs e credo che fu proprio questo particolare a segnare l'inizio di questo incarico che gia mi piaceva.

Improvvisamente il portone si spalancò, mostrando l'esile figura di un uomo che non tardò a presentarsi.

-Buongiorno..sono il signor Francois Bernard..voi dovete essere il signor Aaron Keller, il restauratore, giusto?-

-Esattamente...e lei è mia figlia Andrea-

Mio padre porse cordialmente la mano all'uomo che però sembrava alquanto occupato ad osservarmi in maniera quasi ossessiva, tanto da sentirci infastiditi e imbarazzati al tempo stesso.

L'uomo rimase in silenzio, si limitò ad indietreggiare di qualche passo e a farci segno di avanzare all'interno della villa, cosa che facemmo nell'immediato, rimanendo ancor più affascinati da ciò che potemmo ammirare, seppur la polvere regnasse sovrana in quella tenuta ormai abbandonata.

Seguimmo il signor Bernard, scrutando ogni minimo dettaglio che si palesava dinanzi ai nostri occhi. Sembravamo due affamati di fronte ad un piatto prelibato. Quei mobili, quei gingilli, quelle stanze, erano per noi il più grande tesoro mai visto e bramavamo entrambi di studiarli minuziosamente.

Dopo qualche metro di infiniti corridoi, giungemmo all'ala destra della villa, ala, a quanto sembrava, dedicata originariamente alla schiavitù, infatti dalle camere che avremmo occupato noi, si poteva accedere facilmente alle cucine.

-Lascerò a vostra disposizione tutta la villa e le chiavi di quest'ultima..-

Mormorò l'uomo, porgendo le chiavi in questione a mio padre che infatti allungò le mani per afferrarle, prima che il signor Bernand non le ritraesse improvvisamente.

-A una condizione. Qui dentro non dovrà esserci nessun altro oltre a voi.-

Il suo sguardo incrociò il mio. Odiavo il fatto che, per gli adulti, fosse scontato che fossero i giovani ad infrangere le regole, anche perchè, tra i due, sembravo più io il genitore, rispetto a mio padre.

-Non deve temere, signor Bernard, mia figlia è più matura di ogni altra ragazza della sua stessa età. Sa bene ciò che deve e non deve fare..-

A quelle rassicuranti parole, l'uomo misterioso pose finalmente le chiavi tra le mani di mio padre che di conseguenza le strinse forte, quasi come se avesse timore che potesse portargliele nuovamente via.

-Passerò qui ogni settimana e mi aspetto un resoconto dettagliato circa la stima di ogni singolo oggetto qui contenuto. Voglio disfarmi di questa casa il più presto possibile.-

-Verrà fatto...ci vorrà molto tempo ma verrà fatto!-

-Bene.-

Mormorò severamente, posando di nuovo il suo sguardo sulla mia persona, facendo si che un forte brivido di freddo mi pervase inspiegabilmente. Non potei far altro che rallegrarmi nel vedere la sua figura allontanarsi da noi, per poi uscire del tutto dalla proprietà.

Al di là del tempo..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora