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Non riesco a dormire, e sono già le 3:00 di notte, accidenti. Continuo a rigirarmi nel letto e a pensare alla foto di me e Liam, che ho lasciato sotto ad un libro sul comodino: mi rifiuto di vedere ancora la faccia di quel verme.
Sento la gola secca e prendo il bicchiere d'acqua dal comodino, che, una volta svuotato, sbatto pigramente sul mobile.
Questo gesto mi ricorda di quando mi sono reso conto che non solo ero attratto dai ragazzi, visto che ero sempre stato convinto del contrario e non volevo credere alla realtà per paura del giudizio degli altri, ma che ero attratto da lui.

Flashback
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«Quanto ci vuole ancora?» chiedo.
«Ci siamo quasi.» risponde Zayn.
Alzo il volume dello stereo della macchina per sentire meglio la musica in modo da pensare il meno possibile.
In questi giorni sono parecchio strano.
Non so che mi succede.
Qualche sera fa ero con Louis e stavamo passeggiando per il parco. Ad un tratto ha esclamato che avevo una zanzara in faccia e mi ha tirato uno schiaffo leggero, poi un altro e un altro ancora, ed è scoppiato a ridere guardando la mia faccia stravolta. Allora io ho capito il suo scherzo e gli sono saltato addosso: ho cominciato a sollevarlo e buttarlo per terra ripetutamente, mentre lui tirava calci in aria e mi trascinava per terra a sua volta.
Ci siamo buttati sul prato esausti, e quando mi sono girato a guardarlo mi sono soffermato sulle sue guance rosse, gli occhi lucidi, le labbra schiuse con le nuvolette di vapore che ci passavano attraverso, la fronte sudata e i capelli scompigliati più del solito che si univano in ciocche bagnate e gli incorniciavano il viso, con quel suo solito accenno di barba. E poi si è girato verso di me, facendomi sussultare il cuore ed arrossire, e ho pensato che fosse davvero bello, ma al pensiero mi sono sentito strano, diverso. A quel punto lui si è alzato e mi ha detto di dover andare. Tutto ciò mi ha sconvolto, e da lì non ho più smesso di pensarci, così ho cercato di evitare Louis. Ho paura a rivederlo stasera, non so come mi comporterò: e se avesse capito cosa ho pensato e non volesse più vedermi? Sto cercando di negare a me stesso i miei stessi pensieri ma non ci riesco. Magari è stato solo un qualcosa di momentaneo. Non lo so. Sono ancora giovane, magari è solo un momento strano, una di quelle "fasi", come le chiamano gli adulti. Sto parlando come un bambino però, perché in realtà sono già un adulto anche io, giovane ma lo sono, dati i miei vent'anni. Louis ne ha ventitré, ormai sarà abbastanza maturo da capire che cose come l'omofobia sono da coglioni. Ad ogni modo non voglio vederlo, perché se anche io fossi davvero gay lui non dovrebbe avere problemi, soprattutto se si tratta del suo migliore amico.
Guardo fuori dal finestrino e mi sento soffocare e inizio a sudare dal caldo, così lo abbasso.
«Tutto bene?»
La voce di Zayn mi riporta alla realtà.
«Quanto manca ancora?» tento di cambiare argomento.
«Harry, rispondi. Sei sicuro che sia tutto...»
«Non ho niente, cazzo. Ora dimmi quanto manca, per la miseria.»
«Harry...siamo già arrivati.»
«E allora perché mi fai perdere tempo? Forza scendi, gli altri ci aspettano.»
Zayn mi guarda storto, ma io sono già sceso dalla macchina.
Appena entriamo nell'edificio della confraternita mi guardo attorno per cercare Louis, ma fortunatamente nessuna traccia.
«Hey bello, ci sei?»
Vedo la mano di Liam agitarsi davanti al mio naso.
«Scusami, ciao bello.»
Lui mi sorride ed io ricambio.
Ci salutiamo con un cinque unito ad un colpo con la spalla.
«Tutto a posto? Ti vedo un po' teso. Dai vieni, andiamo a prendere qualcosa da bere così ti rilassi un po'.» dice tirandomi una gomitata.
«Tenti sempre di farmi ubriacare, vero brutto stronzo astemio?» lo provoco ridendo.
Odia quando lo chiamo così, infatti mi tira un colpo sulla nuca.
Non dovrei sfotterlo effettivamente, visto che è grazie a lui se torniamo nelle nostre camere sani e salvi.
A primo impatto, di Liam si pensa che non è il genere di persona che va in posti come le discoteche e le feste delle confraternite poiché è un tipo molto responsabile, educato e maturo per la sua età, ma poi conoscendolo capisci che non per forza quelli come Liam non vanno alle feste, ma semplicemente lo fanno in maniera più..."adulta".
Quando arriviamo al bancone, prima che possa chiedere ciò che voglio, Zayn chiede due drink, uno anche per me.
«So io cosa ti serve, oggi devi rilassarti un po' più del solito a quanto vedo.»
«Perché dovrei calmarmi?!» sbotto facendo un passo verso di lui.
Lui abbassa lo sguardo e alza le mani sogghignando.
«Oh, piantala. Non ho niente.» dico abbassando gradualmente il tono della voce e rendendomi conto di ciò che ho appena fatto.
Arrivano i bicchieri, e Zayn sbatte il suo contro il mio, che scivola sulla superficie del bancone, verso di me.
Lo fermo con una mano e lo porto alla bocca.
«Vai, vai, senti che roba!» esclama lui mentre faccio scorrere giù per la gola la bevanda rosa.
Non so quale sia il nome del drink, ma ne voglio ancora: dopo già pochi secondi sento la testa più leggera ed un bruciore nella gola che si estende verso il petto e la lingua, e si dissolve per poi tornare e dissolversi ancora. Una sensazione così piacevole, sarebbe un peccato rinunciare ad un altro sorso. Inoltre la mia ansia sta svanendo, Louis non mi preoccupa più di tanto ora.
Sono ancora abbastanza sobrio, nonostante tutto.
Sto per chiederne ancora, quando una voce accanto a me, che riconosco bene, dice:
«Altri due di quello che ha preso lui.»
Louis mi guarda e quando arrivano i bicchieri, senza togliere lo sguardo da me, abbassa la voce:«Grazie.»
Mi passa un bicchiere, ed io deglutisco.
Forse l'ansia non se ne è andata davvero.
Cerco di non guardarlo negli occhi, so che non riuscirei a sostenere il suo sguardo, e senza dire una parola butto in gola il contenuto del bicchiere.
«Che c'è? Non parli stasera?»
Che cosa gli è successo? La sua voce melodiosa ora suona arrogante.
Ha un'espressione cupa, misteriosa, che mi inquieta.
Mentre sto bevendo, lui sbatte il bicchiere sul bancone: ha già finito. Come ha fatto a bere tutto in un fiato?
È decisamente ubriaco.
Non riesco a dirgli una parola, non è il Louis che conosco questo.
Proprio in quel momento arrivano dei miei amici che mi prendono per un braccio e mi trascinano con loro per ballare, anche loro ubriachi.
«Forza, Harry! Fai la tua mossa!»
Un gruppo di ragazze ci sta guardando ed io decido di fare un po' di scena, così inizio a muovermi a passi di break dance. Le ragazze applaudono, urlano, fischiano e ridono. Io continuo a girarmi verso Louis, e lo trovo tra tutta la gente a fissarmi in maniera strana, buia, mentre beve dal suo bicchiere.
Io decido di infischiarmene e continuare a ballare. Pensavo fosse il mio migliore amico, ma si è rivelato un bastardo pronto a rifiutare anche il suo più grande amico, io, solo per il suo orientamento sessuale. Ora quel bastardo starà pensando ad un modo per umiliarmi, prendermi in giro, ma io non mi lascerò intimidire da lui.
Continuo a ballare, con il sudore che mi scorre sulla fronte e sul collo.
Finisco il mio numero e una ragazza bionda, chiaramente ubriaca, mi si avvicina e mi inizia a toccare le braccia, il petto e la schiena.
«Sei bravo, riccio. Sei così bravo a ballare anche nel letto?» dice sorridendo e passandomi una mano dei capelli.
Io scuoto la testa, a disagio. Non voglio che mi tocchi. Non mi piace, e non provo divertimento a fare il puttaniere come fanno gli altri.
Mi giro a guardare nel punto in cui ho lasciato Louis, ma non c'è più.
Tutte le ragazze mi stanno circondando ma io le respingo, non le voglio, non voglio che mi sfiorino neanche, queste puttane. Mi sento soffocare, quando sento una stretta al braccio, delle dita che si avvolgono attorno al muscolo, e vengo trascinato fuori dalla mucchia di persone. C'è così tanta gente che non riesco a vedere chi è che mi sta tirando.
Inizio ad urlare di lasciarmi, e mi dimeno tentando di liberarmi dalla presa, ma invano.
Nessuno può sentirmi, la musica è troppo forte.
Vengo sbattuto contro un muro e chiudo gli occhi.
Quando li riapro distinguo un corridoio stretto, senza persone, in penombra, la luce della sala dove stanno ballando tutti è più lontana, il suono più ovattato.
Poi, proprio davanti a me, a pochi millimetri, metto a fuoco i suoi occhi.
«L-Louis...ma che stai...» dico mentre cerco di riprendermi.
«Zitto. Lo so che non volevi stare lì. Ora è tutto a posto.»
«Che ne sai che non volevo rimanere lì?!» sbotto.
«Lo so. Infondo lo sappiamo tutti e due che le ragazze non ti interessano più di tanto.» sogghigna.
«Tu sei pazzo, e pure ubriaco! Cosa vuoi fare, eh? Umiliarmi? Tu non sai un cazzo!»
Le sue dita stringono il colletto della mia maglia e le sue labbra si premono violentemente contro le mie, bloccandomi il respiro.
Non riesco a schiarire i pensieri, a ragionare, a realizzare, e non credo sia colpa solo dell'alcol.
Le sue mani scorrono in alto, affondano nei capelli e li strattonano.
Cerco di opporre resistenza, sta agendo senza pensare. Ma non riesco a resistergli, e lentamente lascio il mio corpo nelle sue mani. Gli lascio fare ciò che desidera, usarmi a suo piacimento. Senza staccarmi dal muro, mi trascina verso la porta di una camera.
La apre e mi butta dentro alla camera buia mentre io, con l'alcol che fa sempre più effetto, mi lascio andare alla situazione e inizio a spogliarlo.
Lui chiude la porta con un calcio, poi nel momento in cui si stacca per farsi togliere la maglia, chiude la porta a chiave, ma senza le sue labbra sulle mie mi manca il respiro, e ne ho bisogno subito, così gli strattono i capelli e premo la sua testa contro la mia.
Lui si lascia cadere sul letto e mi trascina giù con lui. Mentre fa ondeggiare i fianchi, mi gira man mano in modo da farmi ritrovare sotto di lui.
Si sorregge con le braccia sopra di me, smette di baciarmi e mi guarda, per poi sogghignare ed esordire ironicamente:
«Hai ragione, non so proprio un cazzo.»
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Letters ||L.S. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora