2. Emozioni su emozioni

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I primi due giorni delle Olimpiadi passarono ed Harry, da bravo perfezionista qual era, li aveva trascorsi allenandosi come non mai.

Sapeva che non avrebbe mai potuto vincere o arrivare sul podio, ma almeno voleva essere sicuro di poter gareggiare al massimo delle sue capacità. Si allenava talmente spesso che persino il suo allenatore lo stava pregando di prendersi una pausa.

Durante la terza giornata quest'ultimo trascinò letteralmente fuori dalla palestra il giovane atleta, obbligandolo a guardarsi intorno e a godere dell'atmosfera olimpica. Gli diede una pacca amichevole dietro la nuca e lo incoraggiò ad andare ad assistere a qualche gara, affinché capisse lo spirito giusto con cui doveva affrontare questa straordinaria quanto insolita situazione.

"Non ho altra scelta" sbuffò Harry che, pur controvoglia, ascoltò il consiglio del coach.

Si incamminò, quasi trascinando i piedi, verso la zona più vicina in cui si svolgevano le competizioni, pensando a quanto tempo stava perdendo. Avrebbe potuto migliorarsi, facendo prove sulle altezze che ancora faceva fatica a saltare, e invece no: si trovava lì, a girovagare senza meta, in una città a lui sconosciuta.  

Passò distrattamente vicino ad una piscina, quando all'improvviso sentì un boato seguito da tanti applausi. Incuriosito, sfoggiò il suo Olympic Pass, che permetteva a tutti gli atleti di assistere a ogni evento gratuitamente, ed entrò nell'edificio, accomodandosi nella zona a loro riservata.

Guardò in acqua, ma non vide nessun nuotatore, così alzò automaticamente lo sguardo verso i trampolini e notò con sorpresa che Louis Tomlinson e il suo compagno di tuffi erano già in punta piedi, pronti per dare il via alla loro gara.

Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata, nonostante non sapesse se fosse una finale o una semplice qualificazione per il sincro. Sinceramente non gli importava: a lui emozionava a prescindere vedere i tuffi del tanto estroverso quanto elegante atleta inglese. E, in questa occasione, poteva addirittura vederlo dal vivo e non attraverso uno schermo. Era su di giri.

Vide i tuffatori contare e dopo pochi istanti i due si librarono in aria, prima roteando un paio di volte e poi distendendosi mostrando tutta la perfezione dei loro corpi scolpiti da muscoli potenti e allo stesso tempo longilinei. Entrarono in acqua senza fare schizzi e in inequivocabile sincronia e il pubblico applaudì entusiasta.

Quando uscirono dalla piscina, si inchinarono scherzosamente e si diedero un cinque, soddisfatti del risultato ottenuto.

Lo speaker annunciò il loro punteggio, che ad Harry risultò incomprensibile - non aveva mai capito le regole di quello sport e mai le avrebbe capite - ma dalla reazione del pubblico e dei due diretti interessati sembrava decisamente buono. "Sono ammessi alla finale!!" urlò infatti contenta una ragazza avvolta in una bandiera britannica.

Harry, che aveva sentito quel commento, sorrise tra sé e sé, orgoglioso. Era stata un'emozione unica poter vedere dal vivo il suo mito sportivo e avrebbe tanto voluto andare da lui e congratularsi, ma il suo carattere timido lo frenò ancora una volta. 

D'altronde chi era lui per poter dire qualcosa al grande e famoso Louis Tomlinson? Era solo un ragazzino fortunato e sconosciuto al mondo, nessuno sapeva della sua esistenza, tanto meno il tuffatore che tanto gli piaceva.

Un po' avvilito, finì di guardare la gara degli altri partecipanti, nonostante a lui, di loro, non importasse nulla.

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Una volta finita la semifinale, le gradinate della piscina si svuotarono lentamente, lasciando Harry da solo con i suoi pensieri. 

Osservò con sfida l'acqua limpida della piscina. Aveva molte paure, ma l'acqua era decisamente la sua più grande angoscia: non sapeva nuotare, sapeva a mala pena galleggiare e, ad essere sinceri, pure con poca grazia. C'era qualcosa che lo frenava e bloccava ogni volta che metteva piede in una piscina e, dentro di sé, sperava davvero che un giorno riuscisse a superare quella paura irrazionale.

"Ehi bel riccio, ti sei perso e non sai come uscire?"

Una voce acuta richiamò l'attenzione di Harry. Ce l'aveva forse con lui?

Guardò attentamente e, vicino all'uscita, vide in controluce la figura inconfondibile di Louis Tomlinson.

Sorrise involontariamente e scosse la testa. "Sto solo pensando. Bella gara comunque, complimenti per essere in finale!" trovò il coraggio di dire, meravigliando persino se stesso.

Il tuffatore alzò le spalle, come se in realtà non avesse fatto niente di che, per poi ringraziarlo e, prima di uscire definitivamente da quel posto, aggiungere: "Sai, non c'è bisogno che mi spii di continuo. Piacerebbe anche a me conoscerti meglio, Harry". 

Detto questo sfoderò uno dei suoi sorrisi più disarmanti e se ne andò, lasciando spiazzato e incredulo il giovane atleta ancora seduto sulle gradinate.

Sa il mio nome, sa chi sono.

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