1. Ispirazione

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Era notte e mi svegliai.

Non era la prima e di certo non sarebbe stata l'ultima volta in cui mi trasformavo in quella ragazza.

Non sapevo perché facessi quei sogni, né se lei fosse un personaggio reale o frutto di qualche scherzo della mia mente, ma era troppo strano sognarla ogni notte da quando ne avessi memoria. Quando m'incarnavo in lei, vedevo tutto dal suo punto di vista, avevo i suoi ricordi, sentivo i suoi sentimenti, provavo le sue emozioni, vivevo la sua vita. Ormai lei faceva parte di me, così come il suo mondo faceva parte del mio.

Ero sdraiata a pancia in giù e il lenzuolo era diventato una trappola nella quale mi ero attorcigliata. Sentivo caldo, molto caldo. Decisamente troppo caldo per quel periodo, maggio inoltrato. Avevo sete, ma non era quello l'unico motivo che mi spinse ad alzarmi. Per la prima volta sentii l'esigenza di rappresentare quella ragazza e non m'importava che ora fosse.

Tornata dalla cucina, presi il mio blocco schizzi dalla libreria e l'astuccio dal primo cassetto della scrivania. Aveva una serratura per poter essere chiuso a chiave. Quand'ero piccola e la scrivania era nuova, misi il mio diario segreto là dentro. Non chiusi il cassetto a chiave perché credevo che nessuno avrebbe mai provato ad aprirlo. Un giorno colsi di sorpresa mia madre, chinata a cercare nel cassetto qualcosa d'interessante e, trovatala, si voltò verso la porta e vide che l'avevo scoperta. Da allora in poi non tenni più un diario segreto. E il mio rapporto con mia madre andò sempre più deteriorandosi, di certo non solo per quel singolo episodio.

Mi sedetti e iniziai a definire i primi tratti del mio personaggio con la 2B. La disegnai a figura intera, di profilo. Poi aggiunsi colore con le matite acquerellabili. Capelli lunghi fino alla vita, portati da un lato, lisci, biondo scuro con ciocche dorate. Pelle bianca, occhi neri, corpo slanciato e vestito che con una stoffa azzurra la fasciava delicatamente fino alle ginocchia, lasciando la schiena scoperta. La disegnai così per far notare le sue strane cicatrici, che non toglievano niente alla semplice bellezza della ragazza. Avrei tanto voluto essere alta come lei. Lo sfondo era la finestra dalla quale s'intravedeva il panorama che lei era solita osservare. La disegnai seduta sul davanzale, proprio come mi ero vista poche ore prima. Ero abbastanza soddisfatta del risultato finale ottenuto e il sonno mi era tornato. Così lasciai il disegno lì dov'era, posai solo le matite nell'astuccio e misi questo nel cassetto.

Avessi avuto un davanzale anch'io, mi sarebbe piaciuto riaddormentarmi guardando il cielo. Mi dovetti accontentare del mio letto, tornato fresco.


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