5. Libertà?

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È già arrivato il giorno della mia libertà, anzi la notte. Un dubbio pesantissimo mi sta sulle spalle da giorni: meglio andarsene facendosi odiare o andarsene facendosi ancora amare? Sono la loro Elisa, se me ne andassi senza salutare, molto probabilmente i miei fratelli mi odierebbero per non avergli detto che era proprio quello il tanto temuto ultimo giorno con loro e, forse, cancellerebbero dalla loro mente i ricordi dei momenti belli passati in mia compagnia, ma almeno così mi dimenticherebbero più in fretta. Invece, se li salutassi, li vedrei piangere e l'addio (spero, in fondo, in un "arrivederci") spezzerebbe il cuore sia a me che a loro. E in quel caso non mi dimenticherebbero mai più e continuerebbero a soffrire ricordandosi dei bei momenti passati insieme. Io lo so bene perché è così che mi ha lasciato la mia Elisa.

È una fatica ma ho già preso in realtà una decisione: meglio andarsene senza salutare. O per lo meno senza farsi vedere. Do un bacio nel sonno solo a Clara, sperando di non svegliare le sue compagne di stanza, ma lo dedico anche a loro e a tutti gli altri bambini. Ci metto tutta me stessa in quel piccolo gesto d'affetto.

I bambini vanno trattati in un modo, ma Delia? La donna che ci ha cresciuti con l'amore di una madre? Farà male, già lo so, ma almeno lei devo andare a salutarla. La porta della sua stanza è sempre aperta da quando suo marito è morto. Io l'ho conosciuto per poco tempo, ricordo di lui solo che amava infinitamente nostra madre e accettò di vivere in una casa piena di bambini non suoi, solo per rendere felice la sua donna. Dal giorno della sua morte, Delia lascia che i bambini possano venire a trovarla nella notte, proprio come fanno spesso con me. E stanotte la sua bambina più cresciuta, sta andando a dirle addio. La scuoto leggermente, lei si sveglia di soprassalto.

- Ilda!-

Piano piano si siede sul letto e fa spazio anche per me. Sospira e intravedo il suo triste sorriso.

- Sapevo che avresti preso la stessa decisione di Elisa, andandotene nella notte.-

Mi conosce così bene... Non voglio dirle addio, lei è la mia famiglia, è tutto quello che ho.

- Io... Io non so se potrò mai tornare qui.-

- Ilda cara, non dirlo neanche per scherzo. Sai quanto mi costa dire che arrivato anche il tuo momento, ma è così, è arrivato il momento che tu prenda la tua strada, che tu costruisca la tua famiglia, ma non sarò di certo io a impedirti di tornare qui a farci visita quando vuoi. Ti dico solo che se tornerai indietro ancor prima di averci lasciato davvero nel tuo passato, sarà molto più doloroso per te uscire da quel portone.-

Un brivido mi percorre la schiena.

- Più doloroso di questo momento?-

Non posso più trattenermi, le butto le braccia al collo e la stringo per un'ultima volta.

Ora sono sola, non ho un posto dove andare. Vago per la notte e mi perdo nei piccoli dettagli ormai banali. Come gli elfi che si riuniscono attorno a un fuoco per fare le loro danze insieme agli animali. Sono appena andata via da una famiglia, da un grande gruppo al quale appartenevo, chissà se potrò mai unirmi agli elfi o a qualche altra comunità. Per ora non ho il coraggio di avvicinarmi a loro, non credo che bastino le mie orecchie a punta per definirmi davvero una di loro e non so quale gruppo sia più o meno tollerante verso gli ibridi come me... Sì, sono convinta di essere un ibrido anche perché su di me la Maledizione non ha effetto. E si sa, gli effetti di molte cose sono imprevedibili sugli ibridi.

Un fischio assordante interrompe i miei pensieri: sta arrivando un messaggio dal governo. Spero che gli elfel abbiano davvero un buon motivo per disturbare il loro popolo anche nel cuore della notte. Nonostante adesso io abbia gli occhi aperti, vedo solo nero, come prima di ogni messaggio. Poi arriva l'immagine di un'informatrice, solo lei, la sua scrivania e uno sfondo bianco.

Believeland - Le gemelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora