2. Sei l'animo umano

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Se l'animo umano potesse completamente svanire, probabilmente una persona riuscirebbe a trovare maggior felicità. Eppure, anche così, l'umanità in ciascuno di noi ne prova terrore come verso null'altro. Per una persona, perdere le proprie memorie d'essere umano... quale assoluto terrificante, atroce e doloroso evento dev'essere!
-Nakajima Atsushi, Sangetsuki

 Si era svegliata.
 Safu si era risvegliata e ora riusciva finalmente a comprendere tutto.
 Era finalmente consapevole di quanto le era accaduto.
 Cosa hai fatto... che cosa hai fatto... che cosa hai fatto?
 "Mio dio, Safu. Cosa c'è? Guarda come fluttuano le tue emozioni. Per quanto tempo intendi continuare ad agitarti in quel modo? Che ragazzina problematica, che spreco per la tua bellezza." L'uomo ridacchiò. "Ah, scherzavo, scherzavo, un banalissimo scherzo. Non è affatto vero, non dar peso a quello che ho detto. Sei sempre bellissima, meravigliosa. E un enorme successo, anche. Finora, è andato tutto esattamente secondo i piani. E naturalmente, non vi saranno intoppi neppure in futuro." Disse continuando a sogghignare.
 Dalla sua posizione accanto alla ragazza, l'uomo continuava a ridere.
 Demonio.
 Eri un demonio, allora...
 Perché – perché – per quale ragione mi hai fatto una cosa simile?
 "Non sei solo meravigliosa, anche resiliente. Per me sei la persona ideale, Safu, lascia che te lo dica. In fin dei conti, non riesco a mentire con te. Al... al principio ho disposto che venissi prelevata solo perché avevo bisogno di un campione e pensavo di trattarti come un qualunque altro saggio. Oh, spero mi perdonerai, non voglio che tu mi disprezzi in quel modo. Non immaginavo saresti stata tanto forte e meravigliosa. Safu, tu mi hai stregato. Potrei ripeterlo milioni di volte. Tu sei il mio ideale – esattamente ciò che cercavo. Per questo farò di te una regina. No, qualcuno che prossimo a una divinità. Un'esistenza perfetta. Tu ed io governeremo il mondo insieme. Cosa te ne pare? Non ti sembra elettrizzante come idea?"
 Demonio.
 Sei un demonio.
 Sta lontano da me. Sta lontano da me.
 Ma la sua voce non lo raggiungeva.
 L'uomo continuava a parlare con fervore, quasi posseduto. Le sue guance erano imporporate da un certo colorito, e proseguiva camminando in circolo, la schiena piegata lievemente in avanti.
 Sembrava un pesce in un acquario, che girava, e girava, girava e girava, nuotando in uno spazio ristretto. Girava e girava. Girava e girava.
 I piedi dell'uomo calpestavano silenziosamente il pavimento mentre continuava a parlare, forse più con se stesso che con Safu.
 "Sei finalmente nelle mie mani. Il materiale ideale. Oh, Safu, non sono uno che crede nel fato; non credo in forze che superano i confini del potere umano, né che i cieli sono in controllo delle nostre vite. Ho sempre deriso e considerato assurde, cose del genere. Però – spero non riderai di me... Dopo averti incontrata, Safu, io, beh ecco... penso di credere almeno un po' nel così detto 'fato'. Forse è la verità, forse esiste davvero un Dio, e sta tentando in questo momento di consegnarmi un potere assoluto. Altrimenti, come spiegheresti che ti ho incontrata proprio in questo modo? Per questo farò di te una dea. Io possiedo il potere per farlo. Oh, già. Ieri ti ho detto che non hai più bisogno di un nome. Certo, sì, è così. Getta via il tuo vecchio nome, te ne conferirò uno degno di una dea."
 I piedi e la lingua dell'uomo non mostravano alcun segno di volersi fermare.
 Proseguiva a camminare. Proseguiva a parlare.
 "Ma certo, cosa ne dici..." I piedi dell'uomo si fermarono bruscamente e un sorriso gli si allargò lentamente sul volto. "Cosa ne dici di... Elyurias?"
 Elyurias?
L'uomo riprese a camminare. Il sorriso beato ancora in volto. "Uno splendido nome, non lo credi anche tu? Indubbiamente, un nome adatto a una regina. Forse ancora più appropriato per qualcuno come te."
 Quest'uomo...
 Lo sguardo di Safu si strinse su di lui, fissandolo per la prima volta in modo adeguato.
 A primo sguardo, il viso sottile appariva gentile. L'età era difficile da identificare. A seconda di come la luce lo colpiva, poteva apparire molto giovane o incredibilmente vecchio. L'uomo si era completamente estraniato da ciò che lo circondava e continuava a crogiolarsi nel suo mondo, fissando nel vuoto e soliloquiando i propri sentimenti.
 Inebriato da se stesso.
 Quest'uomo era completamente assorbito in se stesso. Credeva che le proprie abilità fossero pari a un Dio. Era convinto che tutto gli fosse stato consegnato, che tutto gli sarebbe stato perdonato. Per questo... per questo aveva potuto farle qualcosa di simile.
 "Ancora un po'... Ancora poco e il mio progetto sarà completo. Tu eri l'ultima pedina. Grazie a te, i pezzi di cui avevo bisogno sono nelle mie mani. Sono finalmente al completo, senz'ombra di dubbio. Ora mi serve solo tempo. Altro tempo. Come ti senti? Vorrei ti sentissi a tuo agio, farei di tutto per questo. Dopotutto, sei una delle cose più importanti della mia vita, in questo momento."
 Li-....
 "Cosa? Safu, stavi dicendo qualcosa?"
 Liberami. Fammi tornare chi ero prima. Permettimi di rivederlo.
 Le sue emozioni ribollivano rabbiose. Un vento che rombava nel suo cuore, ululando fragorosamente. Sentiva di voler gridare a pieni polmoni. Sentiva di voler piangere.
 Voglio vederti.
 "Oh, cosa c'è? I tuoi valori stanno salendo. Avrai qualche problema nell'adattarti al nuovo ambiente, immagino. Hmm, pensavo che la transizione sarebbe stata più lineare. Oh, no, non intendevo incolparti per questo. Non esiste nulla al mondo per cui t'incolperei... dopotutto, sei il mio tesoro più prezioso. Ti spiacerebbe dormire ancora per un po'? Le cose dovrebbero migliorare, così. Hm? – Mother sembra d'accordo col mio giudizio. Dice che ti prescriverà qualche stabilizzante. Oh, già, non ti ho ancora parlato di lei. Sai, tu e Mother siete direttamente connesse. Mother ha il compito di monitorarti costantemente, in modo da adeguare le tue condizioni al massimo comfort e garantirti il miglior ambiente possibile. È per questo che... lo vedi? Dice che hai bisogno di riposare, adess..."
 Un campanello cominciò a suonare stridulo. Le rade estremità delle sopracciglia dell'uomo si sollevarono.
 "Cosa? Una chiamata urgente... proprio ora? Che scortes– sì, sono io. Qual'è il problema? Oggi è l'Holy Celebration, non hai niente da fare coi tuoi stessi – cosa? Che hai detto? Spiegati meglio. In città? È accaduto in città... no, non può essere... sì, inviami il video. E anche i campioni, tutto quello che avete raccolto... sì, sto andando... cosa? Già trenta cadaveri? In un solo giorno... dunque è successa una cosa simile... ho capito. Basta così, andrò personalmente sul posto... sì, immediatamente, immediatamente."
 Tutto il sangue era fuggito dal profilo dell'uomo. Le sue labbra erano pallide, secche, cadaveriche. Tremavano incontrollabilmente.
 "Un errore. Dev'essere un errore. Non... non può essere accaduta una cosa simile. È semplicemente impossibile." L'uomo stava praticamente urlando, uscendo dalla stanza in uno stato d'agitazione quasi innaturale. Ogni traccia d'eloquenza e disinvoltura di un attimo prima, svanite senza lasciare segno.
 È accaduto qualcosa di simile in città, aveva detto l'uomo. Era accaduto qualcosa all'interno di No. 6? Qualcosa che eccedesse le sue predizioni...?
 No. 6, il luogo in cui sono nata e cresciuta. Eppure ho sempre percepito un senso d'inquietudine dibattersi sotto la superficie. Un luogo così bello e confortevole, ma al contempo, così precario... la persistente sensazione che qualcosa fosse sul punto di accadere... è così che mi sono sempre sentita...
 Safu poteva sentire la rabbia cominciare gradatamente a placarsi.
 Si sentiva assonnata, talmente assonnata da avere la sensazione di svanire. Le era stato iniettato un sonnifero? Quell'uomo le aveva detto di essere connessa con Mother – cosa significava? Mother... oh, ho così tanto sonno.
 La sua coscienza si stava facendo confusa. Era diventato difficile pensare. In simili frangenti, c'era sempre una figura che riaffiorava nella sua mente.
 Shion.
 Provò a invocare il suo nome. Shion sorrideva, annuendo debolmente. Non poteva essere un'illusione. La scena era così vivida, così concreta, come se fosse esattamente davanti ai suoi occhi.
 Hei, Shion. Quand'è che è successo? Ricordo che il sole stava tramontando. Il vento era piuttosto gelido, non è vero? C'era stata la prima neve solo il giorno precedente, e il sentiero era completamente bagnato. Noi camminavamo fianco a fianco. Te lo ricordi? Non l'hai dimenticato, vero?
 Ed io stavo chiamando il tuo nome, non è vero?
 Shion.

No.6 (Volume 7)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora