STORIA DI D.R.

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Oggi parliamo, di una delle avventure più carambolesche, della storia mondiale. Oggi parliamo, di D. R..
D., nasce in Persia, nel 550 a.C.
Dire "nasce in Persia" è un po' impreciso dato che, a quel tempo, l'impero Persiano spopolava: si estendeva dalla penisola Anatomica fino a un punto imprecisato verso oriente. Di fatto qualche anno prima, un certo Cambise aveva lanciato una moda particolare: far parte dell'impero Persiano, chi non ne faceva parte era un fallito e, manco a dirlo, conquistò mezzo mondo. Un giorno la regina Elisabetta dirà di lui: "Se avessi avuto metà del suo talento, a quest'ora gli Stati Uniti sarebbero nelle mie mani e Obama, sarebbe il mio domestico preferito". Non lo sarà mai, ma questa, questa è un'altra storia.
Dicevamo dunque che D. nasce più precisamente in una zona montuosa, poco ospitale, nell'attuale Pakistan. La sua famiglia vive di pastorizia e possiede un'enorme quantità di bovini ovini e suini, anche se questi ultimi non venivano mangiati, ritenuti inferiori.
D. pensa che sia una cosa sbagliata discriminare i maiali e vuole capire se meritano di essere mangiati. Un giorno simula un errore e ne uccide uno mangiandoselo con gusto; trova che sia tutt'altro che inferiore e ne macella in quantità. Tuttavia non può venderlo come tale e così decide di mischiare la carne del maiale con quella di altri animali: D., inventa il kebab.
È un successo devastante, definita da Cambise "una bomba atomica di gusto". Esatto, una bomba atomica. Cambise, che di slogan ne sapeva, decide così di cambiare il nome della penisola da Anatomica (letteralmente "che non è una bomba atomica") in Anatolica. Il kebab diventò la colazione il pranzo e la cena di Cambise, che fece crescere per tutto l'impero kebabbari in quantità. Morirà qualche giorno dopo per "cause naturali" secondo il referto medico, ma secondo l'opinione del popolo la causa è da ricercare nel kebab. D. è quindi perseguitato e costretto a fuggire dall'impero per salvarsi.
Chiede aiuto a un certo Mosè, che si aggirava da quelle parti, promettendogli kebab a vita. Quello, conscio della fine di Cambise, rifiuta i kebab a vita,  ma decide ugualmente di aiutare D..
Non volendo rischiare passano dalla costa sud del Mediterraneo.
Per arrivarci attraversano il Monte Sinai dove Mosè trova quattro tavole con inciso qualcosa in ebraico. Sono pesantissime così Mosè chiede che D. ne porti due. Lui però è indeciso: non sa se portare il kebab che ha in mano o le tavole.
Ovviamente, opta per il kebab.
Mosè lo conduce fino in Sicilia e, una volta arrivati sulla spiaggia, chiede le tavole a D.. "Le ho lasciate in Egitto" risponde.
Erano i 20 comandamenti. Ne resteranno solo 10, peccato, perché anche gli altri non erano malaccio.
D. analizzò qualche giorno dopo i suoi kebab e rilevò che contenevano una grande quantità di erba, forse mangiata dai suoi maiali.
In questa fase avanzata della sua vita, dopo che ne ha passate di tutti i colori, si sente di dare un'opinione sulla vita: "La vita si può rappresentare con due forme comuni: il sole e l'ombra. Il primo rappresenta la forza, la seconda la saggezza: come quando siamo nel pieno del vigore, nel fiore degli anni e la nostra saggezza nel gestire la vita lascia a desiderare, così quando il sole è al culmine della sua orbita l'ombra che proietta un uomo sotto di lui è esigua. E come quando siamo più maturi, coscienti di quelli che sono i nostri obiettivi e i nostri limiti e la nostra saggezza è maggiore, così quando il sole è al tramonto l'ombra che proietta un uomo che lo guarda in faccia senza aver bisogno di corrucciare il viso è imponente."
Arrivato in Italia però, è ancora perseguitato dai Persiani che lo minacciano e lo insultano con lettere. Molte scrivevano: "Profano! Profanoo!".
Profano l'italiano si diceva.
Manco a dirlo, D. va su tutte le furie, e ancora oggi, quando sente qualcuno che lo chiama prof risponde di cattiveria: "Prof tua sorella!", con fare bellicoso di chi viene ferito ogni volta che sente quella parola, ma questa, questa è un'altra storia.

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