un cameriere si avvicinava al tavolo accanto al nostro, con in mano un fazzoletto piegato in un triangolo scaleno e un'agenda rivestita di cuoio rosso. Al centro del tavolo una rosa catturava l'attenzione di Mia, che a sua volta, catturava la mia.
Poco dopo mi accorsi della presenza di un cameriere alle mie spalle, e Mia inizio a ordinare la mia pasta, e la sua insalata di mare.
Venti minuti più tardi servirono i nostri piatti, accompagnati da del vino, e tre calici, notai solo più avanti che il terzo fosse per la donna seduta al tavolo accanto.
L'uomo stappò la bottiglia di vino, che verso nei due calici sistemati ancora al bordo della tavola. Avvicino prima a Mia e poi a me i rispettivi calici, e si limito ad augurarci buona cena con un'espressione stanca.
Iniziai a parlare con Mia solo dopo aver finito la mia pasta al sugo, notando che aveva messo da parte i gamberetti.
- Domani c'è l'appuntamento con Vanessa in ufficio.. credi di poter venire poco prima, potevamo sistemare un'po di cose per la cena..- dissi non molto entusiasta
- Penso di si, ma continuo a essere dell'opinione che dovresti portarla in un luogo più romantico per il vostro primo appuntamento. - rispose senza pensarci due volte. In effetti non aveva tutti i torti. ma ero intento a conoscere la donna, mica a sposarla. Beh.. questa è un'po la mia teoria di vita.
- Vedremo.- risposi evitando di portarla alle lunghe.
Restammo in silenzio i cinque minuti successivi, finché il cellulare di Mia non suonò. Lei si allontanò dal tavolo per rispondere, e io ne approfittai per fumare una sigaretta fuori dal locale.
C'era fresco, e un'aria umida si attaccava alla pelle. Presi dalla tasca interna del mio fidato giubbotto di pelle, il pacchetto di sigarette in metallo, ne uscì una e l'accesi. Era buio, ma un lampione evitava la vista sulle stelle, in quel piccolo parcheggio.
Rientrai per pagare la cena, ma avevo notato la mancanza del portafoglio e del cellulare. Mi girai un'po intorno e vidi Mia intenta a cercarmi nel parcheggio.
- Ehi! - urlai alle spalle di Mia che si girò di colpo. - hai il mio portafoglio a quanto vedo, dammi qua, vado a pagare.-
- Ho già pagato io, non preoccuparti.- rispose mentre cercava qualcosa nella borsa per poi uscire uno scontrino stropicciato e sventolarlo in aria.
- Non avresti dovuto.. quanto ti devo?-
- Non preoccuparti ho detto, la prossima paghi tu. -
- D'accordo -
- Però, dobbiamo ancora fare qualcosa stasera, va bene?- chiese con un sorrisetto stampato in faccia che quasi m'inquietava
- Più che bene - risposi pensando che il minimo da fare, era accontentarla.
Guidò lei, perché non volle rivelarmi dove stessimo andando, sinceramente ero un'po preoccupato, perché conoscevo la sua guida, e diciamo che non era impeccabile.
Guidò per una mezz'ora, e appena arrivati, mi ritrovai in un posto quasi deserto: c'erano dei pini lunghi e sottili al ciglio della strada, e un'aria che sapeva di mare. Scendemmo dalla macchina, e Mia iniziò a correre. La seguii anch'io correndo, ma non raggiunsi la sua velocità.
- Eccoci! - mi disse sottovoce, indicando una spiaggia di sabbia nera, e un mare abbastanza tranquillo per il venticello di quella calda notte. Notai il bellissimo cielo stellato che accompagnava il silenzio di quella spiaggia. Non avevo mai visto tanta tranquillità in un luogo simile.
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Your voice takes me back home.
General Fictionla vita di un giovane cambia in peggio quando perde tutto quello che la vita può offrirgli, così si aggrappa a quella unica luce infondo al tunnel. Mia.