Capitolo 8
Ero silenzioso. Davvero, mi sentivo colpevole al 100% dell'accaduto. Perché in effetti, lo ero.
Sono riuscito a recare danni anche a Mia, per la mia disattenzione. Credevo di far la cosa giusta...
Sono passati due giorni. Due giorni passati all'inferno. Di Mia, nessuna traccia. Avevo passato quelle giornate a telefonare, a vagare per la città, per le città vicine, con un obbiettivo in testa e una foto in tasca. Non riuscivo a sedermi per riprendere fiato, a dormire... non potevo sprecare alcun minuto nella sua ricerca. Mi assillava l'idea che le fosse davvero successo qualcosa, Mia non sarebbe scappata. Mia non mi avrebbe fatto questo, lo so.
Era tarda notte, ed ero con Leonard in ufficio: non stavo lavorando, non sarei riuscito a farlo. Ci siamo dati appuntamento per parlarne là... lui non faceva altro che camminare in avanti e indietro... credevo che si fosse formato un solco sul legno della pavimentazione. Chiamava uffici e altri investigatori, a quanto pare aveva troppa paura per risolvere il caso da solo, anche se non aspettava altro che questo, non riusciva neanche lui a pensare lucidamente. sbatteva pugni contro il tavolo in vetro già traballante, che credevo si potesse spaccare sulle mie gambe. Io restai appunto seduto li a guardarlo, e scrivere qualcosa che mi dettava... qualche nome, numero di telefono.
Mi resi conto poco dopo che sul tavolo poggiate c'erano nove tazzine di caffè vuote. Ne avevo bevute quattro io, mentre cinque leonard. Avevo dimenticato quel che diceva sua madre sul non dare caffè a leonard, soprattutto se nervoso.
Io avevo tutt'altro comportamento dopo il caffè, a me rilassava generalmente... ma quella volta i pensieri restarono fissi. Le mie paure, i miei sensi di colpa, erano quelli. Dopo la morte di Catherine, pensai, non mi ero sentito tanto responsabile di qualcosa accaduto.
- Soto! Ascolta, non accetto un no. E tu mi devi un favore. Devi aiutarmi ad un caso... si, va bene. Nono, vieni verso le cinque. L'indirizzo te lo invio per email. Vieni, mi servi.- disse Leonard guardandomi e accennando vari "si" con la testa verso di me.
- Soto è brava, abbiamo già lavorato insieme. È di origini spagnole, ha ventidue anni, ma ti giuro che è la partner più brava e sveglia che abbia mai conosciuto. È incredibile il suo metodo. Domani le parlo.- disse continuando a fare avanti e indietro, senza guardarmi neanche un secondo.
- Dove la vediamo?- chiesi spostando la testa a destra e sinistra pur di guardarlo.
- No, amico.- si fermò proprio davanti me, e continuò - meglio se vado da solo.-
- Non esiste. Mandale l'indirizzo di casa. Le racconto i particolari. Se è tanto brava come dici, sarà utile farle sentire i particolari, da me.-
- Non credo sia la cosa giusta da fare...
- St. Jameson Ave, pensavo ricordassi il mio indirizzo.- dissi, come per farli appunto capire che è già tutto deciso.
- Lo ricordo..-
- Bene. –
- Solo che dovresti riposare. Conosco anche io Mia. –
- Non ne ho bisogno.-
- Ne avresti.. ma non posso biasimarti. mandami l'indirizzo dello studio medico di Mia, e quello del suo appartamento. La targa dell'auto, il numero telefonico. Domani vengo e depositiamo denuncia con Soto non appena discutiamo sull'accaduto. La polizia ci servirà da appoggio. Sai... conoscere persone più in profondità, accedere ai fascicoli. Possono esserci utili anche quelli. Poi se dovremo usare le armi da fuoco, o comunque fermare qualcuno, ci faranno comodo. C'è il rischio che chi sta agendo alle nostre spalle stia controllando anche le nostre mosse. L'ho sospettato anche quando sono andato con Mia all'appartamento e non c'era mai nulla di strano. Adesso ne sono certo. Doveva sapere che fosse uscita senza te, e che tu fossi già rientrato, cosa che non ti avrebbe spinto a preoccuparti più di tanto. La denuncia potrebbe metterlo o mettergli in allarme.. spingerli a chiedere riscatto o comunque farci capire qualcosa. A questo punto ci sarà utile di tutto. Faremo di tutto per ritrovarla. Lo giuro.
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Your voice takes me back home.
General Fictionla vita di un giovane cambia in peggio quando perde tutto quello che la vita può offrirgli, così si aggrappa a quella unica luce infondo al tunnel. Mia.