Capitolo 14, speciale: che scontro

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Narratore esterno

Non è facile comprendere Colette Dallas, è una ragazza particolare, diversa. Ha un carattere che pochi riescono a sopportare eppure è circondata da "amici". Tanti "amici" e pochi amici.
Vi sembrerà che non ci sia alcuna differenza tra questi due termini, sono formati dalle stesse lettere, dalle stesse sillabe, ordinate nello stesso modo e pronunciate ugualmente. Due parole grammaticalmente uguali, ma di gran lunga differenti nella vita reale. Gli "amici", sono quelli che ti si avvicinano per convenienza, gli amici, sono la tua seconda famiglia.
Colette ha entrambi.
Tra la montagna di conoscenti, c'è anche un ragazzo, un ragazzo che è stato capace d'amarla. Non ha mai capito come Nash si sia innamorato di lei, ed il perché continui a farlo ancora, l'unica cosa che sapeva era che per un periodo, lungo o corto che fosse, anche lei era stata follemente innamorata di lui. Capitava che Nash le si avvicinava e lei provava sempre una grande emozione, un formicolio agli arti, lo stomaco in subbuglio e un sorriso segreto nascente.
Quando scoprì che lui l'amava, fu pervasa da una grande gioia, una voglia incredibile di salare per i campi fioriti come Heidi, ma poi, quello stesso giorni, morì la persona che amava di più al mondo.

Flashback- 12 dicembre 2009

Colette era una bimba con poche amiche, non perché le altre bambine la ignoravano, ma perché a lei bastava avere quelle tre amichette sempre accanto a lei. Inoltre bisognava contare anche gli amici di suo fratello Cameron, e alcuni di quei pochi maschietti della sua classe.
In ogni caso, oggi era particolarmente felice, Nash, il migliore amico di Iris e di suo fratello Cameron, il bambino per cui aveva una cotta da un po' di mesi, le aveva confessato il suo amore. Certo, l'amore che poteva provare un dodicenne, ma era comunque amore.
Ettie era stra felice, quando Nash glielo aveva detto aveva iniziato a saltellare e a piangere presa dalla felicità . Questo però fece spaventare molto Nash, che pensò che la bambina se la fosse presa. Alla fine della giornata scolastica, Colette aveva deciso di andare da Nash a dirgli che anche lui le piaceva, ma prima che potesse muovere un passo verso il bambino dagli occhi chiari e la sua bicicletta verde, venne richiamata da sua madre. A malincuore abbandonò la sua idea di andare di Nash, promettendosi di andarci domani mattina e andò dalla madre e la sua famiglia.
Arrivati a casa Colette corse in casa e iniziò a chiamare la nonna che abitava da quando Colette ne aveva memoria, con lei e la sua famiglia. «Nonna! Nonna siamo tornati!» chiamò sorridente Cora, camminando per tutta la casa alla ricerca della vecchia signora dagli occhi verdi e i capelli brizzolati. Continuò a chiamarla ma non avendo risposta andò con i suoi fratelli alla soglia del salotto dove in lacrime gli attendevano mamma e papà. «dov'è la nonna?» chiese allarmata Colette, «Perché piangi mamma, cos'è successo?» chiese Sierra.
«Ragazzi, io e la mamma dobbiamo dirvi una cosa importante.» li richiamò all'ordine John e li fece sedere sul divano.
A Colette tutto questo non piaceva, non le dava una bella sensazione.
«Figlioli, sta mattina... Mentre voi eravate a scuola la nonna no-non si è sentita bene. L'abbiamo portata a-all'ospedale, l'hanno portata in una camera per fare dei controlli. Due ore dopo i dottori sono usciti dalla camera e... E ci hanno detto che...» Gina scoppiò a piangere e non terminò la frase, non ce ne sarebbe stato lo stesso il bisogno. I figli avevano capito. «No! No lei non può essere morta! Mi aveva promesso che non mi avrebbe abbandonata! Lei lo aveva promesso!» urlò in preda ad una crisi isterica Colette, con le lacrime che scendevano a fontane. «Am-amore, non lo ha scelto lei. Non ha lei scelto d-di andarsene...» cercò di riprendersi Gina nel tentativo di sembrare più forte e di riuscir a consolare la sua bambina. Ma tutto fu vano. «E invece si! È lei che ha scelto di lasciarci mamma! Lo ha scelto lei.... Non la perdonerò  mai!» urlò e corse in camera sua. La bambina si scagliò contro il letto e iniziò a buttare i cuscini per la camera nel tentativo di scaricare la rabbia. Ma non era così facile. A quel punto si buttò sul letto e si coprì il viso con le braccia soffocando singhiozzi e annegando il materasso. Sua nonna Cora, la madre di sua madre, era la persona più importante di tutta la sua vita. Nessuno era mai riuscito a comprendere il caratteraccio di Colette come lo aveva fatto lei, nessuno l'aveva mai aiutata a riprendere la calma e a ragionare come aveva fatto Cora. Per lei, quella vecchietta era la sua ancora, la sua speranza, era il suo tutto. Ma l'amava troppo ed ora che gli è stata portata via odia tutto ciò che è amore. «Ettie» sussurrò una voce spezzata dal pianto. Alzò di poco il viso sotterrato tra le braccia e vide tutti e tre i suoi fratelli sulla soglia della cameretta. Erano ridotti malissimo. Il trucco di Sierra era sbavato, la coda di Carolyn moscia e la maglia di Cameron sgualcita, segno che aveva stretto il tessuto così tanto forte tra i pugni da rovinarlo, lo faceva sempre.
La bambina annuì e i suoi fratelli si avvicinarono e salirono nel letto. Si avvicinarono tutti e Sierra li tenne tra le sua braccia da brava sorella maggiore.
Eppure Cameron aveva notato la devastazione di della sorella maggiore, non poteva sorreggere tutti e tre, così, si distaccò per abbracciare per conto suo Colette. La bambina strinse forte il petto del fratello e singhiozzò sonoramente. Il bambino le scostò i capelli neri dalle guance bagnate e le accarezzò il viso. Colette prese la mano di Cameron tra la sua e fece intrecciare le loro dita, poggiò la testa sulla sua spalla e pianse fino allo sfinimento. Anche lui lo fece, non aveva bisogno di barriere per contenere il dolore, era con le sue sorelle, loro lo avrebbero sempre sostenuto e capito.
Alla sera nessuno dei quattro figli scese a cenare e la mattina tantomeno a fare colazione.
Non andarono a scuola quella mattina, c'era il funerale.
Quando ritornarono a scuola Colette non andò da Nash, non ci andò più. Si era auto convinta che amare e tenere ad una persona comportava troppo dolore nel momento in cui l'avresti persa, così, disse al bambino che lo vedeva solo come un amico e con il passare del tempo la cotta scomparì e lui fu solo un lontano ricordo di quell'anno da archiviare.

Fine flashback

Era per questo che il suo carattere era peggiorato gravemente, nessuno avrebbe mai pensato che la perdita di Cora gli recasse tale dolore.
Era diventata fredda e distaccata, solo i suoi amici riuscivano a far rivivere in lei la bimba più spensierata che era prima.
Magari potesse non pesarle così tanto la morte di suo nonna, magari fosse più facile superare il lutto e ritornare a vivere bene. Ma non era possibile, erano sei anni che portava l'armatura anti-amore, non avrebbe di certo iniziato ora a smontarla. E non gliene importava niente se sarebbe rimasta sola per sempre, meglio soli che mal accompagnati si ripeteva, anche se non era così che le sarebbe piaciuto continuare la sua vita ma non importa, qualunque sia il suo destino lo accoglierà volentieri a braccia spalancate, questo è sicuro.
Inoltre oggi non era affatto un giorno di cui essere tristi, era il giorno della partenza per la vacanza organizzata da Taylor.
Stava giusto finendo di legarsi i capelli quando sentì il clacson di un'auto richiamare lei e i suoi fratelli.
Li avrebbe portati all'aeroporto la madre di Iris che era passata precedentemente a prendere Nash. Quando scese le scale lei, Carolyn e Cameron si trovarono davanti l'auto di Alexa Grier. «Forza ragazzi mettere le valige in bagagliaio!» gli intimò Alexa e loro eseguirono. Fu un po' difficile incastronare tutte le valige ma lo fu ancora di più stare dentro la macchina. Carolyn si era dovuta sedere in braccio a Cameron. «Alex perché sei venuta tu?» chiese quest'ultimo incuriosito dalla presenza della ragazza al posto della signora Loveland. «Elena ha avuto un'imprevisto a lavoro ed è dovuta scappare da tuo padre. Così mi sono offerta di portarvi io visto che Caleb era al super mercato per fare la spesa natalizia, zia Lizzie e Johnnie stanno comprando dei regali assieme a Sky, zio Chad sta facendo l'ultimo allenamento della squadra di Football e Gina non sapeva dell'imprevisto. » spiegò velocemente Alexa e Cameron si stupì che la spiegazione non facesse una piega. Alexa era solita ad infarfugliarsi molto quando doveva dare spiegazioni o indicazioni.
In ogni caso il viaggio non fu eccessivamente lungo, in venti minuti arrivarono e Iris fu felice di constatare che erano anche in grande anticipo, erano da poco le 15:10.
Pian piano tutti i ragazzi arrivarono e quando fu l'ora di andarsene, Alexa cadde disastrosamente atterra con un corpo massiccio che la schiacciava contro il pavimento.
Puntò gli occhi sul viso della persona che le era sopra ed incontrò due grandi occhi verdi castano. «Scusami...» biascicò il ragazzo alzandosi da Alexa e aiutando quest'ultima ad alzarsi porgendole la mano. La ragazza gli sorrise, «Tranquillo non c'è problema. Capisco cosa vuol dire perdere un volo». «Si be' io e i miei amici dobbiamo partire per una vacanza ignota, e sono in ritardo.
suona un po' strano lo so. Perché in realtà solo un nostro amico sa la destinazione, quindi non è una meta ignota a tutti ma per quasi tutti, si ...già...» disse il castano grattandosi. la nuca e Alexa ridacchiò, sembrava così impacciato e teneramente imbarazzato. «Sei amico di Nash suppongo allora, non ti ho mai visto in giro, sei nuovo ehm...» cercò di ricordarsi il nome del ragazzo ma poi si rese conto che lui non glielo aveva detto. Poco lontano da lì vide un cappellino rosa con la frontiera e suppose fosse del ragazzo e che lo avesse perso durante la caduta. Lo raccolse e lesse il nome scritto sull'etichetta «... Aaron Carpenter?» terminò la sua domanda di prima e gli pose il cappello. Aaron sorrise e prese il cappello sistemandoselo in testa e rivolse lo sguardo al collo della ragazza. «Si io e mia sorella ci siamo trasferiti da poco qui dalla Grecia assieme alla sua migliore amica. E tu Alexa, come conosci Nash?» le domandò e ridacchiò per la smorfia che assunse il viso della bionda. «C-come fai a sapere il mio nome?» chiese shoccata. Aaron si avvicinò e le toccò la catenina al collo con un ciondolo con inciso 'Alexa', «La collana.» le fece l'occhiolino. «Ah, oh. Ehm comunque, per risponderti, io sono la cugina di Nash» rispose alla domanda  dopo essersi ripresa. «AARON MUOVITI!» urlò una ragazza castana dai capelli castani ramati legati in una coda. «Arrivo Soph, arrivo.» rispose sbuffando Aaron guardando la sorella e guadagnandosi un'occhiataccia. Poi si rigirò verso Alexa e leggermente arrossendo ma pur sempre con il sorriso le disse: «È stato un piacere scontrarmi con te Alexa, cugina di Nash. Spero di rivederti». «Anche per me è stato un piacere Aaron Carpenter. Ci rivedremo.» si alzò sulle punte e gli lasciò un bacio sulla guancia sinistra. Si girò e se ne uscì dall'aeroporto lasciando dietro di se un Aaron pietrificato e con le guance leggermente    arrossate.
Alexa , si ripeté nella mente Aaron cercando di fissare il nome di quella ragazza nella memoria. Il suo nome le portava un buon presentimento, l'avviso di qualcosa di bello. E quando ad Aaron capitava di avere presentimenti tali, raramente si sbagliava.

Mystery {Cameron Dallas} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora