Nascere

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12 Luglio 1998, 00.30.
Tra una contrazione e l'altra ero pronto a nascere. 3.8kg, un bel bambinone come si suol dire: belle guanciotte rosee, un nasino a patata e occhi castano chiaro. Non ho pianto, certo non ho ricordi di quella notte, ma spesso a mia madre piace raccontare questa storia. La storia di Andrea. La mia storia.
Passano i giorni e finalmente posso tornare a casa dall'ospedale.
Fui amato fin da subito da tutti, zii, nonni e soprattutto da mia sorella P.. La mia sorellona, la mia compagna di avventure, la mia più grande amica d'infanzia.
Era tempo per me, come per mia cugina E., di frequentare l'asilo. Abitavamo nello stesso condominio, insieme a nostra nonna e insieme alle nostre due cugine. Mi spiego meglio: nostro nonno fondò una della fabbriche che ancora oggi ha il suo perché, ormai gestita da mio padre e suo fratello. Insieme ad essa fece costruire anche una grande casa, in vista di un futuro sistemo per suoi tre figli. Ora questa casa è divisa in 4 appartamenti singoli, di cui uno è il mio.
Non ho ricordi dei primi giorni, ma il clima in quella scuola era bellissimo. Ogni giorno era un piacere alzarsi dal letto, fare il viaggio in auto e giocare, mangiare, cantare e ancora giocare. Mi feci tanti amici, davvero tanti. E poi arrivò lei, la mia prima fidanzatina, quella che sarebbe dovuta essere mia moglie. (Mi piacerebbe tornare al periodo della spensieratezza infantile, quando tutto veniva detto e promesso così facilmente)
Ero già un monello, uno di quei bambini che si invidiano, sempre mano per mano con lei. Per non parlare di tutti quei bacini nascosti in aula che ci scambiavamo. Mi ricordo benissimo di quella volta in cui lei venne a casa mia e mia madre ci preparò una cenetta intima da innamorati, quanto lo eravamo.
...
In un batter d'occhio arrivarono i sei anni, ed era ora di procedere il cammino scolastico. Era la cerimonia del diploma e avevo il ruolo di bambino cinese, uno di quelli che portano quei dragoni di carta alla feste tradizionali. Avevo il mio diploma in mano, fiero di me stesso e con la voglia di diventare grande.

Salutai tutti i miei amici

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Salutai tutti i miei amici. Alcuni di loro li avrei rivisti alle scuole elementari. Lei no. Forse piansi, non ho un ricordo nitido, ma fu un bell'addio, un addio come fanno "i grandi".

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