Elementari e amori

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Arrivò mia madre per svegliarmi. Ero pronto, sembravo proprio uno scolaretto coi fiocchi. Presi lo zaino e andai in fermata ad aspettare lo scuolabus: non avevo mai preso un mezzo di trasporto senza un mio genitore.
Iniziai a piangere, questa volta si me lo ricordo. Ero solo, il primo a salire, mi sentivo disperso.
Poi arrivo lui, una faccia familiare, il mio compagno d'asilo. Si sedette in parte a me, mi asciugai le lacrime ed iniziai a parlargli. Era elettrizzato, di certo non aveva pianto. Pensai di essere proprio uno stupido, ero l'unico su tutto lo scuolabus col viso impaurito.
Arrivati a scuola, circa 15 minuti dopo, ci accolse la nostra maestra di matematica, un'altra faccia familiare, la mia vicina di casa. Mi sentii bene per un attimo, vidi il secondo scuolabus arrivare e ancora più persone che conoscevo. Mi spuntò di colpo un enorme sorriso.
Mi sedetti in parte al mio migliore amico (per fortuna era anche lui in quella scuola), ma non parlammo, tutti muti, agitati e curiosi di assistere alla nostra prima lezione.
...
Non ricordo come andò il primo giorno, ma mi sentivo finalmente grande.
Passarono i giorni, le settimane e i mesi, mi ero finalmente integrato con tutti, la "mia lei" era solo un bel ricordo.
Sarà stato amore, sarà stata una cotta, ma questa nuova ragazza, di cui ero ormai molto amico, mi piaceva davvero tanto.
Erano i tempi del Nintendo DS, eravamo soliti scambiarci i giochi all'interno della classe. Mi feci coraggio e, un giorno, misi una di quelle letterine con scritto:
Ciao I., mi piaci tanto. Ti va di metterti con me? [si][no]
Metti una "x" sulla risposta.
all'interno del cofanetto del gioco. Speravo non l'aprisse nel momento della consegna; fu cosi e cadde una scena imbarazzantissima. Un no categorico. Un sorriso e un abbraccio d'amici... Fu l'unica mia cotta di tutte le scuole elementari.
In realtà ricordo di quella ragazza, non frequentava la mia scuola, era più grande, gia alle scuole medie. La conobbi in una di quelle uscite didattiche che si fanno per riunire tutto il paese, una sorta di evento sportivo in cui lei suonava. Clarinetto. Ricci folti, un viso incantevole. Iniziai follemente la ricerca del suo nome, cercai le foto dell'evento su internet, chiesi ai miei amici più grandi. Poi la trovai. Mi parve un sogno, J. mi mostro la sua foto. Mi spiegò tutto di lei. Mi feci nuovamente coraggio e le scrissi una lettera. La risposta la conservo tutt'oggi.

 La risposta la conservo tutt'oggi

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Ciao Andrea, come va?
...
Se vuoi possiamo essere grandi amici, ma solo questo.
Non sapevo se essere più imbarazzato o più deluso.

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