Adrian osservava il paesaggio, ormai inghiottito dal buio, scorrere veloce dal finestrino dell'autobus.
Le giornate in centro non duravano per sempre, lo sapeva, e così giunta la notte arrivava, inesorabilmente, il momento di ritirarsi e tornare a casa.
Eppure quella notte, all'interno di quel mezzo, qualcosa attirò la sua attenzione.
Seduto a pochi posti di distanza vi era un uomo.
Fin qui nulla di strano, se non fosse che quest'ultimo non spostava il suo sguardo glaciale da lui.
Il ragazzo inizialmente provò a non farci troppo caso, ma quegli occhi lo turbavano, era come se scrutassero la sua anima rivelandone i segreti.
Il disagio cresceva in lui, si dimenava con fare ansioso nel suo posto, come fosse sulle spine, solo che in questo caso le spine erano gli occhi invadenti di quell'uomo .
Mancavano tre fermate e poi sarebbe sceso, mettendo fine a quella tortura.
Gocce di sudore imperlavano la fronte di Adrian, il suo volto era lo specchio di una persona insicura, paranoica.
La mano tremante suonò il campanello che gli permise di scendere dalla prigione a motore in cui si trovava.
Scese, sentì il vento freddo della notte picchiare sul viso madido di sudore.
A passi svelti, Adrian si incamminò nella via per tornare a casa.
Si voltò per lanciare un ultimo sguardo all'autobus ma ciò che vide lo paralizzò all'istante.
L'uomo si dirigeva verso di lui, accompagnato dal suo sguardo atroce.
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Paranoia
HorrorNelle persone comuni che incontri ogni giorno, non sai mai dove si possa nascondere un mostro