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Due occhi neri mi scrutavano divertiti e il suo sorriso radioso mi fece letteralmente andare a fuoco.

«Scusami tu. Come ti chiami?» chiese il ragazzo ancora sulla soglia.

«Cecilia.» Mi grattai un braccio e abbassai la camicetta sulla pancia in preda al nervosismo. Ma i ragazzi italiani erano tutti così carini?

Indossava la divisa dell'Aurora quindi dedussi fosse un cameriere. La sua barbetta era adorabile. «Bene, Cecilia, devo tornare a lavoro, è stato un piacere scontrarmi con te. Ci vediamo al mare domani?»

Al mare? Mi aveva già visto al mare? «Ci siamo già incontrati?»

«Non abbiamo parlato ma è difficile non notarti.»

E se ne andò.

Entrai nella toilette e mi bagnai i polsi, faceva molto caldo. Non mi aveva neanche detto il suo nome, adesso che ci ripensavo. Oggi non l'avevo visto in spiaggia, come avevo fatto a non notarlo? Lui l'aveva fatto con me e si era anche complimentato.

Mi squillò il telefono. «Dimmi, Juan.»

«Noi siamo fuori, abbiamo già pagato. Sbrigati!»

«Arrivo» e riattaccai. Presi la mia borsa al tavolo e mi diressi verso l'uscita. Mi guardai alle spalle prima di uscire e lo vidi prendere un ordine per poi lanciarmi un occhiata e sorridere mentre scriveva. Che figura di merda.

Però vidi il suo nome sulla targhetta al petto: Riccardo.

«Dove si va?» chiesi io una volta raggiunti i miei amici.

Alla fine avevamo optato per un giro al G204. In macchina Greta mi raccontò per filo e per segno l'incontro avvenuto fra lei e il padre di Luca, dato che quest'ultimo le aveva chiesto di accompagnarlo in cucina. Me lo descrisse in ogni dettaglio e anche di come si era sentita emozionata nello scoprire quanto fosse alla mano e divertente.

«Conoscendo Luca, c'era da aspettarselo. Da qualcuno dovrà pur aver preso!» ironizzò Cristina girandosi dal sedile avanti. I suoi capelli ricci mi oscuravano tutta la visuale della strada.

Edoardo accanto a me si mosse irrequieto. Lo guardai e lo scoprì armeggiare con il telefono, fissai il suo profilo e trattenni il fiato per non farmi scoprire. Dovevo sembrare una maniaca ma era davvero bellissimo: i suoi occhi verdi erano contornati da ciglia fitte che sbattevano piano, la sua pelle era priva di barba e nonostante a me piacessero i ragazzi barbuti, a lui stava bene. Le sue sopracciglia erano corrugate come concentrato, difatti avvicinò il telefono al viso come se non capisse cosa vi fosse scritto. In quel momento, vinta dalla mia curiosità, lessi il mittente: Jessi, con un cuore.

Rimasi delusa e non ne capii neanche il motivo, che mi aspettavo? Erano pochi giorni che conoscevo Edoardo ma in qualche modo mi aveva incuriosita, con il suo fare distaccato e diffidente. Edoardo era quel tipo di ragazzo che non dava confidenza a chiunque ma che ti faceva stare bene, sentire a tuo agio con il suo bellissimo sorriso.

«Se mi fissi ancora un po' mi consumi» mormorò portando i suoi occhi su di me. Arrossì violentemente per la figuraccia e mi voltai di scatto strizzando gli occhi. Avevo fatto davvero la figura della maniaca.

«Mi piace il profumo dei tuoi capelli.» Afferrò una mia ciocca bionda e la rigirò fra le dita, così mi girai piano verso di lui e mi fece un sorriso sghembo.

«Grazie» sussurrai appena. Che mi prendeva? Non ero mai stata così insicura di me. Feci un respiro e lo guardai in modo duro, non mi sarei fatta abbindolare così facilmente.

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