Capitolo XIII

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"Ti ho già detto di noi coinvolgermi."

"E io ho già ribattuto che potrebbe non essere un coinvolgimento."

W trascinò immediatamente lo sguardo sulla giacca dell'uniforme, abbandonata sulla sedia davanti al letto. La osservò, un combattimento muto che, ne ero sicura, aveva luogo dentro di lei. Doveva essere un posto strano, la mente di W. La immaginavo come un'arena in cui si scontravano lottatori della stessa squadra. Non seppi dire chi avesse vinto, quando la ragazza mugugnò una scusa e si dileguò in bagno.

Era un segnale, lo intesi all'istante.

Scattai in piedi, afferrai la giacca e la scossi, e frugai nelle tasche, senza premurarmi di agire nella calma silenziosa che qualunque furto necessiterebbe. Qualunque furto, tranne uno messo in atto con il permesso del derubato, in effetti. Un leggero sollievo mi pervase nel momento in cui sentii il contatto freddo del metallo. La strinsi nel palmo, vittoriosa, e la nascosi nella divisa. Era stato semplice.

Aggiustai al meglio l'indumento, cercando di farlo apparire come quando non era stato ancora profanato, mi appostai sul materasso con aria tranquilla, e finsi di essere attaccata da una forte quanto verosimile tosse.

W rientrò e scostò la sedia con un calcio. Se fosse stata sul serio vittima di una rapina, sarebbe stato evidente che avesse compreso ogni cosa e sarei stata colta da un certo presentimento, ma quel suo gesto, in quel momento, mi provocò un unico insolente sorrisetto.

"Sei una pessima attrice" asserii.

"Non so di cosa tu stia parlando."

Squadrai divertita la sua espressione innervosita, ma non infierii. Nel suo modo contorto, a tratti surreale e moderatamente folle, mi stava pur sempre aiutando.

Uscii dalla stanza un'ora dopo, affinché fossi sicura che C si trovasse già nella mia vecchia stanza. Non avevo potuto specificare con I che il luogo fosse quello, ma immaginavo che Corinne lo avrebbe preferito. Era stato difficile organizzare quell'incontro. Inez aveva sistemato per molte sere la forchetta a sinistra, alimentando sempre di più il mio sconforto. Non accadeva da anni che ricevessi così tanti rifiuti, tant'è che ebbi persino il dubbio di essere stata fraintesa o di aver frainteso io stessa quello che Corinne aveva raccontato a I. Magari non le aveva raccontato nei dettagli del metodo. Magari Inez stava solo svolgendo le sue mansioni, che prevedevano di mettere la forchetta a sinistra per l'appunto.

Tuttavia, qualche ora prima, I aveva fugato ogni mio timore, appoggiando con una teatralità esagerata la posata a destra. Io e Corinne, oltre a quel segno, ne avevamo altri che che coinvolgevano l'intero servizio di posate in verità, ma Inez avrebbe potuto sentirsi solo confusa nel vedermi leccare il cucchiaino per il dessert ancora non servito, quindi avevo considerato preferibile evitare le domande sul luogo dell'incontro.

Sfogliai gli Appunti ancora per alcune decine di minuti, immersa nei miei pensieri. Di tanto in tanto avevo incrociato J nei corridoi, ma non gli avevo rivolto parola. Lui mi scandagliava sempre con attenzione, mentre io lo oltrepassavo in tutta compostezza, affiancata da un'ignara W. Era chiaro che lui volesse cogliere ogni mio minimo movimento, il quale avrebbe potuto celare un significato prezioso, ed era altrettanto lampante che il suo compagno di stanza fosse diverso da W. M'indirizzava sempre sguardi curiosi, sebbene non mi si avvicinasse mai al pari di J, e intuivo che fosse a conoscenza della turbolenta notte di quasi due settimane prima.

A differenza dei due, Miss Key non aveva affatto cambiato atteggiamento nei miei confronti. Continuava a essere dura, a deridermi in classe, e a volte mi spingeva a nutrire sospetti riguardo all'esistenza di quell'illuminante conversazione. Poi subivo le sciocche attenzioni di J e L, e reputavo la sua, semplice professionalità.

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