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La pallina da tennis rimbalzò sul muro per cadere a terra. La rennalupo viola la cercò con il fiuto. Libera era ormai vecchia, cieca e sorda.
"Berry vieni qui" una zampina turchese afferrò la pallina e la fece rimbalzare vicino alla sua coda dal pelo sottile. Libera seguì le vibrazioni e leccò il volto stanco del visone. Lui la fece sdraiare sulle sue gambe e la accarezzò.
"Berry...non lasciarmi anche tu" disse con voce roca Dyna. La porta d'ingresso si aprì ma il visone la ignorò.
"Ciao papi" salutò una minuta procioncina. Dyna allungò il braccio. La piccola lo alzò e Libera si tolse.
"Ti ho comprato le creme per i massaggi, se vuoi dopo cena te li faccio" disse la ragazza.
"Okay Marcelline" rispose sorridendo appena il visone. La figlia gli tolse via il cappuccio scoprendo le orecchie completamente spoglie e il muso appena bianco sulle labbra e intorno le palpebre.
"Spezzatino oggi" disse Marcelline accarezzandogli la pancia.
"Maiyun ama lo spezzatino. Scommetto che lo mangia tutt'ora" commentò il padre seguendo la figlia a tavola.
Dopo aver mangiato Dyna prese il guinzaglio e portò fuori Libera. Faceva caldo per essere inverno, eppure lui sentiva freddo, sempre. Il gelo lo circondava sempre: quando usciva, dormiva, suonava, sempre. Dyna era diventato innocuo e non si arrabbiava mai. Era sempre gentile con tutti e aveva abbandonato il suo karisma. Passò davanti un signore che suonava la chitarra sul marciapiede e gli lasciò dei soldi, tanti.
"Grazie" disse sorpreso il chitarrista.
"Sei un ottimo musicista" rispose il visone con sorriso stanco. Amava girare la sera per le strade insieme alla renna. Libera non parlava mai, da quando era diventata sorda abbaiava e basta. Stava incollata al fianco del mustelide per sapere dove andare perché vedeva pochissimo.
I pensieri oscuri si fecero strada nella sua mente. Il frastuono dello sparo risuonò nelle sue orecchie. Si guardò attorno e vide che dei ragazzi lanciavano i petardi. Anche Libera se ne era accorta e si mise ad abbaiare spaventata. Dyna si chinò e la strinse a sé.
"Shhhh! Va tutto bene piccola" la tranquillizzò con qualche carezza. La rennalupo continuò spaventata. I vandali si stavano avvicinando a loro lanciando sempre più vicino. Libera cercò di sbattere le ali per volare via ma il visone riuscì a prenderla e tenersela in braccio. Camminò veloce con l'ibrido tremante e ringhiante.
"Smettetela! Ha paura! Ê sorda e cieca" ringhiò Dyna ai ragazzi.
"Stai zitto frocio" ruggì uno di loro colpendogli la coda con un esplosivo. Un colpo di vento spense la miccia. Dyna osservò una raffica d'aria obbligare con un ruggito furioso i ragazzi ad allontanarsi a gambe levate. Libera scese dal visone scodinzolando e abbaiando. Il gelo avvolse le spalle di Dyna che tremò.
"Via! Vai via freddo!" Gridò. Uno stridulo suono agghiacciante fece tremare i suoi timpani. Le orecchie gli facevano male a tal punto da farlo correre via da quella presenza.
"Lasciami in pace!" Urlò mentre Libera abbaiava. Dyna corse fino a rifugiarsi dietro un palazzo e sedersi. La paura lo fece piangere. La lupa viola gli saltò addosso leccandogli il viso.
"Berry...dai..." disse cercando di tirarla via di dosso.
"Yo" sentì. Dyna alzò lo sguardo e vide Wolfy in piedi davanti a lui.
"Che stai facendo?" Chiese.
"È di nuovo quel gelo...non mi lascia in pace e non so cosa voglia" rispose il dj.
"Forse se invece di scacciarlo lo lasciassi fare non ti darebbe fastidio" disse il robot.
"Ci ho già provato per tutti questi anni e l'unica cosa che ha fatto è stata congelarmi" spiegò l'altro accarezzando il pelo viola con gli artigli rotti. Wolfy gli prese la zampa e la osservò.
"Ti sei massacrato le unghie Mink" esclamò.
"Oh sì...non è niente, davvero" la rassicurò il visone. La robottina gli diede uno sguardo dubbioso.
"Continui a sentire il clarinetto?" Domandò ricordandosi delle serate prima di dormire di Dyna. Lui spalancò i piccoli occhi neri e vitrei.
"Peter? Lui lo sente?" Chiese spostando lo sguardo dalla rennalupo a Wolfy.
"Sì, e ultimamente ha accumulato tante piume" rispose sorpresa della reazione la poliziotta.
"Allora Maiyun ci protegge ancora" esclamò con un filo di felicità il mustelide spelacchiato.
"Beh...certo che sì! Comunque" Wolfy cambiò discorso, il che non piacque al dj.
"Forse so chi ha ucciso Maiy" disse il robot accendendo la speranza in Dyna.
"Chi è stato?" Domandò con gli occhi che brillavano.
"Beh...ricordi Evelyn?" Chiese Wolfy imbarazzata.
"Oh...oh sì! Lei?"
"No, la sua ragazza" rispose lei.
"E chi è?"
"Una certa Leonie...tedesca...ma sono arcisicura che non sia la sua vera identità" Dyna sentì il pelo rizzarsi dalla frustrazione.
"Ma se è lesbica perché avrebbe dovuto ucciderlo? È chiaro che il motivo sia stato quello" disse.
"Infatti sto cercando un secondo possibile assassino...ma no" Wolfy battè il pugno sul muro.
"Ne sono sicura! È stata lei! Ha un'enorme cicatrice in fronte...di sicuro sono gli spari di Maiyun" pensò ad alta voce. Il rumore delle pallottole che colpivano il metallo rieccheggiò nella testa del visone. Metallo...
"È per caso un robot?" Chiese. La robottina lo guardò ad occhi spalancati.
"Beh...non so...non riesco a capire, è sempre coperta dalla testa ai piedi"
"Fatti amica Evelyn e ricava informazioni sulla sua ragazza" esclamò nervoso Dyna.
"Sarebbe una buona idea...peccato che nonostante l'alta tecnologia moderna dei robot la sua identità non sia stata svelata...uhm..." Wolfy si grattava la nuca pensierosa quando ad un tratto si bloccò e spalancò gli occhi rivolti al cielo.
"Uh guarda! Una stella cadente" disse. Il visone si alzò in piedi e cercò la scia luminosa. una stella cadde nella cupola blu sopra le loro teste.
Desidero di trovare chi ha ucciso Maiyun e sgozzarlo con le mie stesse mani pensarono entrambi.
"Oh beh! Sono sicura che i nostri desideri verranno esauriti" Wolfy guardò Dyna dall'aria assente.
"Mink?" Lo chiamò.
"Io e Libera torniamo a casa" disse l'altro camminando sulla via del ritorno.
"Okay, ciao! Salutami Marcelline!" Salutò la robottina.

***

"Fatto, sono andato anche da lui" esclamò soddisfatto Maiyun tornando al suo posto. Il lupo nero lo squadrava sulla roccia.
"Oh andiamo! Che ho fatto di male?" Sbottò infastidito lo sciamano indaco.
"È tuo marito, sei stato crudele" ringhiò OcchidiFuoco.
"Certo! Da quando un abbraccio è un segno di crudeltà? Da quando lo è inseguire il proprio amato..." Maiyun stava piangendo. Sensibile ed emotivamente instabile come sempre è stato.
"...e chiamarlo a gran voce mentre lui mi manda via? Io vorrei solo poter ritornare tra le sue braccia muscolose...sì ha muscoli! Al mio matrimonio mi ha preso in braccio..." lo spirito nero si avvicinò al lupetto triste.
"Lo so che lo vorresti...lo so...ma lui è spaventato. Devi trovare un altro modo per parlarci" disse con voce calma. I suoi occhi arancioni guardavano in fondo alla radura, dove iniziavano le montagne.
"OcchidiFuoco, sei mai stato lì?" Chiese Maiyun. L'antenato sospirò.
"Non mi è permesso. Anche in paradiso ci sono leggi. Quello è un territorio proibito per noi anime sciamane" Cosa intende dire? Gli sciamani vanno dove vogliono.
"E perché?" Insistette il giovane. Il lupo nero si voltò verso di lui.
"Maiyun. Tu non ci devi andare lì. Hai capito?" Gli disse minaccioso. Se il lupo nero era così preoccupato e spaventato allora era qualcosa di serio.
"Va bene. Non lo farò" promise il lupo dal ciuffo. OcchidiFuoco si allontanò galoppando per poi svanire in una luce boreale. Maiyun si sedette sul prato, l'erba morbida accarezzava la sua coda e le sue zampe. Il sole era sempre a quell'altezza, eppure ogni giorno il cielo era sempre diverso, sempre una nuova emozione. Chi controllava quelle nuvole frenetiche nel cielo era una sottospecie di Dio alato, a volte le nuvole erano le sue ali bianche dalle sfumature azzurre o arancioni. Maiyun aveva sempre creduto sin da piccolo che fosse così. Sospirò pensando come sarebbe stato bello condividere quello spettacolo con suo marito. Ma poteva! In sogno!

WS4: La Vendetta Dello Sciamano Where stories live. Discover now