Ma anche questa volta Corinne si avvicinò troppo, e cadde in avanti sbattendo la faccia per terra. E i due si accorsero di lei...
"Corinne! Ti sei fatta male?" domandò preoccupato il padre venendole incontro.
"No..." disse lei togliendosi la neve dai vestiti.
"Cosa ci fai qui fuori? Fa molto freddo! Entra dentro o ti ammalerai!"
"Chi è lui?" domandò lei.
"Oh, solo un collega. Papà sta sbrigando una faccenda, ora fa la brava e va dentro".
Corinne stette per un attimo a fissare suo padre. E pensò che non ci fosse bisogno di dire altro. I suoi occhi parlavano, e dicevano tutto. Suo padre le stava nascondendo qualcosa. Ma...che cosa?
Poi guardò l'altro tizio. Aveva un'aria arcigna che non le piaceva affatto. Quel tipo le faceva proprio paura. Poi se ne andò a testa bassa, ma con passo spedito.Corinne continuava a domandarsi se c'era un nesso fra quella chiave e la misteriosa porta. Se quello strano pezzo di ferro c'entrasse qualcosa con quel mistero che la tormentava fin da piccola. Corinne amava riflettere seduta sul suo letto. La sua stanza era il suo piccolo mondo, e lì stava bene. Si sentiva libera di sognare, ma ciò non significa che non lo fosse al di fuori di quella stanza. Lo era, sì, ma poteva anche essere giudicata, presa in giro, allontanata. Corinne agli occhi degli altri appariva strana, come le sue idee. E per questo spesso veniva evitata o ignorata dai suoi compagni di scuola. In realtà Corinne dava fastidio perchè parlava liberamente, perché non aveva paura di dire la verità, perché se non era d'accordo su qualcosa lo diceva, anche se fosse andata contro le idee di qualcuno più importante di lei... Se c'era un'ingiustizia, o se non era d'accordo su qualcosa, Corinne parlava senza timore, sempre rispettando e non offendendo i suoi interlocutori.
Nella sua stanza i suoi sogni sembravano prendere forma. E le sue domande sembravano avere delle risposte. O forse era soltanto un'impressione...
Ma una cosa era certa: lì stava bene, lì poteva essere davvero se stessa. Le sue bambole non la giudicavano, i suoi peluche non la guardavano male, i suoi bambolotti non la deridevano. Ma in silenzio ascoltavano le sue idee, le sue storie, le sue opinioni. Lei parlava e parlava, raccontava, immaginava, rifletteva, pensava, ed essi con i loro grandi occhi la guardavano assorti, e non facevano altro che ascoltarla. Suo padre la ascoltava, certo, ma poi dimenticava ciò che le aveva appena detto, e ritornava indaffarato a fare qualcosa che Corinne nemmeno sapeva. Le voleva bene, ma a modo suo.
E sua madre... Ah, sua madre. La conosceva ma non le sembrava una di famiglia, le sembrava un'estranea. Non riusciva a credere che quella donna fredda e distaccata fosse sua madre.
Lei avrebbe voluto avere una madre dolce, comprensiva, amorevole, severa quando serve, sempre presente e sempre pronta ad ascoltarla. Ma di mamme così ce ne sono poche. E di sicuro la sua, purtroppo, non era affatto una di quelle... Perché se ne era andata? Cosa le aveva fatto papà? Cos'era successo?Paul riteneva che non era ancora arrivato il momento di rivelare la verità a Corinne. Ma Corinne non era una bambina come le altre, era diversa. E un giorno la verità l'avrebbe scoperta da sola...
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Romance"Il passato non si può cambiare, ma il futuro sì" Corinne ha sempre voluto sapere cosa si nasconde dietro a quella misteriosa porta chiusa a chiave. Suo padre non ha mai voluto dirle nulla... Ma Corinne non ama i segreti, Corinne è come il Piccolo P...