IV

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"Pronto?"
"Idiota!!!!"
"Ma...chi parla?"
"Ah, adesso fai finta di non riconoscermi?! Beh, sappi che non ti voglio più vedere in casa mia!"
"Sei tu?"
"Sì, sono proprio io!"
"Jane?"
"Adesso fingi pure di non sapere il mio nome? Oh cielo, sei proprio un idiota!"
"Ma sei Jane, giusto?"
"Babbeo! Sono Elise!"
"Elise?"
"Sì, la tua fidanzata, Clark!!"
"Mi dispiace doverla contraddire ma credo che lei abbia sbagliato numero. Io mi chiamo Paul Helmann e non sono fidanzato"
"Oh santo cielo, mi dispiace moltissimo! Mi scusi, io non volevo..."
"Non si preoccupi, capita anche a me!"
"Scusi ancora, salve!"
"Salve".

"Chi era papà?"
"Solo una signora che aveva sbagliato numero".
Tutti e due si misero a ridere.
"Ora papà deve andare, ha molto da fare. A dopo tesoro"
"A dopo papà".
Così il papà uscì di casa e Corinne rimase da sola.
Erano le otto di mattina.
Visto che era ancora in pigiama,  decise di andare a cambiarsi.

Entrata in bagno aprì il rubinetto del lavabo per lavarsi la faccia, quando scorse da una
piccola finestrella che si trovava all'interno...suo padre. Sì, era proprio lui! Era in giardino e in mano aveva uno strano aggeggio.
Sembrava stesse aspettando qualcuno. Corinne si avvicinò di più alla finestra, cercando però di non farsi vedere.

Era da mezz'ora ormai che Corinne guardava suo papà, ma lui sembrava non muoversi.
Era rimasto bloccato là con quello strano oggetto fra le mani. Ma che cos'era?
Corinne decise di andare in giardino. Si mise il suo bel cappottino rosa, la sua sciarpetta a righe, il suo cappellino e uscì di casa. Fuori faceva molto freddo.
C'erano tre gradi sotto zero.

Corinne si diresse con passo spedito verso il punto dove suo papà era rimasto bloccato ma... Non c'era più.
Guardò prima a destra, poi a sinistra, ma di suo padre non c'era traccia.
"Ma dov'è?" disse tra sé e sé.
Camminò ancora per un pezzo quando sentì delle voci. Corinne si nascose dietro a un cespuglio. E vide suo padre. Ma non era solo..  Era con un signore calvo e grasso. Aveva un grosso cappotto di pelle indosso e una sigaretta in bocca.
"Credi che questo pezzo andrà bene?"
"Certo" rispose il tizio calvo. Ma che cosa stava confabulando suo padre con quell'uomo sospetto?
Ora riusciva anche a vedere meglio l'oggetto che aveva in mano. Sembrava un pezzo di qualcosa, un componente di una macchina. Era un oggetto strano, davvero strano. Era impossibile identificarlo. Un grosso pezzo di ferro.

Corinne continuava ad osservare con attenzione suo papà e quel tizio, ma non riusciva a sentire ciò che dicevano. Parlavano a bassa voce. Avevano proprio un'aria sospetta.
Quando ad un tratto suo padre appoggiò a terra quel pezzo di ferro, si infilò una mano nella tasca e ne tirò fuori una chiave.
Gli occhi di Corinne si illuminarono. E se quella era la chiave della misteriosa porta?

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