CAPITOLO 2

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13/06/2016

Finalmente la scuola è finita. Ciò significa che ogni giorno potrò svegliarmi tardi, andare a mare e uscire la sera con le mie amiche. È già mezzogiorno, eppure non ho ancora voglia di alzarmi dal letto. Ad un certo punto mi squilla il telefono.

"Silvia, ci sei?"

"Oh, ciao Ivan!"

"Non dirmi che stavi ancora dormendo!" ridacchia.

"No, sono già sveglia da un pezzo" mento.

"Pomeriggio ti aspetto a casa mia"

"Per fare cosa?" chiedo sbalordita.

"Ho comprato una nuova console e pensavo che potresti venire a giocare con me a Fifa16"

"Preparati a perdere" dico ridendo.

"Vedremo. A dopo" dice e dopo chiude la chiamata non permettendomi di dire nemmeno un semplice ciao.

Esco dalla stanza e trovo mia madre fuori dalla porta arrabbiata.

"È questa l'ora di svegliarsi?" mi urla.

" Ero già sveglia. E poi è estate e vorrei un po' di riposo in più!" dico mandandola a quel paese.

Scendo in soggiorno e trovo mia cugina seduta nel divano che guarda tranquillamente la televisione come se fosse a casa sua.

Si chiama Sabrina, ha un anno in meno di me. Porta un paio di occhiali, ha i capelli biondi ed è completamente diversa da me nei modi di fare.

"Spostati dal divano e dammi il telecomando" le dico.

"Zia – urla lei – Silvia mi infastidisce"

Giuro che la ucciderei in questo momento.

"Vedi che questa è pur sempre casa mia, quindi dammi il telecomando" le ripeto con ancora più rabbia.

"L'estate ti fa male, eh" dice lei ridendo.

Subito ricordo che è pur sempre mia cugina e così decido di abbracciarla. Lei ricambia e subito dopo mi passa il telecomando. Qualche volta gli abbracci servono!

"Cosa fai pomeriggio?" mi chiede.

"Andrò da Ivan. Ha comprato una nuova console e vuole essere battuto a Fifa"

"Secondo me lui diventerà mio cugino" dice lei.

La guardo malissimo. Sa bene che mi piace, ma mi da fastidio che lei ne parli con mia madre a pochi metri di distanza.

"Io vado" dice lei imbarazzata.

"Ciao Sabrina" le urla mia madre dalla cucina.

Esce senza nemmeno salutarmi. Odio quando fa così.

Salgo in camera per andarmi a cambiare. Sono già le quattro e ancora non sono a casa di Ivan. Di sicuro mi ucciderà! Metto una canotta azzurra, un pantaloncino di jeans e delle converse nere. Prendo le chiavi del motore e il casco ed esco di casa.

Dopo pochi minuti sono già sotto casa sua. Non faccio nemmeno in tempo a suonare il campanello che mi ritrovo Ivan davanti.

Ivan ha 21 anni. I suoi capelli sono castani e ha gli occhi verdi. È un ragazzo molto simpatico. Lo conosco fin dall'età di 10 anni, è il mio migliore amico e da circa due anni mi piace. Esco quasi sempre con lui. Mi ha sempre difesa, ma una volta abbiamo litigato perché ha fatto a botte con un ragazzo che ci provava con me.

Indossa una maglia dei Nirvana, il suo gruppo preferito, un paio di pantaloncini neri e delle nike nere.

"Sei in ritardo, come sempre!" dice lui e mi abbraccia.

Giuro che resterei per sempre fra le sue braccia.

"Mi conosci bene!" rido.

"I miei sono usciti e quindi siamo soli".

"Ah bene."

Entro in soggiorno e come al solito mi butto sul suo divano.

"Sei pronta a perdere?" mi dice.

"Io e il mio Milan vinceremo" gli rispondo.

Inizia la partita e dopo pochi minuti ho già segnato il primo goal.

"Sei forte, eh!" dice lui guardandomi.

"Te l'avevo detto" rispondo io.

"Vuol dire che vincerò barando". Getta il joystick sul divano e inizia a farmi il solletico.

"Così non vale" gli dico cadendo a terra ridendo. Subito dopo mi ritrovo con le sue labbra a meno di dieci centimetri dalle mie. Avrei voglia di baciarlo. Ci guardiamo per tre secondi negli occhi e lui si avvicina a me.

O dio sta veramente succedendo questo! 

Senza perdere nemmeno un secondo mi bacia. Aspettavo questo bacio da due anni e finalmente è arrivato. Dopo un paio di secondi smette di baciarmi.

"Scusa, non volevo" dice lui alzandosi da terra e riprendendo il suo joystick.

"Tranquillo." rispondo facendo finta di nulla.

"Continuiamo a giocare così ti batto?" mi chiede.

"Ok" rispondo, ancora stupita dopo il suo gesto.

Finisce la partita con la mia vittoria per quattro a uno.

"Ti va di uscire insieme questa sera?" mi chiede.

"Si, certo. Come al solito lo dico a Sabrina , Martina e Francesca" rispondo io.

"Vorrei uscire da solo con te sinceramente" mi dice mentre si sistema il ciuffo come è suo solito fare.

"Per me va bene" dico io.

"A dopo allora" dice dandomi un bacio sulla guancia.

"A dopo" gli rispondo chiudendo la porta di casa sua.

Prendo il motore e torno finalmente a casa.

Me, myself and I.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora