È a Hogwarts

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Era impossibile.

Semplicemente impossibile.

Ma non doveva perdere la testa, anche se i suoi occhi avrebbero probabilmente bucato la pagina da un momento all'altro.

La foto continuava a muoversi, imperterrita: una famiglia che salutava allegramente  l'obbiettivo, dalla bambina più piccola, circa dodici anni, al padre, un uomo di mezza età che sfoggiava un fez comicamente sghembo.

Sullo sfondo, le tre piramidi che non lasciavano dubbi sulla località di villeggiatura. Ma non era quello il suo particolare interesse. Dando una seconda occhiata a quello che credeva un dettaglio inutile, aveva avvistato un minuscolo rigonfiamento in mano ad uno dei più piccoli.

All' inizio l'aveva scambiato per un cono gelato, ma era assai improbabile che, per quando magico potesse essere, si agitasse tanto da costringere il ragazzino a stringerlo a sé, immobilizzandolo.

No, era una bestiola. Poteva essere un criceto, o un ratto. Strana scelta come animale domestico.

Cercando pigramente di stabilire la natura della palla di pelo (aveva già letto e riletto il giornale da cima a fondo, risolto tre volte i fatidici cruciverba, che in realtà odiava, senza trovare pertanto nulla di significante), aveva notato qualcosa, o meglio qualcuno, che non avrebbe mai creduto di poter rivedere: Codaliscia, nella sua forma di Animagus.

Quante volte lo aveva visto trasformarsi ? Certo, ce n'era voluto di tempo, e di aiuto da parte di James e di Sirius stesso. Il ricordo delle risate per i goffi tentativi del ragazzino gli si presentarono dolorosamente davanti agli occhi.

Quella volta che era rimasto con la coda da topo... Avevano dovuto fare un buco nei calzoni, e che urla che cacciavano quelli di prima quando vedevano dimenarsi i lembi della divisa!

Oh sì, era lui. La prova del nove? Il dito. Quel dannato se l'era tagliato dietro la schiena per rendere la cosa più credibile. L'avevano dato a sua madre, oh, la sua povera madre, che tragedia, che terribile tragedia, mentre Sirius rideva istericamente, desiderando più che mai di essere stato abbastanza svelto con la bacchetta da non aver lasciato davvero di quel traditore altro che uno sporco dito.

E quel topo con una zampa mezza mutilata rappresentava il resto. Lo scrutò ancora e ancora, ogni volta più sicuro del pensiero che si stava formando nella sua testa.

Il suo viscido peggior nemico era ancora in circolazione, e lui non poteva uscire ed ucciderlo.

Tentato più che mai di strappare la pagina in mille pezzettini, si costrinse a leggere con più attenzione l'articolo allegato. Più ci avrebbe capito, meglio sarebbe stato.

Era un pezzo non molto lungo, e la sua mente abituata a fare salti mortali per non essere sconvolta del tutto registrò solo una parola: Hogwarts.

" I Weasley più giovani, Gilda, Ronald, Fred, George e Percival, in età da Hogwarts, torneranno a scuola in settembre, mentre i due maggiorenni proseguiranno i rispettivi lavori..."

A Hogwarts.

Peter sarebbe stato a Hogwarts.

Un piano folle si stava formando nella sua mente, lieve e poi sempre meglio delineato, una piccola matita tremolante disegnava le scene.

Era come quel giochetto babbano: la pagina bianca della sua mente andava riempiendosi come sovrapponendo i foglietti di un taccuino l'uno sopra l'altro, tanto velocemente da creare una strana animazione.

Poche linee precise, sempre più chiare, sempre più convincenti. Marchiate a fuoco nel suo sguardo.

Era da pazzi.

Ma cos'è che si diceva di lui?

È a Hogwarts.

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