Chapter 5.

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Ci misi qualche istante a realizzare che il letto dove mi trovavo non era quello della mia camera.
A dire il vero, non era neanche un letto.
Aprì gli occhi e mi resi conto che ero su un divano e appoggiato alle mie gambe c'era Luke.
Cercai di alzarmi senza fare troppo rumore, provando a non svegliarlo e voltandomi vidi Heelen, Sophy e Jasmine con i loro rispettivi accompagnatori, addormentate in qualche angolo di quella stanza.

Ammetto di non ricordare molto della serata precedente, ma a giudicare dall'incredibile mal di testa e dalla nauseante puzza di alcool proveniente dai miei vestiti, immagino di aver bevuto e non poco.

Cercai il telefono, che era buttato su un tavolino sotto alcune bottiglie vuote, e mi accorsi che era ormai passata da un pezzo l'ora di pranzo.

Provai a sforzarmi per ricordare come fossi finita lì, anzi come tutti noi fossimo finiti lì. Non ricordavo assolutamente nulla e questo mi turbava.

Forse non ricordi nulla perché non vuoi ricordare quello che è successo. Magari hai paura.

Scacciai velocemente quei pensieri dalla testa che mi rendevano ancora più nervosa.
Mi avvicinai al divano, situato al centro della stanza bianca, e iniziai a dare qualche piccola botta sul braccio di Luke per svegliarlo.

<<Luke svegliati! Luke dai!>> Sussurrai cercando di avvicinare il viso al suo orecchio per farmi sentire, senza svegliare tutti gli altri.

<<Luke! Che diamine! Svegliati!>> Gli diedi una botta un po' più forte e finalmente lo vidi aprire gli occhi.

<<Oh, cosa c'è?>> Domandò il ragazzo con la voce ancora impastata dal sonno. Lo presi per un braccio facendolo alzare dal divano e lo trascinai in un'altra stanza.

<<Senti ma, insomma, dove siamo? Come ci siamo finiti qua tutti insieme?>> Mi poggiai al muro, portando le mani sulla testa cercando nuovamente di provare a ricordare.

<<Aspetta, aspetta, troppe domande.>> Si fermò un momento per poi riportare lo sguardo su di me.
<<È casa di mia nonna, lei adesso non c'è e siamo venuti qua dopo il ballo.>>

<<Ma, uhm..È successo qualcosa ieri sera? Penso di aver bevuto più del dovuto e non ricordo molto.>> Chiesi guardandolo, mordendomi leggermente un labbro imbarazzata.

LUKE'S POV.

Alla sua domanda esitai un momento.
La sera precedente si era lasciata andare al ballo e abbiamo trascorso delle ore piacevoli insieme.
Effettivamente aveva bevuto molto e mentre eravamo in limousine per arrivare a casa di mia nonna, c'era stato un bacio. Non un bacio particolare o uno di quelli eclatanti. È stato semplice e veloce, ma per me è stato sincero e spontaneo.

Mi aspettavo la sua reazione o meglio  il suo non ricordarsi niente o comunque molto poco.
Se fosse stata un'altra ragazza probabilmente le avrei detto che me l'ero scopata e che lei ci stava, anche se magari non era vero.

Ma non volevo fare questo a Marisol e soprattutto non volevo mentirle.
La scorsa notte si era lasciata andare davvero, aveva smesso di essere acida e piena di pregiudizi. Si era rivelata una ragazza divertente e piena di vita anche se nascondeva qualcosa.

Sapevo che se in quel momento le avessi detto del bacio, sarebbe tornata acida e sulla difensiva e preferivo tenerla così calma.

<<Effettivamente hai bevuto parecchio, ho provato a dirti di smetterla ma non hai voluto ovviamente.>> Risposi dandole in parte una conferma.

<<Ma comunque, non è successo niente di quello che pensi tu. Ci siamo solo divertiti molto, è stata una bella serata.>> Provai ad essere il più convincente possibile, avvicinandomi a lei lasciandole una carezza sua guancia.

MARISOL'S POV.

Fortunatamente Luke aveva sedato i miei dubbi, ed ero molto più tranquilla.

Tornando in salone, il mio sguardo si posò sul calendario.

15 GIUGNO.

Oh cazzo! Mi ero completamente scordata di avere un servizio fotografico.
Presi velocemente il telefono e controllai di nuovo l'ora. Avevo due ore per svegliare le ragazze, andare a farci una doccia e presentarci in studio.

Nessuno, a parte le ragazze che lo facevano con me e Zenden, il misterioso ragazzo, sapeva che lavoravo per un agenzia di fotomodelle.
Io e le mie amiche avevamo iniziato per gioco e piano piano le cose avevano iniziato a farsi più serie.
Avevamo dei servizi fotografici almeno una volta al mese.
Era stato abbastanza facile tenerlo nascosto ai miei genitori, dato che non se ne intendevano di moda e di riviste.

Corsi in salone a svegliare le ragazze e ricordai a tutte loro, senza farmi capire dai nostri accompagnatori, che giorno fosse.

Dopo un paio d'ore e dopo esserci rinfrescate, nonostante il nostro aspetto non fosse ancora dei migliori, arrivammo nello studio fotografico.

Ringraziando il cielo il make up faceva miracoli, e dopo poco iniziammo gli scatti.

Erano state due giornate lunghe e piene di emozioni. Certo, sensazioni diverse, contrastanti, positive e negative, novità sorprendenti e piacevoli.
Ma erano pur sempre emozioni, e questo mi destabilizzava.

*Marisol durante un servizio fotografico in copertina.*

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