1.

83 3 0
                                    

"La nostra mente lavora in modo meraviglioso. È la macchina del tempo migliore del mondo. È in grado di creare universi paralleli e portarci là senza nemmeno fare fatica. Meraviglioso, non trovi anche tu Louis?".

Louis lo guardò da sotto il casco che aveva in testa. Certo, era tutto meraviglioso ma lui non voleva essere il GPS del TARDIS, grazie tante.

Se c'era qualcuno che era meraviglioso, beh, quello era il Dottore.

Il Dottore era sempre meraviglioso, anche mentre era così preso a fare tutte quelle cose scientifiche che lui non capiva. Tra i cavi che gli pendevano dalla testa e lo collegavano al TRADIS, Louis notò che il Dottore lo stava fissando.

"Cosa c'è?" gli chiese preoccupato.

L'uomo scosse la testa, girandosi dall'altra parte. Forse sperando che Louis non notasse quanto era arrossito sulle guance, ma "L'ho notato" sussurrò il liscio.

"Cosa?" domandò con voce quasi stridula.

"Che sei arrossito!" esclamò Louis, girandosi per guardarlo in faccia, mentre sistemava dei cavi.

"Non muoverti!" urlò il Dottore, puntandogli contro il cacciavite sonico che teneva in mano.

Louis sbuffò, girandosi dall'altra parte e incrociandoe braccia al petto. "Se è per quello che ho fatto l'ultima volta, beh, scusami, mi dispiace...".

Il Dottore gli saltò davanti, prendendogli la testa tra le mani e scrutandolo in viso. I suoi occhi verdi si mossero in fretta sul suo viso e alla fine si fermarono sui suoi occhi azzurri come l'oceano.

"Louis, questa è la prima volta che ti vedo".

Il ragazzo aggrottò la fronte. "No, Dottore, la settimana scorsa siamo andati a parlare con Leonardo Da Vinci e abbiamo scoperto che Mona Lisa era in realtà un alieno e alla fine ho posato io per aiutarlo a finire il dipinto, ricordi?"

Il Dottore lo fissò. "Louis, te lo giuro" sussurrò "È la prima volta che vedo la tua faccia".

Gli occhi di Louis si riempirono di lacrime. "Tutte le volte facciamo questo discorso, e io ti giuro tutte le volte che non è la prima volta che ci vediamo. Ci siamo baciati, Dottore! Non l'ho sognato. Mi hai salvato così tante volte e abbiamo corso insieme ed è stato bellissimo, Dottore. Com'è possibile che non te lo ricordi?!".

Il Dottore fece per dire qualcosa, ma il Tardis borbottò per poi cominciare a muoversi e a tremare.

L'uomo corse verso il centro di comando, salendo a due a due le scalette, mentre Louis rimase dov'era, rischiando di cadere più di una volta.

"Louis, dannazione, reggiti!" urlò il Dottore, superando appena il rumore assordante del Tardis.

"Perché non ti ricordi che ci siamo già visti?" gridò con rabbia Louis "Come cazzo fai a non ricordartelo?".

Si staccò dalla testa il casco e lo lanciò lontano e poi corse dal Dottore per prenderlo a pugni.

In realtà non avrebbe mai potuto fargli del male. Amava quell'uomo con tutto il suo cuore. E non gli importava di essere ricambiato. L'importante era poterlo avere lì con sè.

Il fatto che però non si ricordasse di lui lo mandava su tutte le furie.

Il Tardis continuava a saltellare e borbottare, quasi fosse arrabbiata anche lei.

Il Dottore però non sembrava curarsene. Di fatti lo prese per i polsi e lo premette contro il pannello di controllo, guardandolo dritto negli occhi.

"Questa faccia non dimentica nessuno, okay? Non ci siamo mai visti prima, Louis, stai sognando!" urlò con rabbia il signore del tempo.

La cabina si fermò di colpo, facendoli finire l'uno contro l'altro, i capelli lunghi e ricci del Dottore sfiorarono le guance di Louis in carezza soffice.

"Cosa hai detto?" chiese l'umano, gli occhi chiusi a godersi quel calore.

"Che l'hai sognato" borbottò il riccio allontanandosi e guardando nello schermo del Tardis.

Louis scosse la testa. "Le parole esatte".

Il Dottore lo guardò con la coda dell'occhio e poi cominciò a borbottare qualcosa riguardo a pannelli di gravità non funzionanti.

"Dottore!" gridò arrabbiato il ragazzo "Tu con me non menti chiaro?! A me devi dire la verità perché dopo tutte queste settimane mi sono rotto di te, delle tue bugie e dei tuoi segreti! Specialmente se riguardano me!".

Il Dottore tirò con forza una leva verso di sé e poi sospirò. "Ho detto che stai sognando".

Louis indietreggiò. Non era possibile. Erano mesi che sognava lo stesso uomo? E com'era possibile per lui sognare quelle cose? Il TARDIS, il cacciavite sonico, tutti i mondi meravigliosi che avevano visto insieme. Per non parlare dei sentimenti che aveva sviluppato per quel pazzo, pazzo uomo.

Non era abbastanza fantasioso per tutte quelle cose. E lui nemmeno ricordava una vita diversa, una vita senza il Dottore.

"Non hai inventato nulla, Louis, okay?". Il Dottore gli prese il viso tra le mani e guardò con un sorriso dolce. "Questo è reale - beh, più o meno - e sei nel TARDIS con me, okay? Devi solo svegliarti".

Il ragazzo annuì. "Sarò nel TARDIS con te? Quando sarò sveglio intendo".

"Non proprio, ma io sarò lì accanto a te, te lo prometto". L'alieno sorrise e poi aggrottò le sopraccia. "Beh, se tu dovessi metterci molto potremi annoiarmi e andarmene a fare un giro con tua madre, chi lo sa".

Louis gli diede una pacca sul petto. "Sei proprio stupido".

Il Dottore sorrise, le fossette più belle che mai. "Ora farò una cosa che dovrebbe farti provare un forte shock, quindi ti sveglierai".

Il cuore del liscio cominciò a battere fortissimo. Oh mio dio, il Dottore voleva baciarlo.

"Okay".

L'uomo dello spazio lo fissò per qualche secondo e poi sollevò una mano e lo colpì in pieno volto.

Larry Who? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora