7º Capitolo

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Jason prese a tirare il braccio della povera Mercy e a trascinarla su per le scale.
La ragazza cercava, invano, di imporsi almeno con le parole per farlo ragionare.
Ripeteva di continuo <Jason, ti prego...Ascoltami...>
Ma il giocattolaio, furibondo, continuava a tirarla in completo silenzio e con un ghigno sul volto.
Con un calcio aprì la porta della sua camera e la scaraventò sul letto.
Quando Jason le legò i polsi alla spalliera di metallo, Mercy sbiancò.

Cosa diamine voleva farle?

<Jason, cosa stai facendo?!>
Vedendo che il rosso non le stava minimamente prestando attenzione, cercò di strattonare e di dimenarsi sul materasso nella speranza di liberarsi. Si rese subito conto però che il bastardo aveva stretto bene la corda che le fasciava i polsi.
Mercy abbassò lo sguardo su Jason e l'adrenalina entrò subito in circolo nel suo corpo.
In mano aveva un coltello e la guardava con un'espressione che le fece venire la pelle d'oca.
Sentì il panico scorrerle nelle vene e si accorse di non riuscire a parlare.
Jason le si avvicinò e le si mise a cavalcioni scrutandola dall'alto.
Tutto ciò la faceva sentire un topolino in trappola tra gli artigli del gatto.
<Lo vedi?> Le chiese Jason agitando la lama davanti ai suoi occhi <Se fai la brava e giocherai con me, lo userò per liberarti.
Altrimenti...> Alzò il braccio e con forza lo calò in basso, mancando il viso della ragazza per un pelo.
Mercy guardò con orrore il manico conficcato nel materasso ad un palmo dal suo naso.
Le lacrime, incontrollabili, le rigarono il viso e Jason gliele asciugò con le dita.
<Non piangere, bambolina. Allora, cosa hai deciso? Giocherai con me?> Il suo tono era simile a quello di un bambino capriccioso.
Mercy, suo malgrado, annuì sconfitta.
<Beeeene! Adesso sei cresciuta, ma ci sono tanti giochi che si possono fare...> Disse lascivo sfiorandole il collo con uno degli artigli.
La ragazza sbarrò gli occhi, ancora più terrorizzata di prima, mentre Jason buttava a terra la sua camicetta, ridotta a brandelli, e i suoi jeans.
Rimasta in intimo si vergognò come mai in vita sua, ma presto la vergogna lasciò il posto alla rabbia.
<Figlio di puttana! Toglimi subito le mani di dosso!>
Il giocattolaio per tutta risposta le premette un ginocchio sul petto, mozzandole il respiro.
<Non credo tu sia nelle condizioni di dettare ordini, o mi sbaglio?> Le sussurrò con un ghigno soddisfatto.
Mercy si accasciò senza fiato e lentamente il peso tra i seni diminuì.
Jason notando il suo cedimento non perse tempo e le sue mani, anzi i suoi artigli, furono in un baleno sul corpo della ragazza.
Mentre le accarezzava il ventre piatto e scorreva le sue mani sui seni sodi, il rosso si lasciò fuggire un sospiro <Come vorrei farti diventare come le altre...Ma poi non avrei nessuno con cui giocare...>
Mercy non capì le sue parole, ma notò una luce triste nei suoi occhi gialli.
Si azzardò a chiedere <Cosa intendi per "come le altre"?>
Si pentì subito, però, di quelle parole quando Jason le rivolse uno sguardo per niente rassicurante.

Detto fatto: un nuovo capitolo!
Spero che vi sia piaciuto perché sono un po' in crisi.
(La scena "pervy" ci deve sempre stare ovviamente u.u)

Ciau!

Gaia🌸

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