Prologo.

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Londra 3 marzo 1848, madre Louise aprì la porta principale dell'orfanotrofio per accogliere la nuova arrivata, senza nome, le dissero.
L'orfanotrofio  non aveva una bella reputazione, ma era uno dei pochi che accettava neonati senza nome e senza provenienza.
Una ragazza col cappuccio lurido e la magrezza sul viso consegnò un fagottino con una bambina dentro, dormiva, o era morta, a volte capitava che venissero consegnati bambini morti affinché la Madre Superiore desse una degna sepoltura a quelle povere creature innocenti.
La bambina venne consegnata a madre Louise, che la prese e aspettò che la accompagnatrice se ne andasse.
Tornata dentro madre Louise chiese che la bambina venisse lavata e vestita, dopodiché avrebbero dovuto portargliela.
Il Big Ben suonò la mezzanotte, la bimba venne portata a madre Louise pulita e vestita, "irlandese" pensò la madre, una di quelle bambine di donne di strada che donano il proprio corpo per guadagnarsi da vivere, immigrati dall'Irlanda in cerca di fortuna a Londra.
La bambina aveva all'incirca due mesi, avrebbe dovuto avere i capelli rossi pensò la madre, per via della calcata scia di lentiggini sul viso e la pelle pallida, ma era albina; capelli tanto chiari da sembrare filamenti di neve, occhi tanto scuri alla luce della luna da sembrare la notte stessa, una bellissima bambina nella sua imperfezione, "perfetta" pensò madre Louise.

The marble princess.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora