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<<hai voglia di fare una passeggiata?>> mi giro e lo vedo prepararsi un panino. Non siamo più stati da soli dopo quella sera, la sera del quasi bacio... vorrà dirmi che non doveva succedere, o meglio che quello che stava per succedere non accadrà mai perché lui è fidanzato! E anche io...

<<Allora?>> <<Sì, certo>> gli rispondo preparandomi al peggio. Non sono pronta per essere rifiutata, non ancora insomma.

<<Andiamo>> mi cinge le spalle ridendo. Lo guardo perplessa. <<Niente, è che sei così buffa quando ti perdi nei tuoi pensieri. Suvvia Gigi, è solo una passeggiata>>. Arrossisco, non sapevo mi leggesse nella mente...

Decidiamo di camminare verso le colline, un giretto che dovrebbe durare circa un oretta. Avrà tutto il tempo per spiegarmi che ai suoi occhi sono ancora la stupida bambinetta più piccola e innamorata persa di lui. Il silenzio tra noi si fa imbarazzante.

<<Quindi come va con la tua ragazza, Jessica giusto?>>

<<Alla grande! Ha finito l'anno con un'ottima media e vogliamo andare a Malta per festeggiare.>>

<<E quando partireste?>> Partono? Adesso? Vengo colta da un inspiegabile agitazione.

<<Lunedì. I miei quella settimana sono in Spagna con i miei fratelli, perciò questo viaggio è la scusa giusta per non andarci.>> Dimenticavo i suoi cattivi rapporti con i famigliari spagnoli.

<<Ma lunedì è fra due giorni!>> ecco cosa voleva dirmi.

<<Sì, è stata una cosa decisa all'ultimo in effetti, ieri per l'esattezza abbiamo comprato i biglietti aerei.>>

Non so come sentirmi, vorrei essere felice per lui ma proprio non riesco.

Il resto della passeggiata procede tranquillamente. Parliamo del mio test per entrare a medicina, del suo lavoro come fruttivendolo, del nuovo vestito che ho comprato e di molte altre cose inutili. Una conversazione semplice, piacevole.

<<Credo che stia per venire giù il diluvio!>> dico.

<<Cosa? Merda, senti che tuoni!>> siamo a metà strada, ma non riusciremo mai ad arrivare a casa in tempo.

Affrettiamo il passo ugualmente. In meno di cinque minuti sentiamo la prima goccia, e poco dopo la mia predizione si avvera. Anzi, dire diluvio non è sufficiente! In poco tempo inizia anche a grandinare. Corriamo.

<<Senti, non voglio lavarmi più di così, vieni.>> mi prende la mano ansimante per la corsa, e io lo seguo senza fiatare.

Mi porta in mezzo al bosco di abeti <<Sei pazzo?! Non possiamo stare qui, cazzo guarda che fulmini!>>

<<Mi piace quando dici parolacce.>> Ok, non ci siamo. <<Christian sono seria, ci faremo ammazzare in mezzo a tutti questi alberi.>> insisto ancora per un po', ma lui non si preoccupa neppure di rispondere.

Cerco le parole giuste per fargli notare quanto sia stupida questa cosa, quando alzo la testa e vedo un vecchio edificio abbandonato; una casa a 4 piani di cui si può ancora intravedere il maestoso portone d'ingresso tra l'edera, che ricopre tutto il resto.

<<Il sanatorio.>> le parole mi escono di bocca prima di riflettere.

Avevo sentito parlare di questo posto quando ero alle medie, ma prima d'ora non l'avevo mai visto. Dicono che venga usato dai membri di qualche setta satanica per i loro riti, e come punto di ritrovo per i drogati.

<<La parte a est è crollata, ma possiamo entrare dalla finestra nell'altro lato.>>

Non sono sicura di voler entrarci, circolano di quelle storie su questo posto...

<<Christian, potrebbe esserci qualcuno! Qualcuno di pericoloso...>>

Mi guarda sorpreso, e poi scoppia a ridere. Una risata così forte che trema addirittura.

<<Cazzo, non sto scherzando! Non voglio finire nel tavolo di qualche satanista come la vergine sacrificale.>> smette di ridere.

Stavolta proprio mi fissa <<Sei vergine?>> Vengo colta da un'ondata di imbarazzo <<No, certo che no. Sto insieme a un ragazzo da due anni, secondo te stiamo tutto il tempo a giocare a scacchi?>>

<<Con quanti ragazzi hai fatto sesso?>> ora è il mio turno di fissarlo, allibita.

<<Entriamo in questo cavolo di casa, per favore.>>

Ride di nuovo.

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