Cap. 17 Evan

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Il silenzio si propagò per un tempo indefinito. Non si sentivano neanche i suoni delle chiacchiere e delle risate degli ospiti in giardino. Negli occhi di Trey si spense lentamente una luce, come se le sue batterie interiori si fossero esaurite dopo quella dichiarazione. Evan invece si era liberato di un peso, aveva affrontato nella sua testa tutte le possibili reazioni di Trey ma di certo, non si aspettava quel fastidioso silenzio. Il fatto che non avesse avuto una reazione era l'ipotesi peggiore. Deglutì il groppo che si era formato in gola e aprì la bocca per parlare vedendolo superarlo e poi allontanarsi. Non era così che doveva andare. Non era così che avrebbero dovuto dirsi addio. Ma dopo un primo momento di delusione avvertì la rabbia e il desiderio di afferrargli il braccio, sbatterlo contro il muro e costringerlo a dire qualcosa.

Gli aveva appena confessato di partire e di stare in Francia per un anno e Trey non aveva detto neanche una singola, fottutissima parola. Neanche un "buona vita" oppure "divertiti". Neanche quel sarcasmo che aveva da sempre contrassegnato il carattere del suo migliore amico. Aveva avuto solo la completa e disarmante apatia. Chiuse la bocca serrando la mascella, fino a farsi venire un dolore acuto alle tempie. Avrebbe voluto muoversi, urlare, gridare e sbattere per terra qualcosa, giusto per attirare di nuovo la sua attenzione, ma a che scopo? A quel punto avrebbero di nuovo litigato come l'ultima volta. Buttare volutamente del sale su una ferita aperta? No, grazie.

La figura di Trey di spalle venne affiancata da quella di Jared che, con passi lenti e misurati, si avviava verso Evan. Quella scena era davvero la rappresentazione fisica della realtà. Il suo passato che si allontanava e il suo futuro che lo guardava dritto negli occhi con la preoccupazione ad incorniciare il bel viso.

Adesso che aveva detto a Trey che partiva, che iniziava una nuova esperienza, avrebbe dovuto sentirsi più leggero, ma c'era ancora qualcosa che lo ancorava al pavimento, come se dovesse rimanere fermo ad aspettare che il suo migliore amico cambiasse idea e lo raggiungesse per riprendere di nuovo a parlare. O anche semplicemente per dargli la speranza che l'amicizia tra di loro sarebbe rimasta la stessa nonostante la distanza.

Che assurdità.

Quando Jared lo aggiunse Evan stava fissando ancora la schiena di Trey.
«Stai bene?» Chiese l'uomo alzando una mano per sfiorargli la guancia. Evan chiuse gli occhi per un secondo e poi li riaprì dopo un lungo respiro. Annuì perché non si fidava della propria voce.
Jared piegò la testa di lato scettico.
«Gli ho detto che stiamo partendo...» Disse con voce roca, abbassando lo sguardo improvvisamente a disagio a confessare qualcosa che avrebbe potuto far del male a Jared.
«E non era la reazione che ti aspettavi...»
Alzò gli occhi di scatto e aggrottò le sopracciglia. «Non speravo che mi dicesse di non partire. Anche se lo avesse fatto, e Trey non l'avrebbe mai detto, gli avrei detto di no. Non sto scappando dai sentimenti che provavo per lui, sto andando incontro a quelli che provo per te, Jared.»

Il suo compagno piegò le labbra in una smorfia di scuse e poi annuì continuando ad accarezzargli la guancia con dolcezza. «Ogni tanto le mie insicurezze alzano la testa e vengono allo scoperto.» Quel sorriso triste provocò in Evan un moto di disperazione. Alzò entrambe le mani posandole ai lati del suo viso per spingerlo ad abbassarsi. «Odio doverti dire quello che Trey riesce a provocarmi tutte le volte, ma non voglio mentirti Jared. Odio dover combattere da solo gli strascichi di un sentimento che per molto tempo ho dovuto nascondere. E odio il fatto che questo faccia uscire le tue debolezze...»
Jared ridacchiò affondando la mano tra i capelli castani di Evan, spingendolo a piegare la testa all'indietro. «Io sono innamorato di te, Evan. Tutto quello che potrebbe allontanarti da me diventa una minaccia. Trey era quella più difficile da superare e ancora adesso non sono sicuro che tu sia in grado di dirgli addio una volta per tutte.»

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