Cap. 6 Trey

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Aprì l'acceleratore spingendo il muso della Ninjia a sollevarsi come le grosse fauci di uno squalo pronte ad azzannare l'asfalto

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Aprì l'acceleratore spingendo il muso della Ninjia a sollevarsi come le grosse fauci di uno squalo pronte ad azzannare l'asfalto.

Più veloce, più forte e più lontano da tutto quello che doveva essere lasciato alle spalle.

Compreso Evan e le parole che si erano rivolti.

Detestava litigare con lui, difficilmente lo faceva, ma ultimamente...

Nell'ultimo periodo tutto sembrava infastidirlo e le piacevoli ore passate insieme stavano diventando pochi minuti sporadici in un'esistenza condivisa a metà.

Quando le cose erano cambiate? E, soprattutto, come aveva fatto Trey a non accorgersene?

La sera precedente non era la prima volta che notava quello sguardo vuoto sul viso di Evan, eppure lo aveva ignorato.

Ecco come aveva fatto a non rendersi conto della frattura che si stava aprendo tra di loro: ignorando.

Era un dannatissimo esperto di quell'arte.

Ignorare il dolore, il vuoto, i pregiudizi, l'assenza di una famiglia, la necessità di essere perdonato e accettato.

Tutto.

Un grosso lampeggiante immaginario si accese nella sua mente bloccando l'accesso ai ricordi dolorosi.

Evan aveva aperto una breccia, ma Trey l'aveva richiusa prontamente.

Ne aveva sofferto? Sì.

Si sentiva ferito? Ancora una risposta affermativa.

Intendeva rimuginarci sopra? Assolutamente no.

Aveva imparato tempo addietro che non serviva a nulla farlo, a meno che non ci si volesse procurare un'ulcera con i fiocchi.

Grazie, ma no.

Sfrecciò nelle strade assolate senza una destinazione precisa in testa. Il giorno lo vedeva sempre impegnato all'università non in giro nella speranza di svuotarsi le palle.

Il ''The Scandal'' accarezzò il suo passaggio spingendolo a notare lo squallore di quell'ingresso. Pochi gradini sbeccati sormontanti da un tendone nero con la scritta bianca avrebbero condotto l'avventore verso le spesse tende di velluto amaranto che nascondevano il portone in acciaio industriale.

La notte quel locale diventava uno dei maggiori posti di perdizione, ma alla luce del giorno...

Nel sole impietoso del tardo mattino quell'edificio non era altro che il simbolo della decadenza e della promiscuità che Trey tanto agognava.

Ecco perché aveva sempre amato la notte.

Nel buio tutte le brutture venivano camuffate, non c'erano differenze. Nessun contorno definito.

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