Miami, Texas.
«Forza signora, spinga» urlava l'ostetrica alla signora Cooper.
La povera donna era stremata.
I capelli color miele incollati al viso, la pelle colorata leggermente di rosso, gli occhi verdi pieni di lacrime per il dolore ma lucenti e gioiosi per ciò che stava accadendo.Quel parto era così diverso da quello precedente, avuto un paio di anni prima. Urlava dimenandosi nel letto. Le mani stringevano forte le sbarre di ferro attorno al lettino e con esse riusciva a darsi la giusta pressione per spingere sempre di più. Era così stancante e doloroso che non aveva più le forze.
«Manca pochissimo, ultima spinta. Questa volta bella forte!» la incitò l'ostetrica e la donna, consumando le ultime energie, spinse urlando.
«Complimenti! è una femminuccia» disse sorridendo soddisfatta l'infermiera, mentre stringeva un piccolo fagotto fra le braccia. La nuova arrivata aveva la pelle chiara, pochi capelli neri e due occhi azzurri color del mare.
L'ostetrica stava per adagiarla fra le braccia di chi l'aveva messa al mondo quando si fermò, facendosi strana in viso e strabuzzando gli occhi.
«Diamine, no!» urlò, portando via la piccola da quella stanza.Quel parto così complicato aveva causato una chiusura della trachea. La bambina non piangeva anzi, il suo visino - paffutello e bianco - si andava a colorare di un violetto scuro, tipico di chi sta soffocando.
Mentre l'infermiera la stringeva correndo verso il corridoio, un uomo la bloccò dal braccio, facendola voltare in modo brusco. Era alto e muscoloso. I capelli neri ricadevano sulle sue spalle e i suoi occhi, color ghiaccio, erano pieni di rabbia.
«Che cosa state facendo?» gridò minaccioso all'infermiera che, spaventata, provò ad arretrare.
«Signor Cooper sua...sua figlia non...»
Lo spavento le impedì di parlare e muoversi.
Quell'uomo la strattonò nuovamente«È impossibile, lo sai!»
«Signore, vostra moglie è... le possibilità che anche vostra figlia lo sia sono alte» rispose la ragazza prendendo coraggio. Il respiro della piccola, ormai, si faceva sempre più debole e corto, così l'infermiera la trascinò in un'altra stanza.
I medici cercarono di salvarla applicando tutte le manovre di rianimazione e, fortunatamente, ci riuscirono. Il suo viso si schiarì e iniziò a piangere. La misero poi tra le braccia della donna che, preoccupata, ancora l'attendeva.
«La mia piccola Alexis!» affermò, stringendola forte al seno prima di allattarla, ripetendole con voce dolce quanto fosse bella e nel frattempo si asciugava il viso dalle lacrime.
Sembrava filare tutto liscio.Moltissime persone, tra amici e parenti, andarono a trovarla. Chi la prendeva in braccio, chi le accarezzava la piccola manina che teneva chiusa e chi si soffermava a guardare i suoi occhi e quelli dell'uomo che, poche ore prima, aveva aggredito la povera infermiera.
Fra quella massa di persone, vi era un bimbo che aveva su per giù cinque anni, i capelli a spazzola color miele, come quelli della donna, e gli occhi di un verde lucente.
Il bimbo guardava la piccola con fare timido, cercando di avvicinarsi di tanto in tanto ma allontanandosi, una volta arrivato vicino.
«Vieni Luke, è la tua sorellina» gli disse con dolcezza quella donna. Il piccolo si avvicinò a lei.Adesso le sorrideva mentre cominciava ad accarezzarle delicatamente il piedino, e la piccola gli afferrò un dito; poi la stanchezza si fece sentire e si addormentò.
Quel giorno, insieme a lei, nacque anche un'altra piccolina. Quando la bimba dagli occhi celesti si svegliò, la vide vicino a lei. Erano in una stanza piena di cullette e tutte erano siglate con una serie di numeri.
Loro erano le nuove nate quindi gli infermieri stavano ancora preparando i numeri giusti da affidare loro. Quella notte, a causa di un terremoto, la luce cessò - per qualche secondo - di illuminare la stanza. La lieve scossa non provocò danni, ma creò confusione nel sensibile animo del dottor James - l'addetto alla stanza neonatale - che, ancora spaventato e tremolante, fece cadere i cartellini sul pavimento.
Quando la luce tornò a funzionare, li raccolse e li legò ai polsi delle bambine. Una volta passata la paura, le piccole furono messe a letto ma, nel cuore della notte, la bambina dagli occhi celesti si svegliò e, mentre sbatteva le palpebre per riuscire a mettere a fuoco, sentì un rumore di passi; più di uno.
Una schiera d'infermieri stava vicino alla culletta della piccola accanto a lei, tutti con un'espressione preoccupata in viso; dopo averla presa, la portarono via correndo.
Il mattino seguente la bambina rimasta nella culletta fu trasportata nella relativa camera con il numero; qui una donna sorridente allargava le braccia, ansiosa di prenderla fra esse.
«Signora, ecco la sua bambina.»
Accanto alla donna vi era un uomo alto, brizzolato, con occhi scuri che le sorrideva.«Sei bellissima, principessa» le sussurrò l'uomo.
Mentre la donna la allattava, si sentirono delle urla accompagnate subito dopo da pianti. La donna preoccupata chiese al marito cosa fosse successo.«Questa notte è morta una neonata. Ha avuto due arresti cardiaci provocati sicuramente dal parto. Era la piccola dei signori affianco a noi.».
La donna, a quelle parole, sentì dei brividi e strinse la bambina al suo petto.«Povere persone! La gioia di avere un figlio e poi perderlo così.».
La voce si ruppe in gola e le scesero alcune lacrime. L'uomo le accarezzò il viso e poi, abbracciandola, guardò la piccola.«Non permetterò che nessuno ti faccia del male.»
Quella famiglia così numerosa, che la mattina precedente aveva accolto il lieto arrivo così dolcemente, in quel momento la si poteva sentire piangere e disperarsi.
Tutto quel trambusto a un tratto cessò. La donna guardò l'uomo e poi la loro piccola, che giaceva fra le sue braccia sazia e dormiente.
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Il mio cuore per te
FantasyIn un mondo apparentemente tranquillo, vive la sua routine Angie. Da poco ventunenne trascorre gran parte del suo tempo tra Università e casa, circondata dal tanto, forse anche troppo, amore che le regalano incondizionatamente i suoi genitori. La su...