Risuonavano canzoni di giubilo e le grida di gioia s'innalzavano da ogni dove, mentre la gente si riversava nelle strade colme di polvere e sangue; e giochi di fanciulli, bandiere a sventolare in pugni ben posti sopra la testa, braccia tese verso un cielo splendente.
Vita a decretare la vittoria, campane a suonare sulla melodia della libertà e dell'uguaglianza.
Barricate ancora in piedi, abbandonate alla solitudine d'esistenza, poiché non avrebbero più dovuto nascondere ideali, né proteggerli, poiché essi viaggiavano su ali di rondini, verso l'orizzonte colmo di speranza dal sapore del frutto più dolce.
Il vino scorreva a fiumi, fra balli improvvisati d'ampie gonne variopinte e seni prosperosi, capelli aridi ma fluenti, lasciati liberi dalle stoffe che rigorosamente li tenevan a bada nei giorni di magra.
E mani s'intrecciavano, conducendo la gente sotto petali di fiori e risate di bimbi, che fra corse a perdifiato, percorrevano le strade in festa.
Il popolo aveva risposto.
La gente era scesa in piazza.
E Rivoluzione fu fatta e vinta.
Le labbra si bagnarono di pregiato nettare d'uva e suadente lo sguardo percorse ciò che fu realizzato, notte dopo notte in bettole di basso borgo, fra cuori impavidi e gloriosi ideali ferventi.
Imbracciati i fucili s'erano fatti scudo dietro la bandiera scarlatta, rossa come il sangue degli uomini arrabbiati, e i potenti avevan sguinzagliato i cani d'esercito, che con le loro belle divise avevano compiuto atti empi.
Ma quelle stesse giubbe ora vigevano come trofei nelle mani dei Miserabili, strappate ai cadaveri di coloro che si erano opposti, caduti sotto i colpi della polvere da sparo e del fuoco; lo stesso che bruciava nell'animo della gente parigina, scesa sotto un unico grido.
Liberté
Si umettò le labbra, Grantaire, occhi come il cielo oltre le nuvole, gustandosi il sapore che poteva avere quella parola, dopo tanto penare.
Posto contro il davanzale di una stanza anonima, a godersi il momento del futuro richiesto da mille voci.
Rimembrava le corse, il colpo che aveva segnato l'inizio del grande botto: la mobilia che crollava da ogni finestra, pianoforti, sedie e tavoli. Bandiere issate sulle barricate costituite da sogni pronti ad infrangersi al minimo segno di vacillamento.
Gli sguardi dalle mille emozioni sui visi dei Les Amis de l'ABC, la paura a scorrere nelle vene, con il sangue a ribollire per i ferventi ideali che li avevano portati a quel punto di svolta.
I primi segnali di rimpianto.
I primi segnali di un'amicizia duratura, in qualunque direzione fosse finito l'ago della bilancia.
I primi segnali di qualcosa di più.
Quegli occhi che s'incrociavano e dicevano più delle parole, delle canzonette derisorie che rompevano l'atmosfera gravante sulle giovani esistenze.
Erano desideri mai veramente portati all'esterno di cuori sgorganti silenzi infiniti, ma che trovarono più di un occasione di lasciarsi andare a caste effusioni, mentre le voci riecchieggiavano sgargianti fra boccali colmi di liquori speziati.
Nomi sussurrati su pelle increspata, nelle notti più fredde, senza possibilità di superare anche solo il primo strato di vestiti.
Mani che esploravano con dolcezza infinita, e si perdevano fra ricci di grano o d'ebano, insieme all'incertezza del futuro.
E c'erano solo loro, nessuna baldoria, nell'osservarsi muti in una stanza che sapeva di legno vecchio e usurato, e cera di candele mangiate dal fuoco.
Veniva poi il caotico guazzabuglio di suoni e odore di polvere da sparo, di sangue e morte a consumarsi di fronte a quei muti occhi colmi di rabbia e intrinseca paura.
Lo strattonarsi per evitare i colpi di fucile o quelli di cannone, le grida e gli ordini da entrambi i fronti, nel quale soldati in rigoroso silenzio ricevevano insulti bercianti da studenti dall'animo indomito.
Poi la calma prima di una nuova tempesta.
Il mare di folla, a pestare cadaveri ed armi, sotto una pioggia di festanti canti di rivolta.
Se la morte del generale era stato l'inizio, quello era la fine, ed aveva donato un nuovo segnale a solo due di quel gruppo di scalmanati sognatori. Mentre la gente ballava e si deliziava del sapore di aver sconfitto la fame e la miseria, c'era chi si saziava della pelle altrui, dei gemiti alti e del fascio di muscoli scattanti sotto dita che parevan di fuoco; i denti saggiavano il niveo collo, golosa lingua a scivolare sul sapore frizzante di gioventù e adulta euforia.
I vestiti, mucchio di stracci senza più un padrone, parevano esser d'un unica essenza, aggrovigliati su un pavimento di assi di legno.
Sullo stesso i corpi avvinghiati, stesi su ciò che rimaneva di un sacco colmo di piume e fieno, materasso di un letto ormai in frantumi sotto altra mobilia all'esterno, ammassata come muro di speranza incrollabile.
Occhi a condividere più di un segreto, brillanti d'aspettativa e resi liquidi dai gesti d'amore.
Amore puro, di quelli che sanno d'empatia e rispetto.
Con tale aggettivo la bocca di Granteire saggiava capezzoli resi turgidi, alla mercé delle sue infinite richieste, mentre le dita scorrevano sui fianchi glabri e snelli, stringendo le cosce tese, virilità al centro pronta a risvegliarsi del tutto sotto il suo completo controllo di gesti.
-Ah, Enjolras- Suonava così perfetto quel nome, sulla punta della lingua e giù, contro il basso ventre teso, morbido al tatto. -Je t'aimerai pour toujours-* Sillabe importanti a comporre melodia per orecchie ben pronte ad ascoltare, sollazzate dal romanticismo sornione di quello che sembrava quasi deridere le sue parole, nell'ultima sera in cui gli amici si erano riuniti per dar via al folle piano.
Enjolras, capo ligio, guida ferma e presente, ora richiedente solo la ricompensa di tanto sudore e fiato perso per una giusta causa.
Grantaire, fedele e inarrestabile, nel donare e ricevere ogni cosa l'altro avrebbe richiesto dalla sua vita.
Due anime perse nel piacere del sollazzo condiviso, sotto la sagace lingua, che oltre a sussurrare divertenti intrallazzi fra studenti, sapeva infuocare il corpo del maggiore con tocchi esperti su membro vibrante.
E corpo si inarcò, dita a graffiare assi di legno rovinate dal continuo passaggio di visitatori sfuggenti, mentre godimento pervenne dalla gola del biondo, in precisi richiami verso chi, con tale libidine, suggellava promesse lungo l'asta turgida.
Voleva straziarlo, il moro, renderlo succube ed intontito, per mirare alla sua integrità morale, così ferrea e incrollabile; renderlo folle di desiderio crescente, che avrebbe reso entrambi cercatori d'un tesoro nascosto dentro quei corpi di carne e sangue.
E non fu neanche difficile, mentre le campane di Notre Dame proseguirono a ridondare il loro suono melodioso, in concomitanza della voce del suo Enjolras che si librava fino al soffitto della camera sfatta e priva di mobili.
Quale giubilo.
Quale soave miracolo di Dio, sentirne i gemiti e i richiami molteplici per Grantaire, che vedeva nell'altro una divinità greca, (forse Apollo?) al quale si sarebbe opposto scherzosamente come Dioniso.
Non gli diede il permesso di giungere all'apice, lasciandolo ebro così steso, in una posa di naturale arrendevolezza, che durò solo una manciata di minuti: il tempo per Enjolras di ribaltare le posizioni e farsi predatore di quel corpo ancora troppo illibato per i suoi gusti.
Festeggiavano perchè erano vivi.
Festeggiavano le loro vittorie e i loro desideri.
Festeggiavano perché erano tutto, l'uno per l'altro.
Con posata decisione lo riprese scherzosamente, non facendo trapelar sorriso su labbra tese in una smorfia di falsa serietà.
Capo al di fuori e capo fra i due, non avrebbe lasciato che Grantaire giocasse senza scottarsi lui stesso.
Ventri nudi che si assaggiavano, mentre straziava di baci quelle labbra dal profumo di mosto, beandosi dei mugugni racchiusi nella gola dell'altro.
-Grantaire, tacete una buona volta. Mon dieu, siete così inarrestabile.-
-E voi mi date ancora del voi, facendomi sentire un idiota al vostro confronto.- L'altro ribatté, marcando l'uso della forma elegante e signorile, con occhi di brace pura per l'attesa insoddisfazione di un amore crescente.
Enjolras tirò le labbra in un sorriso, e mai gesto fu più efficace nell'uccider qualcuno.
Fu espediente per il biondo di rigirarsi a favore il silenzio di Grantaire, allargandogli le cosce per posarsi fra di esse e trovar comoda posizione, che potesse dare piacere ad entrambi, se non maggiormente a chi aveva preso le redini del potere.
E scoccò un nuovo secondo, mentre le dita si giostrarono fra le natiche frementi di colui che sottostava ai voleri del leader.
Un minuto scivolò via all'intrusione, passaggio dovuto per rendere agibile ogni movimento futuro; le labbra si contrassero e un mugugno di disapprovazione s'innalzò a fatica, spifferando fuori mal trattenuto. Grantaire gemette, successivamente, dando carta bianca al suo divino Apollo.
L'eternità scappò dal mondo, quando Enjolras divaricò con mani ferme le natiche di Grantaire, sospingendo il proprio membro sull'orifizio ormai pronto ad accoglierlo, superando l'anello di muscoli che cedette, permettendo al biondo di penetrare l'amante beffardo; questo non soffocò il gemito di estenuante godimento, misto ad un meno sortito rantolo di dolore, per esser divenuto un tutt'uno con chi segretamente aveva sempre desiderato.
L'infinito non scalfì le loro pelli sudate e ricolme di brividi frizzanti, mentre le spinte diedero cadenzato ritmo alla danza di corpi; mano a graffiare la coscia tesa e l'altra a sotterrarne una del moro, abbandonata accanto al viso stravolto dall'amplesso sussultante.
Le dita s'intrecciarono in un unione indistruttibile, mentre Notre Dame donava la sua voce al mondo, e in quella camera dimenticata da Dio due cuori gridavano all'unisono la libertà ritrovata.
Ne fu ebro, Grantaire, mentre ricevette il seme di Enjolras, bollente nel suo corpo, che già gridava al fuoco!
Enjolras dal canto suo sussultò, aumentando il ritmo dell'affondo in quel tripudio di muscoli guizzanti, lasciando il segno dei polpastrelli sulle cosce già martoriare dalle corte unghie.
E vennero insieme, all'unisono il grido d'orgasmo a scontrarsi con pelle e legno.
E fu di nuovo solo giubilo della folla festante.
E silenzio nella casa ai confini del mondo.
Secondo rubato all'universo.
Perso l'uno negli occhi dell'altro, in quella decisione di darsi l'estremo saluto, come qualcuno che non ha vissuto abbastanza, ma che non si arrende comunque.
Grantaire ha vissuto tutto ciò in quell'unico istante di vita, perdendosi nello sguardo di chi aveva sempre visto come irraggiungibile, prima del colpo di fucili tonanti.
Il rimbalzo contro le vesti e la carne, la perforazione e il dolore sordo, e la morte che sopraggiunse, mentre la mano scivolò via dalla presa di Enjolras, che crollò al di là della finestra, mantenendo stretta la rossa bandiera.
Si macchia il mondo del peccato, l'anima sfugge dalle labbra dischiuse, in un unica frase che mai prenderà vita nella sua completezza:
-Permet-tu?...Je t'aimerai pour toujours.-**
Il silenzio calò sulla via parigina.
Nessun canto, nessun giubilo, nessun rintocco di campana.
La Rivoluzione è persa.
Come perso è l'amore solenne, di chi avrebbe voluto solo più tempo per poter amare davvero.
*-Ti amerò per sempre.-
**-Permetti?....Ti amerò per sempre.-
Note d'Autrice:
Credo che postare come prima fanfiction in questo fandom "vergine" per me, sia quasi un tentativo di suicidio.
Premetto che sono fresca di film e devo tassativamente leggere il libro, perchè ho letteralmente adorato ogni parola, ogni vicenda ed ogni canzone, e poterlo rivivere in forma cartacea mi renderebbe immensamente felice.
Dunque sono andata un po' a tentoni, basandomi solo sul film e qualche informazione trovata via internet, quindi non vogliatemene se sarà pessima.
Non potevo lasciarmi sfuggire la possibilità di scrivere per il P0rn Festival, visto tanti altri dispersi negli anni, e anche se il prompt non compare nelle diverse liste, mi son lasciata trascinare dalla canzone (Shouldn't be a good in goodbye di Jason Walker) e dall'atmosfera rivoluzionaria parigina, insieme agli sguardi che questi due personaggi si lanciavano e le emozioni che trasudavano senza freno.
Per quanto riguarda il raiting, sono andata un po' a naso, parandomi le mani davanti XD ho sempre il terrore di risultare poetica ma "rossa" anche per le piccole cose ahahah.
Spero di continuare a disperdermi in questi lidi, che mi hanno dato immensa ispirazione!
See you~

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I would have missed your smile
FanficIl popolo aveva risposto. La gente era scesa in piazza. E Rivoluzione fu fatta e vinta. Fanfiction nata per il P0rn Festival 2016, il cui prompt è il ribaltamento della storia e la vittoria dei Rivoluzionari. (Enjoltaire)