Chapter Seven - Can You Feel My Heart?

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Il freddo mi intorpidisce le dita impedendomi di non tremare e di fare movimenti normali. Prendo la bottiglia di assenzio e cerco di togliere con difficoltà la carta plastificata che copre il tappo d'alluminio. Vedo il tremore delle mie mani aumentare innervosendomi ancora di più, gli occhi cominciano a bruciarmi e sento un improvvisa vampata di calore. Stavo per avere un attacco d'ansia.
<<Porca puttana Oliver, cosa stai combinando?>> mi rivolgo a me stesso in un sussuro.

Spengo immediatamente la sigaretta sul terriccio freddo e comincio a fare dei respiri profondi per calmarmi. Intanto le lacrime calde scendevano sulle mie guance senza neanche l'ombra di un singhiozzo. Come potevano succedere tutte queste cose in un singolo periodo? Stappo la bottiglia dell'assenzio e la porto alla bocca sentendo il forte odore dell'alcool impadronirsi delle mie narici, ne bevo un sorso gustandomi il sapore dolce e forte della mia bevanda. In un momento ho un flash: mi trovo nel tourbus,nel bagno davanti allo specchio, il liquido nero che esce dal mio corpo e la figura nera. Per un attimo mi viene da ridere pensando che nel mio corpo possa scorrere dell'assenzio al posto del sangue. In lontananza sento delle mamme con i loro bambini che corrono spensierati verso gli scivoli e giochi vari, guardandoli penso a quanto fosse bello essere schietti e innocenti, a volte anche pò sciocchi ma senza pensieri negativi. Nulla che potesse portare alla tristezza che si ha nella fase dell'adolescenza. I bambini non provano dolore, non sanno bene cos'è l'amore, l'odio, il dolore. Vivono attimi di gioia composti da piccoli gesti e sono felici delle loro piccole esperienze di vita, come quando io e mio fratello giocavamo insieme con le pistole di plastica o con le costruzioni della lego. Eravamo così felici di giocare insieme che le giornate sembravano così corte e non ci accorgevamo di come il tempo ci stava scivolando via tra le dita. Con il tempo ho visto il mio stesso sorriso che andava a perdersi in un espressione di quasi totale apatia e quando mio fratello mi chiedeva di passare del tempo insieme a lui, lasciavo un sorriso smorzato sul suo volto ogni volta che mi allontanavo. Quanto momenti ho sprecato senza di lui. Forse avrei potuto risparmiare così tante sventure se fossi stato di più con lui. Ora siamo quasi come due estranei che si parlano a malapena. Siamo due ricordi sbiaditi di un'infanzia qualsiasi. Bevo un altro sorso e chiudo la bottiglia. Mi guardo intorno e vido che le nuvole sono ingrigite ancora più di prima. Si sta sicuramente avvicinando un qualche temporale. Prendo le mie cose e mi stiracchio prima di andarmene dal parco. Cammino per il centro per circa altre due ore prima di fermarmi a mangiare un boccone a pranzo.

...

E tardo pomeriggio ma è già buio, dopo aver camminato l'intera giornata sento ancora di poter camminare per tutta la notte ma il mio corpo non è d'accordo in quanto sento i dolori ravvivarsi ad ogni passo che compio. Tornando a casa mi guardo intorno preso dalla paranoia di essere inseguito da qualcuno. Le strade illuminate dai lampioni rendono l'atmosfera un po' più inquietante del solito. Non ho mai avuto paura del buio o almeno da quanto ricordo. Affretto il passo non vedendo l'ora di poter tornare a casa sotto le mie coperte, al caldo e protetto da tutto e tutti. Improvvisamente sento delle fitte al collo e alla testa che mi costringono a fermarmi. Una forte vampata di calore s'impadronisce del mio corpo e ho le vertigini.

<<...Oliver...>> sento un lieve sussurro alle mie spalle.
Spalanco gli occhi sentendo la voce femminile a me estremamente familiare. Mi stringo le spalle tra le braccia sentendo la gelida morsa del dolore impadronirsi di me. Mi giro lentamente a testa bassa nascondendomi nella felpa che sembrava farsi troppo piccola ad ogni mio respiro.

<<...Hannah...>> alzo lo sguardo su di lei e vedo che il suo volto è  rigato dalle lacrime. <<...Hannah ti giuro non era mia intenzione, non ho mai voluto fare quello che hai visto nelle foto. Non so cosa è successo quella sera. Non so cosa sta succedendo... io... >>sento le lacrime che cominciano ad inumidire i miei occhi.
<<Oliver va tutto bene, Matt mi ha spiegato tutto... mi dispiace averti trattato in quel modo, di non averti dato modo di...>> detto questo corre verso di me stringendomi in un abbraccio.

Il suo abbraccio mi confonde, rimango impassibile come una statua di marmo ma le lacrime non fanno altro che uscire per colpa di tutte queste tensioni. Sento il suo cuore attraverso gli strati di vestiti che ci separano, sento il suo corpo attraverso il freddo pungente, sento che nonostante tutto il suo abbraccio è il posto giusto in cui trovarmi nella mia vita fatta di momenti e luoghi confusi e sconosciuti. Lentamente alzo le braccia cingendole i fianchi.

<<Perdonami ...>> le parole escono dalla mia bocca senza rifletterci, escono in un sussurro appena accennato come se quel momento di ritrovo fosse riservato solo a noi due e non al mondo bastardo che ci circonda e che sembra essere sempre troppo grande per noi due.

Sento stringermi di più tra le sue braccia, come se avesse paura che da un momento all'altro possa scomparire dalla terra. Le bacio i capelli che mi solletticano il naso, mi allontano leggermente da lei, mi guarda, le carezzo il viso pallido e freddo e lo alzo leggermente. Lentamente avvicino le mie labbra alle sue e finalmente le sento: dopo mesi sento la morbidezza e il calore delle sue labbra. Rimaniamo così per un paio di minuti a occhi chiusi, assaporando ogni secondo di quel bacio, due silhouette che si uniscono in un bacio e si confondono nella penombra della notte. Non mi stancherò mai delle sue labbra, non mi stancherò mai del suo corpo, non mi stancherò mai del suo carattere, non mi stancherò mai di quello che è e del suo amore. Quando ci stacchiamo ho ancora la mano sul suo volto ora leggermente roseo e guardandola mi rendo conto che entrambi il viso distrutto per esserci persi ma stiamo sorridendo perché ci siamo ritrovati. 

<<Torniamo a casa piccola mia.>> dicendolo le pulisco una lacrima dal viso e con la mano scendo lungo la spalle ed il braccio per afferrare la sua.

Tornando a casa rimaniamo l'uno vicino all'altra parlando e scherzando come se quello che è successo in precedenza fosse solo un brutto sogno. Una piccola vittoria in questo periodo di fallimenti.

...

<<Ahia!!Oliver!!>>
<<Accidenti Tessa! Te l'avevo detto di fare attenzione...>>
<<Lo so!! Ma è pieno di rovi, come faccio a fare attenzione?>>
<<Mio Dio, allora la prossima volta non insistere troppo ad uscire dal sentiero...>>
<<E sai anche che continuerò ad insistere.>>

HEEEEEEEEEEEEEEEEEY!! SONO VIVA!! 

Dopo secoli e secoli di assenza un nuovo capitolo. Inutile usare scusanti quindi sarò esplicita. Ho avuto un mega blocco dopo la scuola grazie a ciò che solitamente chiamiamo "vita da adulti" quindi: ora che ho un po' più di tranquillità potrei forse riavere il piacere di ricominciare a scrivere. 

!!!!!

Piccola parentesi, per chi non mi seguisse da molto tempo fa ho accennato al fatto di modificare completamente la mia prima storia e alcuni capitoli di Witch Haunt perchè diciamocelo, scrivere al tempo passato è divertente come la sabbia negli occhi, perciò per almeno un po' di giorni mi occuperò di correggere solamente questa storia e lasciare l'altra in stand by per un altro po' di tempo. Detto ciò vi ringrazio per aver letto il capitolo e di continuarmi a seguire nonostante i miei mega ultra ritardi nel pubblicare!

Witch Haunt || Oliver Sykes ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora