Chapter 2

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La mente si sveglia, slegandosi da quello stato di trance iniziale. Mi guardo attorno: sono nel buio più totale, ma sono viva. L'istinto ha fatto un buon lavoro. Le gocce che sbattono sul ferro sottostante mi lasciano intuire di essere in una fogna. Sono seduta. L'inclinazione tondeggiante della superficie ricorda quella di uno dei tubi di scarico. Sono viva, ma non per molto. Gli Spaccati adorano questi posti pieni di umidità, è dove il virus si insidia meglio. Giocano in casa. Tolgo dalle spalle lo zaino, mettendo una mano dentro e iniziando a tastare qualsiasi cosa mi capitasse al tatto: più di una volta la mia mano si scontra con i libri ma, finalmente, verso il fondo riesco a toccare qualcosa di freddo e metallico. Mi affretto a tirare fuori l'oggetto e accendo la luce. Devo socchiudere gli occhi, per i primi secondi, ma poi inizio a riabituarmi alla luce. Punto la torcia alla mia destra per controllare l'ambiente. Poi passo alla sinistra. Ad occhio e croce, sono ancora alla bocca del tubo di scarico. Potrei uscire, ma la paura che i membri della C.A.T.T.I.V.O. mi scovino è troppa. Meglio essere prudenti. Posso attraversare la fogna in silenzio, così che gli Spaccati non mi vedano. Rimango seduta, pensando a qualche stratagemma nell'oscurità ma i ricordi iniziano a tornare a galla.

Mia madre è distesa a terra, il collo ricoperto di sangue. La paura è tanta, la mente si spegne. Chiudo con una mano gli occhi di mia madre, ancora aperti e pieni di terrore. Attorno la situazione non è delle migliori: la gente continua a cadere a terra inerte, il sangue schizza ovunque. La gente è terrorizzata. I pochi sopravvissuti iniziano a correre, ma molti vengono presi dai proiettili della C.A.T.T.I.V.O. che continuavano a volare. Raggiungo il tubo di scarico, entro dentro, corro fino al punto dove sono ora e rimango in silenzio, tentando di rallentare il battito cardiaco che pulsava il sangue velocemente.

Ed ora sono qui. Il cuore torna calmo, la faccia prima paonazza ora è tornata normale. Mio fratello si trova in un labirinto inespugnabile, mia madre è morta. Vivere da soli in questo mondo è una condanna. Chissà dove si sono rifugiati gli altri sopravvissuti. Sento dei passi, distanti, appena fuori dallo scarico. Devo muovermi. Metto in spalla lo zaino. Sono tornati per completare il lavoro, per raggiungere i sopravvissuti ed eliminare i testimoni delle loro barbarie. A qualche metro da me c'è una svolta. Devo raggiungerla e nascondermi. Corro come se ne dipendesse la mia vita -e ne dipende- e rimango schiacciata contro la parete della svolta, aspettando che i passi si allontanino. Chiudo gli occhi, lascio che l'orecchio sviluppi i suoi sensi per qualche secondo, concentrandomi sull'udito. Una luce abbaglia la corsia dove ero poco prima e subito dopo scompare. I passi sono lontani, non torneranno a controllare. Pensano probabilmente che chiunque sia tanto pazzo da nascondersi nelle fogne è già morto. E lo penso anche io.

Riaccendo la torcia e noto una figura davanti a me. Un urlo mi muore in gola, il cuore smette di pompare sangue e la mia faccia diventa bianca. Rimetto a fuoco la vista, così da scorgere lo Spaccato che perso di qui a poco mi ucciderà. Ma non era uno Spaccato. A primo impatto noto dei tratti maschili, ma guardando più dettagliatamente intuisco che sia una ragazza. Credo abbia più o meno la mia età, forse un anno in più o due. I suoi occhi tramandano uno spirito combattivo e una personalità dura. I capelli sono corti e legati con un codino dietro la nuca. Ha un tatuaggio sul braccio e porta una camicia arrotolata proprio fino al gomito. Anche lei è sola, e la cosa mi sorprende: è difficile incontrare un sopravvissuto che non sia in un gruppo quando tu stesso sei solo. Ha un fucile puntato verso di me. Chiunque ad una distanza di qualche metro riuscirebbe ad uccidere con un colpo solo, preciso, pulito. Evidentemente è il mio giorno fortunato. Non spara, rimane immobile, si limita a parlare "Chi diavolo sei tu?". Non riesco a pronunciare una risposta quando un'altra voce, più distante si intromette "Gervaso mi ha rubato il naso...". Sia io che la sconosciuta ci giriamo in direzione della voce "Non fateci caso".

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𝐌𝐚𝐳𝐞 𝐑𝐮𝐧𝐧𝐞𝐫: 𝐥'𝐈𝐧𝐢𝐳𝐢𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora