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Quando comincio a buttare giù due parole, è un brutto segno. Significa che ho un peso di cui ho bisogno necessariamente di liberarmi. Ho bisogno di alleggerire il mio cuore in questa notte in cui solamente il ticchettio dell'orologio appeso al muro fa compagnia ai miei pensieri.

TIC-TAC-TIC-TAC.

Il tempo scorre.
Il tempo è sempre stata una costante della mia vita. A tratti ho avuto l'impressione di averne fin troppo e, per questa convinzione, ho sempre rimandato tutto.
"Tanto c'è tempo.."
Abbracci, parole, messaggi che non ho mai avuto il coraggio di mandare. Ha sempre funzionato.

Una mattina mi sono svegliata. Mamma e papà seduti attorno ad un tavolo, cercavano di spiegarmi che il loro amore era giunto al capolinea, anche se quello che provavano nei miei confronti era infinito.
E io non lo avevo mica capito che, di lì a poco, mi sarei ritrovata con due famiglie, due cucine, due letti, due di qualunque cosa, quando a me ne bastava solo una.
È stato quello il momento in cui ho capito che di tempo, in realtà, ne ho perso troppo.
Non c'è tempo, Carmen.
Non c'è tempo per rimandare un "ti voglio bene", un "ti amo". Non c'è tempo per negare abbracci a chi ti ama e a chi ami. Non c'è abbastanza tempo per dividerti in due, per tenere viva e unita la tua famiglia che oramai di "famiglia" ha davvero ben poco, e ne sei consapevole.

Ho iniziato a non sprecare più il mio tempo, ma la verità è che quando parlo con papà, mi sembra ancora che il tempo perso con lui rimanga lì, è come se lo sentissi addosso.

Vorrei trovare la forza per urlarlo alle persone che sono, per me, il centro del mio mondo.
Ma lo so, comprenderanno l'inesorabilità del tempo soltanto quando mi avranno persa per sempre.
E allora comprenderanno che sarebbe bastato, a volte, solo un abbraccio in più.

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