Sono in ritardo (9)

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Luce fissava incantata il disegno appena terminato sulla gamba di quel tenore milionario e non poteva fare a meno di pavoneggiarsi come la più spocchiosa delle artiste. Si era umile e modesta nella vita, ma sul lavoro diventata la più sfrontata pienamente consapevole di avere un grande talento da utilizzare al meglio.
Il rossore intorno al disegno era già lievemente diminuito e Piero tentava di lamentarsene il meno possibile. I tratti delineati del suo volto si intensificavano in una smorfia di dolore trattenuta. La mascella si serrava ferrea e gli occhi si stringevano finemente. A luce quel ragazzo piaceva. Almeno fisicamente le piaceva molto.
La attraeva, la incuriosiva. Insomma, i suoi ormoni chiamano ogni qualvolta mister Sicilia la guardava. Un combattimento di estrogeni devastante. Luce si prendeva in giro da sola per questa cosa e in parte se ne rimproverava. Sembrava una ragazzina, Aveva ormai superato la fase adolescenziale e prettamente ormonale, ma la vista di Piero gli provocava sensazioni che avrebbero potuto stecchire un cavallo.

Piero era concentrato a contare i soldi da versare, cosa che Luce trovo strana. Uno così di solito paga in bancomat. Poi ricordo che Davide non aveva quel tipo di tecnologia. Così capi.

Mentre versava contanti sul bancone uno dopo l'altro all'interno del negozietto entro un ragazzone tutto affannato e sudato, preoccupato di un imminente ritardo.
A luce non servi che un misero secondo per riconoscerlo e come sempre alla sua vista il suo viso si coloro di un rossore che agli occhi di tutti era adorabile ma agli occhi della padrona era irritante perché sinonimo di debolezza.
Luce aveva anche capito ormai il suo nome: Ignazio.

"Scusate! Ho fatto tardi e?"
Domandava preoccupato ansimando sommessamente, cercando di farlo notare il meno possibile.

"È direi! Ho già bello che finito ma dove minchia fossi. Io stavo qua a soffrire e te? Chissà dove poi?"
Gridava offeso l'amico, che evidentemente si sentiva trascurato e abbandonato.

Un visino triste era stato adottato anche dall'altro ragazzo presente che osservava la scena in silenzio. Luce avrebbe voluto utilizzare Gianluca come soprammobile. Era bello da guardare e in situazioni particolari, completamente inutile.

"Pie, scusa!! Mi sento uno schifo. Era importante. Mi dispiace."
È un occhiata fugace veniva riservata a Luce che la ricambiava esplicita.
Si erano riconosciuti.

Dopo altre moine dei ragazzi i primi due uscirono, uno accanto all'altro, mentre Ignazio rimase in negozio solo per il momento con Luce.

"Ehy. Piccolo il mondo è?"
Inizio Luce tentando di rompere il ghiaccio subito.

"Già. Davvero piccolo. Lo dice uno che l'ha visitato quasi tutto. "
È qui parti una risata spontanea che fece vibrare per un attimo il cuore di Luce penetrando nel suo intimo, e rimanendone irrimediabilmente attaccata.

"Quindi fai la tatuatrice. Nello studio di Davide"
Constato osservando l'ambiente.

"Già. E tu? Fai sempre il tenore milionario?"
Chiese spontaneamente.

"Ogni tanto.. Ma.. Non chiamarmi tenore. Preferisco cantante."
E le sorrise cordialmente come farebbe un professore ad una alunna stupida ma volenterosa.

"Per il milionario invece nessun commento.."
Tasto il terreno la ragazza incuriosita dalla situazione economica del ragazzo solo per sentirsi più inferiore del dovuto e per provare un po' di sana invidia.

"No, quello è vero."
E sorrise ancora ingenuo, come se fosse cosa normale potersi permettere di comprare tutta Marsala.

"Non ti ricordavo così bella."
Butto giù lui d'improvviso.

Le mancarono le parole. Apri le labbra più volte ma nessun suono uscì. Neanche un banale grazie. Il sangue pulsava più velocemente, il cuore pompava come una macchina instancabile e il suo cervello la criticava e emarginava a suon di insulti e "SONO TUTTI UGUALI". La solita tiritera.

"Ah no?"
Riuscì a dire dopo quello che sarebbe dovuto essere un sorriso sexy e convinto.

"Igna! Ora ti muovi o no? Piero è già inxazzato. Ciao Luce! È stato un piacere."
Gianluca le sorrideva amorevole come un angelo prima di darti il bacio della salvezza.

"Si arrivo"
Rispose subito.

"Scusa ma il mio fratellino chiama. Devo andare. "
Si voltò e andò via. Prima però volle voltarsi ancora una volta.

"Tornerò domani. Si dà il caso che io abbia otto tatoo, ma si sa che pari Porta male, devo rimediare. Preparati sarà un lavoro lungo. "
Un occhiolino di commiato e poi via, sparito tra la foschia marsalese.

Era la cosa più patetica del mondo, ma luce era sicura che fosse rimasto il suo profumo nell'aria.

Segni sulla pelle. (IL VOLO) #watty2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora