Le connessioni hanno i giorni contati

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<<Te lo dico solo una volta: TORNA>>

La Rete li sta prendendo tutti. In poco tempo le vite degli altri saranno ridotte a scope del sistema. Le guardie rastrellano le città una ad una, risparmiando nessuno. La rete li sta prendendo tutti ma Agos no, Agos lo vedi lì che corre come un pazzo.

<<TORNA QUI, È UN ORDINE>>

Gli ammonimenti delle guardie se li lascia dietro ridendo in un modo inconsapevole e inesausto. Gli viene quasi voglia di fermarsi e piegarsi in due dalle risate, sconvolto, ma va avanti più veloce ancora. Spesso andare via gli sembra il modo più adatto per vivere. Ci tiene ad averlo sempre in testa, questo fatto di essere vivo.

<<SSC SC S STORNZI>>

È lui a parlare, quando gli arriva un destro nella parte alta della mascella, con quella s biascicata e la sua bocca che sbava come un cane accaldato. Lo hanno preso. In quel momento ripensa a quando era piccolo e gli uscivano di bocca insulti a caso contro i passanti, come degli spasmi, e c'era sua madre che rideva quelle volte, cercando in tutti modi di non farsi notare, nascosta dal mondo. Ora sua madre non ride più.

Gli strappano l'orologio dal polso, se lo passano di mano in mano. <<Prova a scappare ancora e ti azzeriamo>> dice uno dei soldati con dei baffi ridicoli. Agos controlla: lo hanno svuotato di 80 ore, gli rimangono meno di due giorni.

Mettere in vendita il tempo è stata un'idea di quelli del Sud reale, incoscienti di ciò a cui andavano in contro. Poi il Nord virtuale ha vinto la guerra, i poteri della connessione si sono impossessati del tempo, è iniziata quella che viene chiamata dai camerati 'Opera del tempo e del virtuale'. La vita della gente del Nord virtuale è appesa a una connessione al sistema, te la applicano subito alla nascita, giusto il tempo di urlare il primo respiro. La vita della gente del Sud reale va avanti comprando, giorno dopo giorno, il tempo per sopravvivere. Entrambe le fazioni hanno costruito i loro sofisticati piani per la sottomissione, i capi del Nord ora hanno vinto e vogliono unificarli.

Se non hai tempo, se non hai connessioni, non esisti.

In questo momento Agos sente la sua esistenza persino più piccola di altre volte. Il suo corpo basso e scomposto, il suo volto dai tratti ancora infantili, le braccia lunghe e sproporzionate al resto.. tutto in questo mondo lo porta a pensare di essere fuori posto. Si sente trascinare altrove come una bestia per il prossimo circo. Dove mi portano mamma dove
Non sei co non sei come gli altri ripete una voce, continuamente, continuamente.

***

si sveglia e vede brillare le luci grigie di Nepolia, un punto caldo. Dopo le guerre le città si assomigliano tutte, città irreali con cieli di carta, totali periferie. Dal piccolo vetro del furgoncino su cui sono in viaggio Agos vede una prigione in cemento armato che sembra non finire mai. Lì ci sono i prigioneri politici, dal Nord e dal Sud. Capisce che quella è la sua prossima destinazione.

Arrivato sul posto vede queste strane masse di persone senza qualità, simulano una marcia militaresca e non c'è nessun modo di sentire i loro occhi e loro anima. Agos nota che tutti hanno una sporgenza piuttosto evidente nel braccio destro; la sporgenza non è fuori, è sotto pelle. Si avvicina e riconosce nelle braccia dei carcerati gli schermi accesi, oltre la pelle, dei cellulari. Prima venivano utilizzati per tenersi in contatto, ricorda.

Il ragazzo ancora salvo è appena entrato in questo stato di riflessione confusa e nostalgica quando si sente bloccare da dietro, una mano lo soffoca serrandogli la bocca. Ora ho veramente finito, pensa. Ha un misto di rabbia e sollievo quando riapre gli occhi e trova Lora. Le sue orecchie si sono tappate. Può vedere gli occhi di lei, profondi e ansiosi, che cercano un incontro e in questo momento potrebbe anche dire di stare bene, dopo tanto tempo. I suoi attacchi incontrollati però non si fanno aspettare, fanno uscire il peggio di lui <<vavava aaah ffanculo aahvaa>> il suo corpo inizia a muoversi di scatti e spasmi. Lora gli afferra la testa cercando di fermare la sua convulsione, <<Agos! stai calmo, sono io>> il profumo dei suoi capelli neri comincia a farlo tornare a quel senso di pace. Ha un ricordo netto di lei, di quando erano bambini. <<Posso portarti da Maìva>>, i suoi scatti si fermano in un modo magico quando sente quel nome. Sua madre, non la vede da mesi.

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